Nel XIII secolo i frati domenicani della Basilica di Santa Maria sopra Minerva fecero costruire un chiostro sul fianco sinistro della stessa chiesa. Tra il 1559 e il 1569 il cardinale e generale dell’ordine dei domenicani Vincenzo Giustiniani (1519-1582) incaricò l’architetto Guidetto Guidetti di riedificare il chiostro duecentesco. Proprio lo stemma della famiglia Giustiniani, raffigurante un’aquila su un castello, è presente al centro della volta della prima campata del braccio settentrionale insieme a una quadratura con putti.
Nei primi anni del Seicento i pittori Francesco Nappi, Giovanni Battista Ruggeri, Cesare Torelli, Giovanni Luigi Valesio, Giuseppe Puglia e altri artisti ignoti vennero incaricati della realizzazione degli affreschi del chiostro. Fu il vescovo Andrea Fernandez de Cordoba a commissionarne le decorazioni come denunciano anche gli stemmi della famiglia Cordoba, costituiti da una serie di fasce rosse e dorate, raffigurati al centro delle volte all’interno del chiostro.
La decorazione del chiostro partì nel 1603 e venne affidata inizialmente al pittore fiorentino Jacopo Berni (XVI-XVII) poi sostituito nello stesso anno dal pittore milanese Francesco Nappi (1565-1630) che le eseguì in quattro anni. Il chiostro venne affrescato da Nappi con scene neotestamentarie, riguardanti i momenti salienti della vita della Vergine e di Cristo dal momento che l’ordine dei domenicani è sempre stato particolarmente devoto alla Madonna. Nelle decorazioni delle volte settentrionali troviamo simboli cristiani e puttini ma sulle lesene delle campate di questo settore notiamo anche “l’intrusione” di alcuni Telamoni a chiaroscuro ocra, che rimandano più al mondo profano che a quello sacro.
Il lato est ospita solo una storia affrescata da Nappi, l’Incoronazione di spine mentre sul lato nord si possono notare tre affreschi tutti riconducibili al pittore: l’Assunzione della Vergine, la Pentecoste e l’Ascensione di Cristo. Prima di queste scene esisteva anche l’affresco della Resurrezione di Cristo, sfortunatamente scomparso. Per quanto riguarda l’Ascensione di Cristo la scena ha subito un grave danno proprio al centro della composizione: una finestra è stata infatti aperta successivamente alla decorazione della parete e ha così cancellato per sempre i volti di tre apostoli, riconoscibili ormai solo dalle vesti e dalle mani. Per quanto riguarda il lato ovest Nappi ha dipinto solo l’Incoronazione della Vergine, scena successiva all’Ascensione.
I colori di tutti questi affreschi sono pieni e vivaci, lo studio della luce è ricercato, si può notare un chiaro miglioramento e una certa maturità nello stile dell’artista soprattutto se confrontato con le opere iniziali. Ci sono anche rimandi alle influenze manieristiche colte dal pittore durante il soggiorno romano.
Questi affreschi probabilmente non vennero apprezzati, pur essendo di qualità, visto che Nappi venne sostituito da Giovanni Luigi Valesio (1561-1640) che decorò la seconda e l’ultima lunetta del braccio meridionale raffigurante l’Annunciazione e la Battaglia navale di Lepanto sotto gli auspici di San Pio e da Giovanni Antonio Lelli (1591-1640) che nella terza lunetta rappresentò la Visitazione di Santa Elisabetta. Il chiostro venne inoltre affrescato con storie della vita di San Tommaso d’Aquino e nel 1609 Cesare Torelli raffigurò scene riguardanti i Misteri del Rosario.
La vivace cromia di tutte le decorazioni è stata riportata alla luce da un recente restauro, durato dal 2008 al 2010. È possibile vedere il chiostro due volte al mese grazie alla disponibilità dei frati domenicani che offrono la possibilità di fare una visita guidata che coinvolge anche la Basilica. Sicuramente vale la pena riscoprire questo bellissimo luogo nel cuore di Roma che rappresenta ancora oggi un tesoro importante tutto da ammirare.

Ilaria Boaselli
Si è laureata prima a Roma in Storia dell'arte e poi a Milano in Critica d'arte. Specializzata nel periodo che va dal tardo Cinquecento alla metà del Seicento, ha una passione per la scrittura, le mostre e i viaggi. Ama visitare i luoghi dell'arte e valorizzare i beni culturali poco conosciuti.