LetteraturaPrimo PianoPost-illa: trent’anni senza la penna incantata di Paola Masino

Giorgia Pellorca26 Luglio 2019
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Il 27 luglio 1989 ci lasciava Paola Masino, sublime scrittrice del Novecento; ci sarebbe molto da dire, ma preferiamo omaggiarla nel ricordo di un suo racconto intitolato Allegoria prima, presente nella raccolta Racconto grosso e altri, in cui Paola mostra il proprio concetto di amore attraverso una storia apparentemente – e in parte – autobiografica, ma aperta verso significati altri.

Protagonisti della storia sono Albo e Melania, uniti in un amore che è totalizzante. Essi rappresentano gli opposti destinati ad unirsi: lei giovane, lui anziano, lei cupa, lui radioso a tal punto da vedere la luce negli occhi di Melania che «troppo lenti non si volgevano alle cose esteriori, ma come rivolti entro di lei, sembrava guardassero sempre una desolata miseria e l’infinito». Un amore fatto di tenera quiete e condivisone, di pacata felicità e tenace intesa, fin quando l’equilibrio viene spezzato, nonostante lei non avesse «altro ricordo fin dall’infanzia che di averlo inventato, poi atteso e finalmente trovato» e malgrado questo amore in verità non venga esaurito o perduto, i due sono costretti a separarsi stabilendosi agli antipodi del mondo e riunendosi una volta passati a miglior vita nell’attimo in cui notte e giorno si incontrano e si confondono, riuscendo così a vedere «l’essenza loro che era una sola pur uscendo da una doppia radice che si dipartiva in due cuori».

Al di là dell’impossibilità di vivere un amore nella sua completezza nella vita terrena, messaggio ben evidente anche in altri racconti della scrittrice (Nozze di sangue e I Pellirosse), si noti come Masino riesca a trattare il tema dell’incomunicabilità tra uomo e donna, dell’incompatibilità di carattere che porta a una fine, che sia simbolica o reale, anche se indesiderata. La scrittrice attraverso un racconto fiabesco svela l’inattuabilità di un compromesso amoroso tra uomo e donna, fatti della stessa materia, ma non della stessa sostanza, destinati a intraprendersi e perdersi, ma non a comprendersi. È il dramma dell’incomprensione che porta alla non realizzazione del sogno d’amore. Per Masino l’amore è sentirsi ad agio: amore che prende posto accanto a ognuno, ma lascia soprattutto liberi, anche di poterlo sostituire. Amore come libertà di pensiero, di essenza, qualcosa che non costringe ma arricchisce in un’esperienza di unione a livello ideale e spirituale.

In quest’ottica si colloca perfettamente l’amore concepito da Melania e, attraverso di lei, da Paola Masino; Paola è la figlia di Enrico Alfredo Masino, indiscusso “magister” della preparazione culturale della donna (lui stesso si era cimentato nella professione di scrittore), e di Luisa appartenente alla famiglia degli Sforza, imparentati alla lontana con Manzoni. Fin da piccola Paola viene portata al Teatro Costanzi assieme alla sorella Valeria a vedere l’opera in loggione; al liceo la giovane Paola mostra con orgoglio la propria originalità anche nelle piccole cose, come i ricami fatti fare alla madre sul grembiule non con il proprio nome ma con le citazioni letterarie, attirando così l’insofferenza del professore di filosofia Luigi Volpicelli, con il quale sarà in contrasto durante la fanciullezza e in sintonia in età adulta. A sedici anni compone il primo dramma e con l’aiuto del padre, che la assiste e incoraggia, cerca di farsi spazio nel vasto panorama artistico italiano (è in quest’occasione che conosce Pirandello). Una vocazione letteraria assai precoce così come è precoce la consapevolezza della strada da intraprendere e delle proprie doti intellettuali. Nel 1927 le pubblicano il primo componimento, Aspirazione, su La rivista di Lecco e nello stesso anno entra a pieno titolo nella schiera dei “novecentisti” della rivista 900 di Bontempelli. La loro unione, artistica e sentimentale, le crea non poche difficoltà. Massimo Bontempelli era sposato, separato e con un figlio quasi coetaneo alla giovane Masino. Questo la porta a trasferirsi a Parigi per un periodo in cui scrive, lavora e trascorre il tempo nella «colonia italiana» parigina.

Paola sarà spesso e ingiustamente etichettata come un’emulatrice su falsa riga del realismo magico bontempelliano, confrontata e assimilata a qualcosa che non le appartiene del tutto e non nelle stesse modalità. Il realismo magico di Paola Masino è ben diverso da quello del suo fondatore; certamente è innegabile una sintonia di fondo che avvicina e congiunge gli autori in varie tematiche, personaggi e situazioni, ma un occhio attento e chirurgico sarà ben in grado di riscontrare che «quella somiglianza è tutta una differenza». La polemica sui debiti nei confronti del realismo magico e del suo fondatore esplose con la pubblicazione di Monte Ignoso e le recensioni negative che seguirono – prima tra tutte quella di Gadda – che, in qualche modo, orientarono il giudizio della critica anche per le opere successive; ma ciò che la critica non aveva percepito era l’assoluta originalità e modernità di una scrittura febbrile e debitrice soltanto alle sfumature esistenziali e umane che ha saputo trasferirsi mirabilmente dalla penna alla pagina.

Paola Masino tiene molto alle questioni “planetarie”; la sua è una ricerca empatica e totalizzante, tesa alla rappresentazione di valori universali attraverso la trasposizione allegorica. Sviscera ogni tematica circondandola di mistero, donandole magia nella risoluzione finale e permettendo profonde argomentazioni su ogni questione. Paola Masino viene riscoperta e dimenticata a più riprese e continuamente. Il suo è un incanto che non dovrebbe smemorare, per usare un termine a lei tanto caro; lei che della sua vita è stata sceneggiatrice, regista e interprete «perché importante nella vita è tutto quel che, gioia e dolore, ci fa sentire al centro di noi stessi e dell’attenzione altrui: protagonisti».

Giorgia Pellorca

Vive nell'agro pontino e quando può si rifugia in collina, a Cori, tra scorci mozzafiato, buon vino e resti storici. Ha studiato Lettere moderne per poi specializzarsi in Filologia. Curiosità ed empatia si fondono nell'esercizio dell'insegnamento. Organizza eventi quali reading e presentazioni di libri.