ArtePrimo PianoL’arte di Marco Cadioli, in bilico tra uomo e macchina

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I luoghi della rete e il fiume di dati che si muovono in questo mondo computazionale, incorporeo e immateriale, raccontano i linguaggi e le interazioni, le metafore e le permeabilità tra uomo e macchina, nell’evoluzione dei termini, delle letture, delle sperimentazioni, delle mutazioni sociali e delle prospettive.

Il concetto stesso di spazio è stato esteso, al di là di ogni frontiera, all’intero pianeta, mentre il tempo è contratto in un fluire presente, senza un prima ne’ un dopo avvertibile nella celerità dell’adesso. Il confine, una linea estrema che segna la fine di un territorio, di uno spazio, della percezione, del movimento, del corpo, dell’azione, è anche la traccia di una prossimità, di un contatto, innestando insieme limite e connessione.

La poetica di Marco Cadioli si muove in questa metrica, in una indagine che unisce due spazi, due processi percettivi che selezionano, costruiscono e interpretano la realtà, due sistemi formati, ordinati e complessi: l’uomo e l’Intelligenza Artificiale.

L’artista intraprende viaggi esplorativi sulla superficie terreste attraverso la piattaforma Google Earth: escursioni e itinerari percorsi in grandi distanze, in acrobatici salti spaziali all’interno di ritratti satellitari di campi agricoli, solcati da linee regolari perfette, geometricamente e cromaticamente affini ad un’astratta composizione di forme.

Marco Cadioli, Abstract Trip #2 (green), 2011, 124×70 cm Digital print

In Abstract Trip #2 (green), della serie Abstract Journey, Cadioli genera un percorso aereo bidimensionale tracciato da molteplici e diverse latitudini e longitudini, altezze e prospettive. Il mondo dei dati porta alla luce direttrici che incidono il terreno con sapienza tecnica e precisione meccanica attraverso un artificio perfetto in grado di superare il suo stesso creatore.

Il susseguirsi di fenditure circolari e concentriche o ritmate in strutture rettangolari regolari, vengono congiunte dall’artista in uno spazio immaginativo afferente il reale che unisce nella sua espressione visuale la confluenza tra uomo, terra e macchina, nel desiderio del primo di disegnare aspetti e profili del mondo in cui vive, per meglio comprenderlo e misurarlo.

La macchina, realtà ordinata dall’uomo, prende il suo ritmo, la sua forma logica, la propria angolatura narrante, da artificio meccanico acquisisce capacità d’intendere, di misurare e computare informazioni, nozioni e concetti esperienziali, selezionando e interpretando la moltitudine di dati attraverso l’ordinamento predeterminato, le tracce e l’acquisizione, iniziali e di base, che orientano e condizionano la lettura di ogni database.

Marco Cadioli, BASIC EMOTIONS, Installation at ‘Interfacce del Presente’ , BASE, Milano 2019

In BASIC EMOTIONS, parte del progetto Database for Human Training iniziato nel 2017 e tutt’ora in corso, l’artista indaga il materiale immesso nel momento dell’addestramento primario dell’IA. I parametri formativi utilizzati sono guide classificatorie della sfera emotiva umana, delle espressioni facciali, raccolte e archiviate come matrice impressa, bagaglio di conoscenza materiale per il riconoscimento identitario ed emozionale.

Cadioli realizza una serie di gif animate con i volti di esseri umani – immessi in banche dati online di dominio pubblico – catalogati e ordinati, gestiti e aggiornati per lo svolgimento di ricerche scientifiche complesse. I volti, ripresi e indagati per l’occhio della macchina come materiale di studio e comparazione, riattivano il processo di acquisizione e assimilazione, riservato all’imprinting meccanico, questa volta per l’osservatore che rivive nel proprio codice cognitivo l’esperienza dei software, esasperato da velocità di luce e movimento, esperendo diverse prospettive e assiomi in una visione intermittente e accelerata.

La lettura del dato da parte dell’occhio umano riporta in primo piano il soggetto e la sua sfera sensibile addizionata all’intensità emotiva del fruitore, in una relazione compartecipe e complessa che si confronta e scontra con la plausibilità di una decodifica univoca.

