MusicaPrimo PianoTeatro e Danza“William’s stars”: Shakespeare e le sue creature

Ginevra Latini6 Settembre 2019
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«Il testo che ho scritto tematizza l’evento concerto in quanto tale. William Shakespeare in persona chiede a Prospero di mettere in scena un concerto basato su musiche tratte dalla sua arte nel corso della storia. Per fare ciò organizza tutto affidando la parte musicale a Prospero e chiedendo ai personaggi dello spettacolo, che sono sue creature, di prendervi parte».

Come spiega Mauro Angeloni, scrittore del testo teatrale e corista, William’s stars sarà un concerto non canonico, mascherato sotto forma di spettacolo, interamente dedicato a Shakespeare. Avrà luogo nella splendida location del Globe Theatre di Roma in un’unica data, quella di lunedì 9 settembre alle 21.00. Il coro Città di Roma eseguirà una selezione di brani musicali ispirati a William Shakespeare la cui esecuzione è contenuta entro una cornice teatrale. I personaggi sono tratti da La Tempesta e gli attori sono sia musicisti che professionisti di teatro.

Il Globe Theatre
Coro Città di Roma

«Lo spettacolo è costruito su un percorso esistenziale in cui sono coinvolti i due personaggi, Miranda e Ferdinando». Mauro Angeloni, sulla base dei materiali musicali ispirati alle opere di Shakespeare (raccolti e selezionati da Mauro Marchetti), ha inventato la trama di questo spettacolo senza spostare mai l’obiettivo da William: «Ho immaginato una storia che partisse da quella atmosfera nell’utilizzo dei personaggi, nella creazione di una vicenda che li coinvolgesse con delle piccole prove a cui sono sottoposti anche in interazione con l’autore», personaggio che sarà sempre presente in vario modo nel corso dello spettacolo.

La vicenda, che vede la partecipazione di tutti coloro che occuperanno il palco del Globe – siano essi cantanti, attori o direttori – avanza per scambi verbali o musicali e per connessioni di tipo contenutistico o emotivo. I personaggi tratti da La Tempesta sono Miranda e Ferdinando (interpretati da due attori professionisti, Maria Chiara Centorami e Vladimir Randazzo), Ariel (il Controtenore solista Stefano Guadagnini), Prospero (il direttore del coro Mauro Marchetti) e infine Caliban, il pianista Diego Procoli. Ad essi si aggiungeranno altri due cantanti solisti che interpreteranno di volta in volta i brani senza incarnare un vero e proprio personaggio shakesperiano: il Soprano Giulia Manzini e il Tenore Antonio Orsini.

Le prove dei solisti

Il testo teatrale prende spunto dai testi di Shakespeare, sia dalle opere teatrali che dai Sonetti. Ad esempio verrà recitato il celebre Full Fadom five:

 

Full fadom five
Thy father lies
Of his bones are coral made
Those are pearls that were his eyes
Nothing of him that doth fade
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange […]

 

A cinque teste sotto l’acqua
Tuo padre giace
Dalle sue ossa già è nato il corallo
Quelle sono perle che erano i suoi occhi
Nulla più di lui tranne la dissolvenza
Subisce una metamorfosi marina
In qualcosa di ricco e di strano

(La Tempesta, Atto I, Scena II)

 

La Tempesta, opera della maturità shakesperiana che ha goduto di molta fortuna, è di centrale importanza nella sua produzione. Ad esempio, specialmente nella fine de La Tempesta, in molti hanno pensato che il congedo di Prospero dalle arti magiche, la deposizione del mantello e della bacchetta magica, potesse essere il simbolo dell’estremo saluto al teatro di Shakespeare.

In William’s stars si assiste ad una sorta di capovolgimento della trama de La Tempesta. Mentre lì è il mago Prospero, un personaggio, ad avere in mano il potere creativo di direttore, regista e attore – chiede infatti all’etereo spiritello Ariel di creare una vera e propria messa in scena teatrale di cui lui sembra l’unico artefice – in questo caso invece sarà William in persona a tenere le redini sceniche e a impadronirsi nuovamente del suo atto creativo e delle sue stelle.

