LetteraturaPrimo PianoPost-illa: l’oracolare saggezza dell’imperatore Marco Aurelio

Giorgia Pellorca21 Febbraio 2020
https://lacittaimmaginaria.com/wp-content/uploads/2020/02/efewfewwe4.jpg

Seduto sul trono del più grande impero dell’antichità, Marco Aurelio guardava in maniera accurata dentro di sé oltre che fuori dal mondo: è stato un imperatore-filosofo dedito allo studio e alla meditazione, solito interrogarsi e cercare la verità nella sua anima e nel suo intelletto. Ci ha lasciato dodici libri di riflessioni scritti in greco in forma aforistica, chiamati di solito Pensieri e rinominati dai latini Ad se ipsum (A se stesso). Non erano dunque destinati alla pubblicazione: leggendoli si percepisce quasi un senso di ammonimento paterno; Marco Aurelio li indirizza a un lettore fittizio, ma i suggerimenti, i consigli e ogni considerazione sono destinati a se stesso, appunto. Passando in rassegna i dodici libri si rimane disarmati dalla lucida verità delle sue considerazioni, tese all’equilibrio, al benessere psico-fisico, alla pace interiore. L’imperatore sembra saper togliere macigni dal petto con la potente semplicità delle sue parole.

Nel libro secondo Marco Aurelio ci suggerisce di cominciare ogni giornata riflettendo sul fatto che avremo a che fare con persone interessate unicamente agli affari altrui: bisogna essere compassionevoli e considerare che tali individui non sono in grado di saper distinguere il bene dal male. È necessario dunque non lasciarsi coinvolgere e turbare dalla loro malvagità, perché:

 

Non posso venir danneggiato da qualche difetto di altri (in realtà nessuno mi potrà implicare nella sua bruttezza).

 

Tematica che riprende nel libro quarto, nel paragrafo denominato Senza deviare:

 

Quanto grande è il guadagno di chi non bada a ciò che dice il vicino; a quello che costui fa, a quello che pensa! Bensì bisogna pensare a quello che facciamo noi, affinché l’opera nostra diventi giusta e santa, conforme a bontà. Non volgere lo sguardo sui costumi altrui; corri sulla tua linea diritto, senza deviare.

 

Si riesce anche a cogliere qualche riferimento d’ispirazione senechiana:

 

Alcuni cercano luoghi solitari, dimore fra i campi, sulle rive del mare, sui monti; […] in nessun luogo più che nell’anima sua con maggior tranquillità, con più facilità, un uomo può ritirarsi; soprattutto poi chi abbia dentro così pregiate cose che solo uno sguardo ivi rivolto dona la pace del cuore.

 

Dagli insegnamenti si passa poi agli incoraggiamenti:

 

Non indispettirti, non scoraggiarti, non essere impaziente. […] Se qualche cosa è andata male, ricomincia e sii contento. Devi anzi voler bene a ciò che vieni ricominciando.

 

Se evidente è la necessità di imparare a provare compassione per le altrui debolezze, Marco Aurelio ci insegna che dobbiamo provare compassione anche per noi stessi e le nostre debolezze. Ogni libro costituisce una piccola tappa verso il cambiamento che per l’imperatore deve essere improntato al costante miglioramento:

 

Gli uomini sono nati l’uno per l’altro; conseguenza: o li rendi migliori con insegnamento oppure sopportali.

 

Marco Aurelio non scrive trattati di politica, non spende parole su come un regnante dovrebbe governare; lui parla agli uomini degli uomini. Ogni sua parola è rivolta al progredire morale e umano. Egli riflette sulla collera, sul male, sulla miseria intellettuale; invita ad allontanare tutto questo e a rifugiarsi nell’umiltà del proprio essere, perché:

 

In ogni modo ti sia chiaro il pensiero che il valore di ciascuno è in rapporto molto stretto col valore delle cose alle quali ha dato importanza.

 

Considerazioni da incorniciare. Pensieri sui quali riflettere a fondo in quest’epoca fatta di vetrinizzazione delle proprie vite e poca, pochissima, cura dell’io; c’è sciatteria e ineducazione (oltre che inadeguatezza) anche nel comportamento irrispettoso e offensivo nei confronti dell’altro, fenomeno dilagante sui social, oramai deriva degli ultimi che qui, virtualmente, hanno finalmente una voce (e del coraggio); ma il tutto viene fruito in maniera fallimentare, ridicola, inumana, vomitando angoscia e frustrazione su una piattaforma web che ci rende poco evoluti e molto incivili. Dovremmo fare come Marco Aurelio: scrivere a noi stessi e ritrovarci.

Giorgia Pellorca

Vive nell'agro pontino e quando può si rifugia in collina, a Cori, tra scorci mozzafiato, buon vino e resti storici. Ha studiato Lettere moderne per poi specializzarsi in Filologia. Curiosità ed empatia si fondono nell'esercizio dell'insegnamento. Organizza eventi quali reading e presentazioni di libri.