LetteraturaPrimo PianoLetteratura, tra storia e leggenda: le critiche di Chrétien de Troyes a “Tristano e Isotta”

Beatrice D'Angelo5 Marzo 2020
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Per Chrétien de Troyes, una rielaborazione critica dell’intreccio di Tristano e Isotta fu la base di partenza per la realizzazione di Cligès. Infatti, quest’opera è – insieme a Erec e Enide – una critica consapevole al modello del mondo tristaniano.

In Erec e Enide sono numerosi i tratti che fungono da repliche negative a Tristano e Isotta: per citare un esempio, l’atteggiamento di Enide nei confronti dei nobili che cercano di ottenere il suo amore è opposto a quello di Isotta, e l’amore ideale in Erec e Enide è quello coniugale, opposto all’amore che fa venir meno il valore cavalleresco  in Tristano e Isotta.

Nel Cligès, invece, sono presenti quattro accenni molto polemici nei confronti del Tristano e Isotta, oltre che molti paralleli (come il triangolo amoroso e il motivo del capello dell’amata, o il filtro magico). Chrétien de Troyes, in questo caso, introduce la storia del sentimento dei genitori del protagonista (il loro amore divampa su una nave e viene motivato non per “magia” ma per mezzo dell’analisi psicologica, la scintilla è un capello d’oro della madre del protagonista che si impiglia sulla camicia del padre di Cligès). I personaggi principali del romanzo – il principe greco e la principessa celtica Fenice – sono legati allo stesso modo del triangolo di Tristano con l’imperatore, zio di Cligès. Lo zio però è in questo caso un personaggio molto negativo, ma Cligès mantiene nei suoi confronti il rispetto e si dimostra valoroso nella ricerca della moglie per lui, Fenice. La donna si contrappone a Isotta indignandosi per il fatto che quest’ultima sia appartenuta a due uomini, inoltre non vuole essere inerme in balìa del fato ma cerca di liberarsi dalle convenzioni senza infrangere la morale, costringendo il destino a servirla a suo vantaggio. Fa preparare infatti un filtro opposto a quello di Tristano e Isotta, che serve per “staccare” il marito da lei (lo condanna a potersi unire a lei soltanto in sogno) e si finge morta (escamotage che verrà utilizzato spesso nel Rinascimento, per esempio in Romeo e Giulietta) e si ricongiunge a Cligès, con il quale cede alla passione in una torre speciale (che richiama la grotta di Tristano e Isotta). Quando vengono scoperti, i due amanti fuggono sotto la protezione di Artù e lo zio soffoca per l’ira, così i protagonisti sono liberi di stare insieme e tornano a Costantinopoli come regnanti. Nel Tristano e Isotta gli incontri terminano con la separazione e infine con la morte dei due, mentre in Cligès il distacco porta poi al congiungimento; oltretutto i protagonisti di Chrétien de Troyes non si abbandonano al destino.

È possibile rintracciare echi dell’intreccio tristaniano anche in opere successive di Chrétien de Troyes, per esempio in Lancillotto (anche se in questo caso Lancillotto in nome dell’amore compie prodezze, mentre Tristano in nome dell’amore compie solo azioni egoistiche).

Beatrice D'Angelo

Nata a Messina, laureata in Lingue e Letterature Straniere, attualmente sta studiando per conseguire il titolo magistrale. Ama la musica, la storia, il buon cibo e la buona compagnia. Le piace catturare paesaggi con la sua macchina fotografica. Sfrutta ogni occasione per imparare qualcosa di nuovo e per viaggiare, soprattutto in treno.