LetteraturaPrimo PianoLeonardo Sciascia e la descrizione della realtà siciliana, tra ricerca della verità e cupo pessimismo

Monica Di Martino4 Giugno 2020
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Sono numerosi gli esponenti illustri che si sono impegnati in un’intensa attività intellettuale, insistendo sul pericolo rappresentato dalla mafia e sull’oscura rete di collusioni che storicamente l’ha legata al potere politico. Leonardo Sciascia è stato uno di questi. L’opera che gli ha dato maggiore notorietà è stata Il giorno della civetta, il romanzo attraverso il quale l’autore ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il problema del fenomeno mafioso, spesso trascurato o minimizzato. Lo stesso Sciascia ha evidenziato le accortezze adottate per evitare di colpire la “sensibilità” di qualcuno, deplorando di non aver potuto scrivere in assoluta libertà, come ogni autore dovrebbe poter fare. Le sue opere rivelano una conoscenza approfondita della realtà siciliana e si caratterizzano per il tono polemico rispetto alle storture del Paese.

Il giorno della civetta è costruito come un giallo: viene assassinato un costruttore e l’indagine viene affidata al capitano Bellodi. Successivamente, muore il testimone oculare e – grazie alle confidenze di qualcuno – Bellodi riesce ad arrivare al “padrino” Don Mariano Arena e lo fa arrestare. L’evento suscita immediatamente un certo allarmismo negli ambienti politici collusi con la mafia sinché, al suo ritorno da un congedo per malattia, il capitano apprende dai giornali che la sua indagine è andata in fumo grazie a una serie di false deposizioni che scagionano gli assassini, compreso Don Mariano. Le parole di Bellodi che chiudono il libro – «mi ci romperò la testa» – sono indizio della volontà di non arrendersi, ma in generale i personaggi di Sciascia sono allo stesso modo portatori di giustizia e libertà, impegnandosi a fondo nella ricerca della verità. Sciascia riesce a dare un quadro puntuale della realtà e della mentalità mafiose; lo si vede soprattutto nell’episodio del dialogo in cui i due antagonisti si trovano uno di fronte all’altro: l’atteggiamento di superiorità, la certezza dell’impunità, il linguaggio allusivo del mafioso ne rivelano i tratti tipici. Lo stesso rigore delle indagini, però, anticipa – attraverso l’ironia e il disincanto della scrittura – quella sensazione di cupo pessimismo che caratterizzerà le opere successive. Il risultato è un quadro negativo della situazione italiana, principalmente degli anni Settanta.

Sciascia è stato anche un grande saggista; nella sua produzione traspare lo stesso impegno e la stessa dedizione nello scandagliare, ad esempio, i misteri connessi con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (L’affare Moro) o nelle inchieste dedicate alla ricostruzione di casi di cronaca misteriosi, recenti o passati (La scomparsa di Majorana). La volontà di cercare la verità, approfondendo sempre più le trame occulte e torbide della vita politica e sociale dell’Italia di quegli anni, è una costante delle sue opere ed è resa con uno stile essenziale e concreto, privo di retorica.

Monica Di Martino

Laureata in Lettere e laureanda in Filosofia, insegna Italiano negli Istituti di Istruzione Secondaria. Interessata a tutto ciò che "illumina" la mente, ama dedicarsi a questa "curiosa attività" che è la scrittura. Approda al giornalismo dopo un periodo speso nell'editoria.