J. W. Waterhouse, Miranda, 1916

«Lo spettacolo sarà vario. Non sarà un concerto in cui il coro sta fermo sul palco ed esegue i pezzi e basta». La nascita di questo progetto ha visto l’alternarsi di tre figure: inizialmente il Maestro Marchetti ha scelto i brani da eseguire, successivamente Mauro Angeloni ha ideato la trama della cornice teatrale che avrebbe contenuto i brani e – infine – il regista Marco Carniti è intervenuto con le sue scelte di adattamento e di messa in scena. «Carniti è un regista esperto sia di teatro che di opere. Lavora sia in Italia che all’estero ed è stato scelto per le sue caratteristiche: aveva un coro e dei solisti. É specializzato nel far muovere un coro sulla scena». Alcuni dei brani musicali scelti da Marchetti sono di Leonard Bernstein, Cole Porter, John Rutter, Franz Schubert e Benjamin Britten. Ci saranno ad esempio It Was a Lover and His Lass, tratto dalla commedia Come vi piace nella versione di Rutter e il Canto delle streghe in Macbeth messo in musica da Mantyjarvi:

 

In the poison’d entrails throw.—
Toad, that under cold stone,
Days and nights has thirty-one;
Swelter’d venom sleeping got,
Boil thou first i’ the charmed pot!
ALL. Double, double toil and trouble;
Fire burn, and caldron bubble.

 

La drammaturgia di Angeloni è piuttosto “leggera” e ironica dovendo fare da cornice narrativa e da accompagnamento all’aspetto musicale. Angeloni racconta di aver riscontrato le maggiori difficoltà nella ricerca di un dialogo tra Musica e Teatro, nella risoluzione dello scontro tra due tipi di emotività, quella del brano musicale e quella del passaggio teatrale. L’accostamento tra i materiali shakesperiani e musicali – ovvero quelli all’origine dell’opera – e le vicende narrate, ha richiesto e continua a richiedere un sforzo nella ricerca di «armonia, sinergia, accordo e cooperazione» in fase creativa, nel testo drammaturgico e sulla scena.

It Was a Lover and His Lass, tratto dalla commedia As You Like It, eseguito nella versione di John Rutter

«Ogni brano musicale è introdotto dai dialoghi ma gli stessi dialoghi sono poi influenzati dall’esecuzione musicale». Nella cornice narrativa solo William sembra essere onnisciente, gli altri attori non lo sono ed hanno un ruolo ben preciso. A ogni personaggio spetta un compito e si deve attenere a delle regole all’interno di una sorta di partita a scacchi che ha come scopo la realizzazione del concerto e, forse, anche la ricerca del significato delle stelle. Il Coro, ad esempio, indiscusso protagonista di questo spettacolo-concerto è ricalcato sul modello greco. Nel teatro greco antico il Coro agisce sulla scena in modo collettivo tanto quanto i singoli personaggi. É notevole che Angeloni lo abbia riabilitato alla sua posizione predominante riportando l’antico nel moderno.

I solisti sono, nel vero senso del termine, “soli” sulla scena: non parlano né con gli attori né con il direttore. Le interazioni sono sfumate: non ci sono scambi di battute ma sinergie di sguardi, interazioni prossemiche come sottolinea Angeloni – e scambi emotivi nei passaggi dall’esecuzione di un brano all’ascolto degli attori e della voce guida di William.

Suscita grande curiosità il personaggio di Prospero. In che modo Mauro Marchetti, in qualità di direttore del coro, incarnerà il personaggio? E l’autore? «William parlerà con una voce fuori scena e da un certo punto sarà sempre nello spettacolo, in varie forme». La voce dirà sempre ai suoi attori di «tenere un occhio sulle sue stelle». Le stelle?  Sono l’elemento scenografico dello spettacolo, il «segnale che l’autore concorda con i due attori», la chiave di svolta della trama. Fanno parte di un accordo tra autore, regista e attori e permettono il delinearsi degli obiettivi narrativi e dei ripiegamenti degli avvenimenti. Le stelle sono sempre un riferimento per i naviganti. «Sarà l’autore a guidare le sue creature, tramite le sue stelle, nella vicenda della loro vita», spiega Angeloni.

 

So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.

Basta che gli uomini possano respirare, o gli occhi possano vedere,
Così a lungo vive questo, e questo dà vita a te.

(Shakespeare)

Ginevra Latini

Dottoranda in Italianistica, si è specializzata in letteratura contemporanea e filosofia moderna alla Sapienza. Ha curato numerose pubblicazioni su Ovidio. Studia pianoforte, si appassiona di filosofia, musica, arte, itinerari a piedi ed è attiva nel panorama editoriale.