Architettura, Design e ModaArtePrimo PianoLa Chiesa di Santa Maria Odigitria, un angolo di Sicilia a Roma

Luisa Santoro26 Settembre 2019
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La storia di Roma, specialmente per quanto riguarda alcune chiese, ha in comune con Palazzolo Acreide molte relazioni storiche. Per esempio la Chiesa dei Siciliani o dell’Odigitria, che si trova in via del Tritone, ha una relazione storica con la Madonna dell’Odigitria, un tempo patrona di Palazzolo e venerata ancora oggi presso la chiesa di San Sebastiano.

Chiesa di San Sebastiano, Palazzolo Acreide

La chiesa dei Siciliani o di Santa Maria Odigitria a Roma, venne fondata intorno al 1593, quando alcuni siciliani, stabilitisi a Roma, desiderarono fondare una chiesa per beneficio dei conterranei e un ospedale per far alloggiare i pellegrini poveri che per devozione andavano nella città eterna. Un gruppo di siciliani residenti a Roma, il 5 febbraio 1593, decise di costituirsi in Arciconfraternita, in onore della Vergine d’Itria. L’anno successivo, il 5 febbraio 1594, Papa Clemente VIII con la Bolla Pastoris Aeterni istituiva la confraternita, concedendole un cardinale protettore. Il primo cardinale venne nominato nella persona di Simone Tagliavia dei duchi di Terranova, originario di Mazara. Per la realizzazione della chiesa e dell’ospizio venne in aiuto il sacerdote Matteo Catalano di Palazzolo Acreide (1522-1614), segretario del Cardinale Tagliavia. Il Catalano donò 4.000 scudi e alcune case di sua proprietà affinché sorgesse, in una parte di quell’area, la chiesa e affinché fosse adattata a ospizio un’altra parte dell’area di sua proprietà. Anche il Re cattolico Filippo II venne in aiuto con cospicue donazioni e grazie anche a ciò la chiesa fu aperta al culto il 15 agosto 1596. La chiesa e l’Arciconfraternita ebbero vita prospera, grazie alla protezione di Sua Maestà Cattolica, dei Viceré di Sicilia, dei Borboni di Napoli e delle due Sicilie.

Chiesa di Santa Maria Odigitria, Roma, Via del Tritone

Riguardo la giovinezza di Matteo Catalano, passata a Palazzolo Acreide (SR), non si sa quasi niente. Si conosce, invece, la sua vita trascorsa a Roma, dove si trasferì quando aveva 24 anni, dove si laureò in diritto civile e canonico e abbracciò la carriera ecclesiastica. A Roma venne probabilmente chiamato da parenti facoltosi, determinati a promuovere la sua carriera ecclesiastica, perché lui possedeva una notevole preparazione umanistica. Il Catalano ebbe contatti con san Filippo Neri e con il sacerdote Andrea Lo Duca, due figure importanti che influenzarono molto la vita romana del sacerdote palazzolese.

Vincenzo Teodoro, un artista palazzolese vissuto a Roma, scrisse in un suo articolo intitolato Il culto della Madonna Odigitria che «il Catalano giunse giovane a Roma con l’esperienza religiosa certamente conseguita in famiglia, a Palazzolo, dove la Vergine stava al centro della cultura e dei sentimenti del popolo. Recita un antico proverbio siciliano: “Dove entra la Madonna, gioia e pace presto torna”». A Palazzolo, infatti, la Madonna Odigitria era stata la patrona fino al 1688. Si sa che il nome Odigitria significa “Guida della via”; “Guida del viandante, del pellegrino”; “Giuda dei viaggi”, come ci dice Luigi Lombardo, antropologo palazzolese. Tale nome è confermato da molti dati, dice Lombardo, ed è rafforzata da una scritta trovata in un’edicola votiva in cui si attribuisce alla Madonna Odigitria l’appellativo di “Stella viae”. Dal punto di vista iconografico a Palazzolo l’Odigitria viene rappresentata sopra una cassa e portata da due calogeri, cioè due monaci cappellani del palazzo dell’imperatore.

Madonna dell’Odigitria venerata a Palazzolo Acreide

L’immagine dell’Odigitria, venerata presso la chiesa dei Siciliani a Roma, è quella che iconograficamente è venerata nella chiesa di San Giorgio, sede del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Il quadro venne regalato dal Patriarca Dimitrios I e rappresenta la Madonna a mezzo busto, con il Bambin Gesù sul braccio sinistro. Il figlio è rappresentato come “Doctor” con il rotolo delle scritture in mano.

Interno della Chiesa di Santa Maria Odigitria, Roma, Via del Tritone

Per quanto riguarda la chiesa di via del Tritone, si sa che alla fine del Settecento ebbe un momento assai difficile. La chiesa, che attraverso tante fatiche era stata costruita in onore dell’Odigitria, venne distrutta e saccheggiata. Nell’ aprile del 1799 la chiesa venne concessa in enfiteusi a un tale Giuseppe Massimi e a un sacerdote romano. Vi fu un momento di incertezza, nel quale si pensava di trasferire l’Arciconfraternita altrove. Ma, alla fine, prevalse il motivo affettivo che univa l’Arciconfraternita a quella che era stata per oltre due secoli la sede. Grazie alla presenza di due artisti, membri dell’Arciconfraternita (Melchiorre Passalacqua e Francesco Manno), venne stilato un progetto per la ricostruzione dell’antica chiesa. Nel corso dell’Ottocento la chiesa inizia la sua ascesa. Anche l’Arciconfraternita si arricchisce di nomi dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica. Contemporaneamente gli organi governativi italiani cominciarono a regolamentare le Opere pie di assistenza trasformandole in istituzioni pubbliche di beneficenza, ma l’Arciconfraternita dell’Odigitria venne risparmiata da quei provvedimenti. Dopo il primo conflitto mondiale la vita dell’Arciconfraternita riprese a scorrere placidamente. L’urbanizzazione di quel quartiere romano dove sorgeva la chiesa, in quei primi anni del Novecento si era evoluta. Il quartiere diveniva un’arteria lussuosa e centrale e la Chiesa di Santa Maria Odigitria assunse il ruolo di unico luogo di culto della zona. A tal punto che nel 1973 Papa Paolo VI elevò il tempio a Diaconia Cardinalizia. Dice Giuseppe M. Croce: «Dopo quattro secoli, il seme gettato da un piccolo gruppo di siciliani, divenuto una solida pianta grazie agli sforzi delle generazioni seguenti, continua a fecondare la comunità siciliana di Roma, e a offrirle un punto d’incontro sicuro e accogliente, una piccola oasi guidata dalla pia immagine della Vergine Odigitria».

Luisa Santoro

Siciliana, di Palazzolo Acreide (Siracusa), si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Udine e ha conseguito varie specializzazioni e un dottorato in archivistica. La sua passione è scrivere di storia locale, specialmente di storia della Chiesa locale. Le piace recensire libri, sia siciliani che nazionali.