L’incontro tra mondi percettivi dialoganti, ma distinti è indagato nell’opera Watching The Sea. L’occhio umano e l’occhio della macchina, uno e ciascuno, vengono interrogati e rappresentati dall’artista in una unione e sovrapposizione che ne discerne i diversi punti di vista e i gradi divergenti nella comprensione del segno, nell’interpretazione del fenomeno, nella lettura del dato.

In un andirivieni ritmico puntiforme che preannuncia e si antepone al moto ondoso dell’elemento marino, l’osservatore, introdotto da una musica generata algoritmicamente, esperisce ed esplora i codici visivi, legando formule e combinazioni note, appartenenti alla sfera dei sensi e all’attività noetica, alle nuove forme cognitive dell’Intelligenza Artificiale, alternandosi tra sguardi introspettivi e movimenti reiterati interrogati dai vettori.

Nella profondità di un contatto con l’elemento naturale, sempre autentico nella verità del suo essere, Marco Cadioli interroga gli stati emotivi comuni al genere umano in un’esperienza condivisa con il “genere” matematico, cibernetico e algoritmico: nell’impossibilità di asserire l’oggettività di qualunque lettura, la realtà risulta sempre esplorazione in divenire, enigma da interpretare, infinito procedere di visioni e possibilità.

Marco Cadioli, This image is no longer available, 2020 (in progress)

Nell’ultimo lavoro, iniziato in questo periodo di lockdown, This image is no longer available, l’artista riflette sull’impossibilità della visione e della prossimità con l’altro, prelevando ed elaborando le caselle informative delle immagini rimosse sulla piattaforma Flickr, di cui rimangono impronte schematiche e griglie contenitrici di un vuoto e di un’assenza marcata solo dalla denominazione fisica di riferimento, raccolta da una memoria labile che sovrappone forme e parole in una folla di segni. Il distanziamento sociale e la diversa lettura di bisogni affettivi che includono vicinanza fisica sono letti come situazioni di rischi vietate da regole stringenti.

Marco Cadioli, This image is no longer available, 2020 (in progress)

Un atto amoroso, la contiguità di viso, bocca, naso e mani, diviene interesse preminente della collettività nella limitazione del rischio di contagio. Le immagini non più disponibili si fanno portavoce di una lontananza e frammentazione quasi fisica provata nell’impossibilità e nel rischio di un incontro, di un bacio, di un abbraccio, di un festeggiamento.

Marco Cadioli, This image is no longer available, 2020 (in progress)

Nel senso di paura e malinconia per un vissuto che tarda a farsi spazio nelle strade e nelle abitazioni, i colori, orchestrati e armonizzati dall’artista, intraprendono un dialogo cromatico vivace che supporta la ricerca di familiarità e riconoscimento in un campo visuale nuovo, di attesa, in cui si rispecchia un senso di universalità.

 

 

Nota biografica:

Marco Cadioli ha concentrato la sua ricerca su immagini che si materializzano su schermi di computer, sfocando i confini tra reale e virtuale. La rete è il territorio delle esplorazioni di Marco Cadioli, con l’occhio analitico del mezzo fotografico fin dai primi anni 2000. Cadioli è stato un net reporter, è entrato nei videogiochi di simulazione di guerra come fotografo “embedded” e ha lavorato come reporter di mondi virtuali per la stampa internazionale. Si è quindi concentrato sulla rappresentazione del mondo in Google Earth, con una serie di lavori che esplorano la nuova prospettiva offerta dalla vista satellitare. Le sue attuali opere riguardano come e cosa sta imparando l’intelligenza artificiale, introducendo ancora una volta una nuova forma di visione. In molte sue opere c’è una sovversione dell’uso dei software per forzarne i limiti e appropriarsi della loro visione.
Ha esposto in mostre personali e collettive, tra cui: Interfacce del Presente, BASE, Milano, 2019; LAYERS Contemporary Art in the Digital Era, iMAL, Bruxelles, 2018; Necess Lines, LinkArt Center (mostra personale), Brescia, 2014; Abstract Journeys, Gloria Maria Gallery (mostra personale), Milano, 2012; BYOB, Museo Pecci, Milano, 2012; Neoludica, Biennale di Venezia, 2011; AFK, Casino Luxembourg, 2011; FotoGrafia, Macro Testaccio, Roma 2010; Atopic Festival, Parigi, 2009; Netspace, MAXXI, Roma 2007.
È docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e presso l’Accademia SantaGiulia di Brescia.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.