Architettura, Design e ModaArtePrimo PianoRevival dell’antico: la finta tomba etrusca di Villa Torlonia

Anna D’Agostino13 Agosto 2022
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Fra le stravaganze del principe Alessandro Torlonia (Roma 1800 – 1886) e le sue particolari committenze artistiche e architettoniche rientra certamente la finta tomba etrusca sita in un ambiente ipogeo al di sotto del Casino Nobile della villa sulla Nomentana.

La finta tomba etrusca di Villa Torlonia

La realizzazione di questo inusuale e forse unico ambiente si colloca nella prima metà dell’Ottocento, in un periodo di generale entusiasmo per il mondo etrusco, dovuto all’avvio di campagne di scavo nell’area dell’Etruria meridionale che portarono alla luce necropoli e un gran numero di reperti archeologici che invasero letteralmente il mercato antiquario, tramite il quale arrivarono non solo nelle collezioni pubbliche e private romane ma anche nei più grandi musei europei. Tutto ciò non poteva che catturare l’interesse del principe Torlonia che, nel 1833, acquistò da Innocenzo Odescalchi la tenuta di Ceri, area connessa con Cerveteri, dalla quale emersero importanti presenze etrusche.

Lo spirito del revival è proprio del principe Torlonia, come testimonia tutta la villa sulla Nomentana, nella quale egli fece costruire edifici che emulano architetture e decorazioni di diverse epoche e stili. Non poteva quindi mancare una citazione dell’arte etrusca. Alessandro Torlonia commissionò a Giovan Battista Caretti (Sant’Agata sopra Cannobio 1803 – 1878) una sala sotterranea, a una profondità di circa 2,50 metri, delle dimensioni di circa 30 metri quadrati. Essa è di forma circolare e presenta lungo tutta la parete delle nicchie alternate rettangolari e arcuate, con un soffitto a cupola leggermente ribassato e aperto al culmine da un oculo, chiuso in origine da una grata. Il pavimento è in battuto semplice di calce e pozzolana. Alla sala si doveva accedere tramite alcune gallerie sotterranee, provenienti una da nord e una da sud: quest’ultima, dopo una decina di metri, è stata interrotta da una frana mentre quella a nord, dopo pochi metri, è bloccata dalla costruzione del bunker antiaereo fatto costruire da Mussolini.

La cupola della finta tomba etrusca

Oltre la collocazione e la forma, interessante è la sua decorazione. La sala è completamente dipinta a mezzo fresco, divisa in fasce a fondo color crema, entro le quali vi sono figure di animali che – partendo dall’oculo centrale – si susseguono fino alla base del vano. La prima fascia in alto è composta da una corona di punte lanceolate. La seconda di sette animali tra i quali si riconoscono un cinghiale, tre pantere, due stambecchi e un toro, variamente alternati fra di loro. La terza fascia, di minori dimensioni rispetto alle altre, presenta un motivo decorativo con volute concluse da una pianta stilizzata a sette foglie. Nella quarta vi sono nuovamente degli animali alternati, questa volta undici: due arieti, un cervo, quattro pantere, due stambecchi, un leone e un toro; ognuno di essi è diviso da un motivo a rosetta. Segue una fascia decorativa con girali e fogliette stilizzate. Nella sesta fascia sono raffigurati venti animali: due uccelli con serpe nel becco, una lupa, una lepre, cinque cani, cinque uccelli, un cinghiale, un ariete, un uccello con pesce nel becco, un leone e un cervo; ancora variamente alternati fra loro, presentano ogni cinque di essi, fra due uccelli, una rosetta. L’ultima fascia a ridosso delle nicchie è dipinta con una decorazione completamente differente: questa volta non c’è alcun motivo zoomorfo ma all’interno di un girale d’acanto sono inserite ventisette figure femminili, affrontate due a due. Ognuna di esse è seduta e posta di tre quarti, con in testa una corona e uno specchio in mano; proprio per i loro attributi, potrebbero essere identificate come le allegorie della Prudenza (occorre, però, precisare che queste figure non appartengono affatto al mondo etrusco).

Motivo decorativo dell’ultima fascia alla base della cupola

Più in basso le pareti mantengono lo stesso colore di fondo di tutta la decorazione; qui la forma delle nicchie precedentemente citate è sottolineata da modanature in rosso e in nero, probabilmente pensate per inserire al loro interno dei vasi o delle statue. Questo ambiente non lascia alcun dubbio: si è voluto emulare una tomba a tumulo di tipo etrusco. In realtà, principalmente per la struttura decorativa a fasce e per i motivi zoomorfi usati al suo interno, l’artista sembra essersi ispirato piuttosto a modelli pittorici della ceramica vascolare “etrusco corinzia”, che probabilmente ebbe modo di vedere.

A questo punto non resta che domandarsi quale fu il motivo che spinse il principe Torlonia a creare una sala del genere, completamente interrata e – potremmo dire – anche segreta, in quanto – come attestato da Annapaola Agati – di tale ambiente non esistono tracce in nessun resoconto, descrizione o immagini della villa, tanto che la sua esistenza fu ignorata fino ai primi anni del 2000 quando fu riscoperta durante alcuni lavori di restauro che interessarono il Casino Nobile. Quel che possiamo con certezza affermare è che questa stanza era certamente un luogo riservato a pochi intimi, e qualora fosse vero che Alessandro Torlonia facesse parte di circoli massonici, non stupirebbe pensare che fosse adibita a incontri tra “iniziati”.

Anna D’Agostino

Classe '93, laureata in Storia dell'Arte con una tesi in Museologia sull'arredamento dell'Ambasciata d'Italia a Varsavia dalla quale è scaturita una pubblicazione in italiano e polacco. Prosegue la ricerca inerente l'arredamento delle Ambasciate d'Italia nel mondo grazie a una collaborazione con la DGABAP del Mibact. É iscritta al Master biennale di II livello "Esperti nelle Attività di Valutazione e di Tutela del Patrimonio Culturale".