Un elemento importante sul quale riflettere, sovente sottaciuto, è l’aspetto teorico e letterario che circonda il soggetto principale dell’arte moderna. Dobbiamo notare, in effetti, che la produzione artistica di pittori, scultori o architetti che fanno parte dell’immaginario collettivo dell’epoca rinascimentale (Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Sandro Botticelli, solo per citarne alcuni) viene accreditata in quanto “moderna”. Con quale accezione veniva effettivamente utilizzato questo termine che serve, appunto, a indicare l’Età Moderna?
Principalmente, il termine “moderno” veniva desunto dal latino “modernus” col significato di “recente”. Naturalmente, questa qualità di innovazione insita nel lemma era un ulteriore motivo di distanziamento nei confronti di quell’arte “gotica”, esterna e medievale, dalla quale gli artisti e teorici rinascimentali volevano distinguersi. A sostegno di questa tesi, la dicitura di “Rinascimento” veniva adoperata già in epoca quattrocentesca, in modo consapevole, per identificare l’arte e il pensiero correnti. Più precisamente, è doveroso introdurre in questo momento la figura dell’architetto, pittore e letterato Giorgio Vasari (1511-1574) che già parlava, nei suoi scritti, di «rinascita».

All’interno dell’opera Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (del 1550, seconda edizione del 1568), Vasari utilizza proprio la parola «rinascita». Il testo in questione è, comunque, una pietra miliare della trattazione teorica-artistica, in quanto si presenta come un primo tentativo di studiare il tema dell’arte in quanto disciplina con una determinata cronologia e determinate fondamentali scuole. Vasari organizza i volumi dividendoli per biografie di artisti in ordine cronologico. In più, esprime in maniera evidente l’idea di una continua progressione ed evoluzione, di natura quasi darwiniana, verso la perfezione dell’arte. Nel dettaglio Vasari individua tre ere nel campo dell’arte visuale: i «primi lumi», corrispondenti all’inizio dell’interpretazione dell’arte figurativa in senso italiano, negli esempi di Cimabue e Giotto (superando, di conseguenza, la maniera greca ovvero l’arte bizantina); l’«augumento», ovvero l’aumento delle competenze (che coincide col XV secolo e trova nelle figure di Leonardo da Vinci, Raffaello e Michelangelo i migliori rappresentanti); infine, la «summa perfezione», individuando in Michelangelo un modello assoluto oltre il quale, per Vasari, non è umanamente possibile spingersi.
È chiaro che, se da un lato questo testo rappresenta un momento fondamentale per l’evoluzione della storia dell’arte in quanto sostenuta anche da testi critici e teorici, dall’altro si comprende come questo tipo di visione abbia influenzato notevolmente lo studio stesso della materia, formando – subconsciamente – una linea evolutiva e cronologica fatta di eventi e personaggi separati tra loro. Vasari, ad esempio, esclude il mondo parallelo di un altro tipo di Rinascimento: l’arte fiamminga.
La zona geografica che oggigiorno coincide con i Paesi Bassi e l’area del Belgio (le Fiandre) ebbe un importantissimo sviluppo artistico nel corso del XV secolo, sovrapponendosi temporalmente all’esperienza italiana del Rinascimento. La pittura in quest’area si rivelò innovativa, estremamente descrittiva e precisa, in grado di restituire la preziosità materica e luminosa degli ambienti. Un chiaro esempio di questa minuziosità e lucentezza, data anche dalla tecnica della pittura a olio, è visibile in Jan Van Eyck.

Nella Madonna del cancelliere Rolin possiamo notare come la costruzione spaziale avvenga attraverso uno studio geometrico ed empirico, non per mezzo del dispositivo matematico della prospettiva. Allo stesso tempo, però, la profondità è suggerita sfruttando la pavimentazione della scena e spingendo lo sguardo verso il paesaggio che si apre sullo sfondo. Un’osservazione dettagliata dei personaggi permette, inoltre, di apprezzare la qualità dei tessuti e dei gioielli, che vengono resi con maniacale precisione.

Questo stesso tipo di analisi è possibile per altri dipinti di Jan Van Eyck come il Ritratto dei coniugi Arnolfini o ancora il Polittico dell’Agnello mistico.


Infine, possiamo individuare un’idea di Rinascimento anche in Francia, verso la fine del XV secolo e soprattutto durante il XVI secolo. Più in particolare, questa fioritura dell’arte francese si verifica durante e dopo le Guerre d’Italia, che videro la corona francese più volte impegnata sul territorio italiano tra 1494 e 1559. In Francia, è curioso notare come si svilupparono parallelamente due principali tipologie stilistiche. Con l’espressione “à l’antique” veniva indicato un tipo di arte che visivamente e per composizione si rifaceva ai modelli correnti del Rinascimento italiano. È da ricordare che un’importazione di stili e modelli italiani era effettivamente avvenuta in Francia, nel momento in cui il re François I diede una forte spinta alla definizione del Rinascimento francese tramite il rimaneggiamento del Castello di Fontainebleau.

Qui furono chiamati numerosi artisti italiani (tra i quali ad esempio Rosso Fiorentino) per partecipare alla realizzazione architettonica e decorativa del complesso. Di conseguenza, è naturale che gli artisti francesi entrassero in contatto con un linguaggio prettamente italiano, sviluppandolo poi secondo il gusto francese del XVI e XVII secolo.

La seconda forma artistica che ancora in Francia rimaneva presente era quella che veniva definita “à la moderne” e che ancora oggi continuiamo a chiamare “gotica”. Non bisogna, quindi, confondersi con le due definizioni “à l’antique” e “à la moderne” in quanto indicano due tipologie del tutto differenti.
In questa sede, abbiamo quindi visto come la definizione teorica di una possibile storia dell’arte da parte di Vasari abbia portato a preferire una particolare visione, basata esclusivamente sull’esperienza italiana, a scapito di realtà parallele che, comunque, potrebbero rientrare all’interno di una corretta definizione di “rinascimento”. Il periodo artistico rinascimentale italiano è certamente fondamentale all’interno di questo percorso, ma non bisogna dimenticare che la linea di evoluzione e progressione definita dal Vasari è un modo di intendere la storia dell’arte non privo di insidie. Il gusto, gli stili, le conoscenze tecniche e i contatti tra gli artisti sono il vero motore dell’esperienza artistica e ciò dà vita a ulteriori espressioni e sovrapposizioni. Bisognerebbe, quindi, percepire la storia dell’arte come una storia di associazioni parallele e di contatti piuttosto che di superamenti.

Ana Maria Sanfilippo
Classe ’96, risiede in Friuli-Venezia Giulia. Laureata presso l’Università degli Studi di Udine in Conservazione dei Beni Culturali, Studi italo-francesi, si sta specializzando in Arts, Museology and Curatorship a Bologna, dove sta frequentando l’ultimo anno della magistrale. Ha partecipato all’organizzazione della mostra digitale “Trasmissione”, di cui ha co-curato anche il catalogo. Ama la letteratura, l’arte e lo studio delle lingue straniere.