LetteraturaPrimo PianoIn nome del Bello: la purezza dell’arte in Oscar Wilde

Monica Di Martino11 Gennaio 2022
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Simbolo del nuovo movimento estetico, criticato da quanti gli restano estranei, stravagante ed eccentrico, Oscar Wilde diventa presto uno dei personaggi più discussi della capitale inglese, dove si trasferisce dopo la laurea. Amato e odiato, affermò le sue idee sull’importanza del Bello per sfuggire agli orrori della società industriale, recuperando innanzitutto le lezioni del critico d’arte John Ruskin.

L’esistenza stessa dello scrittore si risolve completamente nella sua creazione, per cui non è l’arte che imita la vita, ma viceversa. Intesa come pienezza vitale, i principi di questa posizione si possono ritrovare nel pensiero edonistico d’età rinascimentale, oltre che nella letteratura latina (sebbene, rispetto a questi ultimi, di una sensibilità più raffinata e ricercata).

La produzione di Wilde spazia tra fiabe (Principe felice; Una casa di melograni), racconti (Delitto di Lord Arthur Savile), riflessioni estetiche (Invenzioni), politiche (Anima dell’uomo sotto il socialismo) e opere teatrali (Il ventaglio di Lady Windermere; Una donna senza importanza; Un marito ideale; L’importanza di chiamarsi Ernesto, Salomè); su tutto, però, domina il suo celebre romanzo Il ritratto di Dorian Gray, vero e proprio manifesto dell’estetismo e del Decadentismo.

Fin dalla Prefazione, infatti, Wilde riassume i principi su cui si basa l’estetismo decadente: la bellezza e la forma sono valori fini a se stessi. Solo gli “eletti” possono capire e apprezzare la bellezza, di qui il pubblico ristretto cui l’artista si rivolge. In quest’opera si inquadra anche una sorta di iniziazione diabolica, poiché il protagonista viene spinto alla perdizione da un maestro che ne fa discepolo e vittima allo stesso tempo. Dorian, infatti, un bellissimo giovane di cui Basil Hallward sta eseguendo il ritratto, desta l’interesse di Lord Henry Wotton, che gli svela il senso della bellezza e di come vada intensamente vissuto. Sedotto dalle sue teorie, il giovane si lascia andare a sfrenati piaceri, ottenendo di poter conservare intatto il suo aspetto fisico mentre il ritratto invecchia al suo posto. Duramente ripreso da Basil, lo uccide e quando il ritratto assume un aspetto sempre più osceno, Dorian decide di strapparlo con un coltello. A questo punto muore e si trasforma nel cadavere di un vecchio deturpato, mentre il quadro torna al suo precedente splendore, lasciando intatta la bellezza di Dorian: segno che il valore eterno dell’arte trionfa su tutte le brutture della vita.

Monica Di Martino

Laureata in Lettere e laureanda in Filosofia, insegna Italiano negli Istituti di Istruzione Secondaria. Interessata a tutto ciò che "illumina" la mente, ama dedicarsi a questa "curiosa attività" che è la scrittura. Approda al giornalismo dopo un periodo speso nell'editoria.