Umbratili architetture fatte di fumo e densità nebbiose, stese in un pulviscolo acquoso in cui il nero è una vertigine che si spande oltre il fondo di un’atmosfera sospesa, si stagliano come luoghi dalla polarità magnetica, incombenti ed essenziali, solidi e al contempo sull’orlo dello svanire: la mostra L’eco delle ombre di Raha Vismeh a cura di Maria Vittoria Pinotti, presso Curva Pura, cattura lo sguardo nello spazio assoluto di tonalità fuligginose, in perimetri che abbracciano singolarità geometriche e convessità dimensionali, tra luce e ombra.

La matrice compositiva di pieni e vuoti, precisi e calcolati, si intreccia nell’equilibrio purificato di un colore fondativo, mentre le strutture delineate dall’immobilità condensata sembrano trattenere un’antecedenza, rimanendo impenetrabili costrutti nel silenzio notturno che assorbe ogni luce.
In una sintesi di linearità nette e solidità simmetriche, l’unicità tonale figura l’inconoscibile e lo sconfinato, in cui la stesura sapiente del colore è potenza e mediazione tra due mondi, che rende immateriali le forme concrete e dà sostanza immaginativa all’intellegibile.
L’accento del nero conquista a tratti densità e leggerezza, opacità e fine fuggevolezza divenendo lessico pigmentale, principio e baratro, dalla mistica all’astrofisica, dalla materia al sogno.

Richiamando alla mente le parole di Robert Musil ne L’uomo senza qualità: «Nero era tutto quello che non conosceva, e sebbene il bianco si riunisse a formare isole più o meno grandi, il nero rimaneva comunque infinito», da una infinità vibrata in cieli urbani e sublimata in modularità architetturali la poetica di Raha Vismeh si fa indiscutibile presenza di una profondità in bilico tra il mondo empirico della percezione sensibile e il mondo della pura intuizione intellettiva.
Nell’ordine di una geometria figurale in sé rifugio e gioco di elementi intersecanti e linee parallele plasmate in un rigore che restituisce solidità, l’artista dispone ed indaga, in una luce lunare, la dimensionalità tra fisica e metafisica di una dimora mentale, insieme contenente e contenuto, luogo onirico e spazio cosciente.

Mirabilmente letto e restituito dalla curatrice come costruzione non solo di una configurazione abitabile, ma in special modo come viaggio nello spirito, nell’assenza gravitazionale e nell’anelito ad un ambiente sidereo e iperuranico, l’opera di Raha Vismeh, nella reiterazione e nella schiettezza coloristica, è uno slancio verticale e prospettico nella parusia platonica.

L’eco di una notte di ombre, talmente vaste da dare origine ad una intersezione di estremi e di prismatiche e curvilinee inscrizioni, è apparizione di un’aria transitoria e instabile che contorna salde ed enigmatiche edificazioni risuonanti come superfici plasmate dalle brume del sogno, è sintesi di tensività aperte ad una eternità di forme e volumi concatenati, incorruttibili, emergenti dal vuoto della nascita: un nero immutabile, tenebra primordiale e luogo illimitato da cui prende corpo la materia prima.
L’eco delle ombre
Raha Vismeh
a cura di Maria Vittoria Pinotti
16 novembre – 18 dicembre 2022
Curva Pura
via Giuseppe Acerbi 1a – Roma

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.