LetteraturaPrimo Piano“The Story of Rimini”, il poemetto di Leigh Hunt ispirato al V canto dell’Inferno

Lucia Cambria24 Gennaio 2022
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L’influenza di Dante Alighieri sulla letteratura mondiale è cosa nota. Scrittori e poeti di tutte le nazioni si sono lasciati trascinare dalle terzine della Divina Commedia e hanno a loro volta composto delle opere ispirate alle vicende narrate nel poema dal poeta fiorentino. In occasione del settimo centenario della morte del Sommo Poeta, è doveroso ripercorrere anche queste tracce dantesche disseminate nella letteratura straniera. Durante i primi decenni del XIX secolo, in particolare in Inghilterra, nacque un vero e proprio mito attorno a Dante, soprattutto all’interno della cerchia dei poeti romantici: John Keats, Percy Bysshe Shelley e Lord Byron fra tutti.

Ma parlando di questi tre poeti della seconda generazione romantica e, contemporaneamente, di Dante Alighieri, un letterato che va doverosamente menzionato è Leigh Hunt, critico letterario, poeta e co-fondatore della rivista The Examiner. A lui si deve la notorietà di Keats, Shelley, Robert Browning e Alfred Tennyson. Incoraggiò anche l’attività letteraria di altri scrittori, tra i quali Charles Dickens.

Il 22 marzo del 1812 Hunt pubblicò su The Examiner un attacco a Giorgio IV, futuro re d’Inghilterra, all’epoca ancora principe: in questo articolo il nobile veniva descritto come un «grasso Adone». In conseguenza di ciò, lui e il fratello John scontarono due anni di prigionia e furono costretti a pagare una multa di 500 sterline ciascuno. Nonostante la permanenza in carcere, Leigh Hunt proseguì la propria attività di giornalista e di scrittore: continuò a pubblicare su The Examiner e scrisse il poemetto The Story of Rimini, ispirato alla vicenda di Paolo e Francesca narrata da Dante nel quinto canto dell’Inferno.

La prima menzione del poemetto viene fatta da Hunt nel 1811, nell’opera The Feast of the Poets. Nel 1815, quando uscì di prigione, esso era quasi terminato. La storia delinea essenzialmente lo sfondo delle vicende narrate da Dante nel suo Inferno: l’intento di Hunt era quello di dimostrare come Francesca fosse ancora piena di amore per Paolo, nonostante la condizione pietosa in cui si trovassero.

Il primo canto racconta di come il Duca di Ravenna desiderasse dare in sposa la figlia Francesca al Duca Giovanni di Rimini. Il matrimonio sembra essere ben accolto ma nel canto successivo si rivelano dei problemi, poiché lo sposo non si presenta alla cerimonia nuziale e al suo posto viene mandato Paolo, il fratello, del quale Francesca si innamora. Paolo e Francesca, dopo aver letto la storia di Lancillotto del Lago, si convincono che questa descrivi la loro situazione. Alla fine, mentre Francesca dorme, nel sonno mormora parole che rivelano il suo amore per Paolo. Giovanni così accoltella il fratello a morte e Francesca muore poco dopo per il gran dolore.

E proprio questa morte “non violenta” di Francesca è ciò che colpisce maggiormente di questo poemetto. La donna non viene materialmente assassinata dal marito, ma infligge su di sé il più doloroso martirio: un’immobilità nel corpo e nello spirito che lentamente scivola verso la morte, in un sublimarsi che tanto somiglia alla dipartita di Isolde sul corpo inerte di Tristan. Non a caso, infatti, il nome della dama di Francesca è Brangane – come quella di Isolde – ed è presente anche, tra i personaggi, un Tristan. La dama trova la fanciulla inerte sul proprio letto, nella posizione di chi prega e in questo atto di eterna penitenza ha deliberatamente scelto di lasciare il mondo terreno:

 

«Lì giaceva pregando, col volto vero l’alto,
Come una bella statua o un monumento,
Con le mani giunte e tremanti,
Palmo contro palmo, issate sul petto»

 

Assumendo questa posizione da martire, Francesca si abbandona al sonno dell’essere:

 

«I suoi occhi erano chiusi – non un moto, non un respiro –
La dolce sofferente era nella morte, in pace»

Lucia Cambria

Siciliana, laureata in Lingue e letterature straniere e in Lingue moderne, letterature e traduzione. Particolare predilezione per la poesia romantica inglese e per la comparatistica. Traduttrice di prosa e versi, nel 2020 ha trasposto in italiano per Arbor Sapientiae il romanzo "L’ultimo uomo" di Mary Shelley.