LetteraturaPrimo PianoVolti letterari: il grottesco secondo Ramón María del Valle-Inclán

Beatrice D'Angelo24 Dicembre 2019
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Ramón María del Valle-Inclán (1870-1935) nacque e morì a Villanueva de Arousa, in Galizia. Letterariamente occupa il periodo tra il Modernismo spagnolo e la cosiddetta Generazione del ’98. Rivelò qualità di grande scrittore già nella prima giovinezza, pubblicando articoli e novelle in testate di Madrid, ma la sua fama fu soprattutto di romanziere (ricordiamo Sonata de otoño e Cara de Plata). Nella sua produzione letteraria solitamente vengono distinte tre tappe: la prima, detta “spagnola”, fino alla creazione di Jardin umbrío; la seconda, che culmina nella Sonata de estío; la terza, di decadenza, che termina con la Sonata de invierno. Ebbe anche una vita abbastanza movimentata, basti pensare che perse un braccio a causa di una rissa in una locanda.

La sua arte venne spesso discussa: egli era senza dubbio un seguace del naturalismo, dell’impressionismo e del simbolismo, si distanziava dai valori letterari spagnoli che andavano dal Siglo de Oro alla sua epoca. Per lui erano fondamentali il culto della pura forma, della lingua, della musicalità. Come afferma Alfredo Giannini nell’Enciclopedia Italiana del 1937: «Unico intento è l’espressione viva della sensazione, portato dalla naturale tendenza del suo spirito gallego a creare fosche e malinconiche visioni, a preferire argomenti avvolti di mistero, ad animare scene di avvenimenti perfino repugnanti, a popolare ambienti di personaggi perversi, demoniaci, enigmatici, dalle passioni selvagge, sì che il lettore ne rimane sconcertato e rattristato».

Uno dei personaggi più famosi creati dalla penna di Valle-Inclán e che incarna quanto appena detto è senza dubbio il vecchio e libertino marchese di Bradomín, protagonista di un lavoro teatrale di questo titolo e anche delle quattro Sonatas. Egli riappare poi anche nei tre romanzi in cui l’argomento è prevalentemente la guerra carlista, ossia Los cruzados de la causaEl resplandor de la hogueraGerifaltes de antano.

Valle-Inclán è famoso anche per aver dato i natali a un vero e proprio genere letterario, l’Esperpento, che deforma volutamente la realtà rendendola grottesca, degradando i valori in situazioni ridicole. Si dice che l’autore abbia trovato l’ispirazione durante una fiera di paese, mentre era di fronte a uno specchio deformante. Uno dei principali esempi di Esperpento è senza dubbio Luces de Bohemia, un’opera teatrale che racconta l’ultima notte di Max Estrella, che è uno scrittore d’avanguardia divenuto cieco. Dopo essere stato licenziato dal suo giornale, esce di casa e intraprende un viaggio per Madrid alla ricerca di un modo per sopravvivere. Viene accompagnato dall’amico don Latino de Hispalis, ed entra a contatto con vari mondi (la taverna, il carcere), fin quando non incontra Antonio Maura, ministro degli Interni e suo vecchio compagno di studi, che gli dona del denaro. Max, umiliato e disperato, girovaga nel freddo e muore per le strade di Madrid. L’opera è chiaramente un viaggio simbolico attraverso una Madrid che rappresenta la Spagna stessa, preda del degrado e del vizio, il tutto presentato secondo i canoni dell’Esperpento.

Beatrice D'Angelo

Nata a Messina, laureata in Lingue e Letterature Straniere, attualmente sta studiando per conseguire il titolo magistrale. Ama la musica, la storia, il buon cibo e la buona compagnia. Le piace catturare paesaggi con la sua macchina fotografica. Sfrutta ogni occasione per imparare qualcosa di nuovo e per viaggiare, soprattutto in treno.