LetteraturaPrimo Piano“Tarzan”: una storia che ammonisce, disarma, spoglia

Ludovica D'Erasmo27 Settembre 2020
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«Senti come è calda questa sabbia, se vuoi ti scalderà, fidati del sole che vedrai ti guiderà». Parole magiche queste, affidate alla magnifica sensibilità compositiva di Phil Collins, che assieme alla sua melodia intessono i fili di una storia incredibile, rivisitata e animata dalle commoventi tinte della Disney che l’ha trasformata in un movimentato e spettacolare film d’animazione – con diversi seguiti – che prende il nome dal suo simpaticissimo e bizzarro protagonista: Tarzan. Un personaggio uscito dalla mente e dalla penna creativa di Edgar Rice Burroughs, scrittore statunitense, che avrebbe dato vita al suo romanzo Tarzan delle scimmie nel 1911, pubblicandolo l’anno successivo. È una storia ambientata nel 1888, che vede coinvolti due nobili coniugi inglesi, John Clayton Greystoke e la giovane Alice, che sta per portare a termine la sua gravidanza. I due si ritrovano soli e sperduti sulle coste dell’Angola per l’ammutinamento dell’equipaggio che guidava la loro nave. Alla nascita del loro unico figlio, la salute della giovane donna diventa via via più cagionevole, tanto da causarle un infarto fatale dopo essere stata aggredita da una scimmia. Poco tempo dopo anche suo marito – a seguito di un attacco da parte di Kerchak, primate capobranco – muore accanto alla sua giovane sposa.

Il loro bambino sarà da quel momento accudito e cresciuto da Kala, giovane scimmia, che ha da poco perso il suo vero figlio a causa di un attacco d’ira da parte dello stesso Kerchak. Il piccolo verrà chiamato Tarzan, che in un fantomatico linguaggio delle scimmie significherebbe “dalla pelle bianca”. Tarzan cresce così in una famiglia di primati, tra gli istinti selvaggi e animaleschi della foresta. Il giovane uomo, però, non sarà mai accettato da Tublat, marito di Kala, il quale verrà ucciso dallo stesso Tarzan. La storia si tinge di romanticismo, non appena una giovane esploratrice americana – Jane Porter – sbarcherà proprio su quella foresta. Tarzan si innamorerà di lei, la salverà assieme alla sua equipe di esploratori dall’attacco di una tribù locale, imparerà il francese e partirà con loro per gli Stati Uniti d’America, salvando ancora una volta la giovane Jane da un matrimonio non voluto con un anziano affarista. La giovane però, pur amando Tarzan, acconsentirà di sposare l’illegittimo Lord Greystoke.

Una trama avvincente, spettacolare, commovente e violenta allo stesso tempo, quella del romanzo di Edgar Rice Burroughs, che sarà sapientemente rivisitata dalle affascinanti e coloratissime tinte della Disney – in alcuni film animati usciti tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila – con l’obiettivo di addolcirne i tratti, per collocare la storia nella culla dell’infanzia. I protagonisti sono gli stessi del libro: Tarzan, una famiglia di scimmie e Kala, la mamma-primate che trasformerà il dolore per la perdita di suo figlio in un nuovo e fortissimo amore per un cucciolo di uomo. Un erede non accettato da suo marito Kerchak, capobranco autorevole e autoritario, che vive il dolore di padre in maniera distaccata. Tuttavia, Tarzan cresce accudito dal branco e finisce per seguirne gli istinti selvaggi, vivendo immerso nella natura rigogliosa, tra le comiche e appassionanti vicende che coinvolgeranno anche un elefante ipocondriaco – Tantor – e una simpaticissima amica scimmia, Terk. Una storia che mescola ironia e divertimento, toccando le corde del cuore. Racconta dell’amore (e dei mille modi di amare e riamare), un amore che non muore con la scomparsa di un figlio ma rinasce dalle lacrime, rivolgendosi ancora una volta verso chi ne ha più bisogno. «Difendi te e chi non può: se semini amore, l’amore ti tornerà»; con queste parole della colonna sonora, Phil Collins avrebbe incoraggiato mamma Kala a non perdersi nel doloroso dramma di un lutto, ma a trasformarsi, entrando in contatto con il proprio istinto materno.

A colorare di romanticismo le vicende di Tarzan è anche nei film Disney la giovane esploratrice americana Jane, che – con il suo gruppo – aspetta di vedere e studiare i gorilla. Tarzan si innamora della bella studentessa e passa molto tempo assieme a lei e a quelli che lui stesso scopre simili a lui. Prima di ripartire, però, il gruppo di esploratori desidera vedere i gorilla; sarà proprio Tarzan a esaudire questo desiderio. Il mondo dei primati è racchiuso nell’armonia e nella pace di una foresta, accogliente e protettiva allo stesso tempo. Kerchak, il capobranco, non accetta l’intrusione umana in questo piccolo spazio di paradiso e proprio mentre sta per correre all’attacco sarà trattenuto da Tarzan che, in questo modo, consentirà agli umani di scappare. Un gesto, il suo, che lo avrebbe per sempre fatto sentire un corpo estraneo rispetto a quella famiglia, a quella terra, a quella giungla. E così, il giovane uomo-scimmia – colpevole di aver “tradito” i suoi cari – decide di abbandonare la sua culla selvaggia per partire assieme a Jane verso le Americhe. Ma proprio mentre la nave sta per salpare, Tarzan si accorge di essere vittima di un inganno; Clayton, uno degli esploratori, ha organizzato una segreta battuta di caccia per catturare i gorilla. Il giovane Tarzan torna precipitosamente nella giungla e combatte al fianco di suo “padre” Kerchark, che rimarrà vittima di una ferita da fuoco. Prima di morire, il vecchio capobranco sussurrerà a Tarzan – esalando gli ultimi respiri – di averlo finalmente accettato come figlio. Un epilogo tragico, violento e nostalgico allo stesso tempo, che avrebbe messo un punto dignitoso a una storia bellissima.

La storia di Tarzan ci insegna il valore dell’umiltà e mostra la forza dell’amore, un sentimento che può essere rinnovato e reinventato un milione di volte, per donarsi e restituirsi ancora e ancora. È il racconto di un istinto materno che travalica i limiti della propria specie e si manifesta in una particolare forma, più bestiale e umana che mai. Ma non finisce qui: le vicende vissute da Tarzan e dagli altri personaggi ci mostrano la forza, la bellezza, la potenza e la semplicità disarmante di una natura incontaminata. La natura della giungla – così integra e spontanea – costituisce un monito per gli esseri umani e li invita a entrare in contatto con il proprio personale sentire e a lasciare che la vita – selvaggia, semplice e nuda – fluisca dentro di loro.

Ludovica D'Erasmo

Fin da bambina coltiva la passione per la scrittura. I giochi di parole e le rime catturano la sua attenzione. Oggi studia Lettere moderne alla Sapienza e sulla scia di filosofi, scrittori e poeti realizza quello che, da sempre, è il suo grande sogno: scrivere un libro. Da tutto questo nasce "Rimasi". La sua scuola migliore, però, rimane il mondo campestre.