ArteIn EvidenzaStudio prospettico sul soggetto dell’Annunciazione: il caso di Paolo Veronese e Paris Bordone

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Paolo Veronese e Paris Bordone furono due pittori appartenenti alla scuola veneziana; nonostante operassero parallelamente, giunsero a risultati estetici e compositivi del tutto diversi tra loro. Veronese (Paolo Caliari, 1528 – 1588, da Verona) fu rivale di Tintoretto come grande decoratore della città di Venezia, nella quale giunse nel 1555. La sua tecnica rapida, fatta di tinte chiare e opache, è influenzata dai tratti grafici e dalla lezione architettonica di Michele Sanmicheli e Andrea Palladio. Invece, Paris Bordone (1500 – 1571) si distinse in quanto pittore tizianesco in un primo momento per poi abbandonare la lezione del maestro e associarsi maggiormente a Jacopo Palma il Vecchio, Giorgione e al Manierismo. Nel presente articolo, prenderemo in esame due dipinti nei quali i due artisti trattano lo stesso soggetto: l’Annunciazione.

Paolo Veronese, Annunciazione, 1578, olio su tela, Galleria dell’Accademia, Venezia

L’Annunciazione di Veronese fu commissionata dalle famiglie Cadabrazzo e Cottoni per la Scuola dei Mercanti a Venezia, il cui emblema (una mano benedicente la croce) si trova al centro del timpano; ai lati, alla base delle colonne, gli stemmi Cadabrazzo e Cottoni. La tela era appesa al di sopra della porta della Sala dell’albergo e a entrambi i lati si potevano osservare le personificazioni della Carità e della Fede eseguite “en grisaille”. Per quanto riguarda l’opera di Bordone, purtroppo il suo luogo d’origine e i suoi committenti non sono conosciuti. Di conseguenza risulta complicato definire anche l’effettiva destinazione del dipinto.

Paris Bordone, Annunciazione, verso il 1555, olio su tela, Pinacoteca Nazionale, Siena

In entrambi i casi, possiamo affermare che l’obiettivo delle opere è quello di rappresentare una scena religiosa all’interno di una costruzione architettonica. A partire da ciò, è lecito domandarsi che effetto abbia la componente architettonica sullo spettatore: egli sarà maggiormente concentrato sulla costruzione spaziale e non sul soggetto iconografico?

Sia Bordone che Veronese rappresentano l’Annunciazione in maniera piuttosto tradizionale, evidenziando tutti gli elementi che tipicamente si trovano in questo genere di soggetto. Di fatti possiamo vedere l’impeto dell’Arcangelo Gabriele nell’annunciare alla Vergine il suo destino, il fior da liso simbolo di purezza, la colomba dello Spirito Santo e le Sacre Scritture (nel caso di Bordone). Il formato rettangolare delle tele permette ai pittori di posizionare i due protagonisti della scena (Gabriele e la Vergine) alle due estremità del formato. In questo modo, lo spazio centrale è volutamente messo in evidenza, sottolineando la forte componente architettonica. Soprattutto in Veronese, notiamo come la spinta orizzontale è rimarcata dal movimento dell’Arcangelo proveniente dal lato sinistro. Per quanto riguarda invece l’inquadratura, se da un lato Veronese presuppone una visione principale dell’architettura, dall’altro Bordone gioca sull’elemento aperto della loggia di tipo sansoviniano entro la quale la scena è ambientata. Allo stesso tempo, le linee di fuga della prospettiva costruita da Bordone portano lo sguardo sul fondo del paesaggio in secondo piano.

Paris Bordone, Annunciazione, studio prospettico

Lo spettatore è qui invitato a concentrarsi sul senso di infinito provocato dall’allungamento della loggia. Veronese, invece, costruisce uno spazio più articolato, sfruttando sempre la prospettiva albertiana. Qui, pone due punti di convergenza: il primo è identificabile seguendo le ortogonali che si dipartono dal pavimento e conducono verso l’architrave principale dell’architettura sullo sfondo; il secondo lo si trova seguendo la direzione degli architravi della trabeazione. Queste linee ci portano alla base della scala in secondo piano. Tutto ciò significa che Veronese non si serve effettivamente della prospettiva a un punto di fuga, ma piuttosto di un sistema misto.

Paolo Veronese, Annunciazione, studio prospettico

Se da un lato lo spazio di Bordone è aperto, Veronese opta per la presentazione della scena tutta in primo piano, chiudendo quasi del tutto lo spazio e la visione sul fondo. Per quanto concerne la posizione dei personaggi nello spazio figurato, in Bordone è utile ancora una volta osservare la prospettiva utilizzata. I personaggi sono disposti all’interno di una cornice che è illusione di uno spazio che potrebbe essere reale. Di conseguenza, anche i personaggi sono affetti da questa “regola del reale”, nel senso che potrebbero svilupparsi. La Vergine è, qui, in primissimo piano, al limite di una barriera ideale che divide il nostro spazio da quello del dipinto. Più precisamente potremmo quasi dire che sembra sul punto di cadere nel nostro spazio se non fosse per il suo arretrare alla vista dell’Arcangelo. Gabriele si trova qui ancora nel dominio del cielo, e risulta quindi impossibile misurare la sua posizione con gli strumenti della prospettiva. Infine, osservando ancora lo spazio nel quale si trova Maria, vediamo che è delimitato da un piccolo scalino che introduce alla terrazza nella quale atterrerà l’angelo e dove si trova il punto di fuga. Si potrebbe pensare, quindi, che non si tratti di una scelta casuale. Bordone può aver voluto dividere in questo modo lo spazio terrestre (quindi anche il nostro) dallo spazio divino. In questo senso, la Vergine si troverebbe veramente nel nostro spazio terrestre. In Veronese, al contrario, questo tipo di analisi è più difficoltoso. Ma un elemento utile è rappresentato dalla partizione delle colonne che donano e impartiscono un ritmo alla composizione.

L’elemento della prospettiva, quindi, cambia completamente il nostro approccio al dipinto. Se Bordone ci propone una composizione lineare e concentrata sul punto di fuga nel paesaggio, Veronese preferisce darci diversi punti grazie ai quali possiamo quasi scegliere l’ordine attraverso cui osservare l’opera.

Ana Maria Sanfilippo

Classe ’96, risiede in Friuli-Venezia Giulia. Laureata presso l’Università degli Studi di Udine in Conservazione dei Beni Culturali, Studi italo-francesi, si sta specializzando in Arts, Museology and Curatorship a Bologna, dove sta frequentando l’ultimo anno della magistrale. Ha partecipato all’organizzazione della mostra digitale “Trasmissione”, di cui ha co-curato anche il catalogo. Ama la letteratura, l’arte e lo studio delle lingue straniere.