Bruno Munari (1907-1998) è stata una figura leonardesca tra le più importanti del Novecento italiano: artista, designer, scrittore, inventore, a lui si deve molto soprattutto per aver esplorato e divulgato l’azione della facoltà immaginativa. In un prezioso manuale intitolato Fantasia e pubblicato nel 1977, egli indaga e definisce le funzioni di fantasia, invenzione, immaginazione e creatività, facoltà che agiscono simultaneamente e dunque difficili da distinguere. Cercando di elencare e analizzare le loro costanti, Munari vuole spiegare alle persone come si fa ad essere creativi:
Il mondo artistico, il mondo della creatività e della fantasia, è sempre stato tenuto segreto, mai si deve rivelare (ammesso che si sappia) come nasce un’idea o come si costruisce un’opera d’arte. Al grande pubblico sono mostrati solo i prodotti finiti, lasciando la gente nello stupore. […] Io penso invece che la gente voglia capire e quindi mi accingo a cercare di spiegare, sperando che altri più competenti di me, continuino questo modesto inizio di conoscenza di fenomeni che interessano tutti, per un maggior sviluppo della creatività e quindi della personalità.
Iniziamo con le definizioni delle facoltà:
Fantasia: può non tener conto della realizzabilità della cosa pensata o della sua esistenza. È la più libera delle facoltà.
Invenzione: è finalizzata all’uso pratico; è pensare a qualcosa che prima non esisteva e che, una volta messa a punto, è funzionale e funzionante.
Creatività: è un modo di progettare; pur essendo libera come la fantasia e in un certo senso esatta come l’invenzione, comprende vari aspetti quali la psicologia, l’attitudine, la sociologia, l’umanità.
Immaginazione: è un mezzo per visualizzare. Mentre la fantasia, l’invenzione e la creatività producono qualcosa che prima non c’era, l’immaginazione può immaginare qualcosa che già esiste, ma non nel modo convenzionale (possiamo prendere come esempio il personaggio mitologico del Minotauro: non esiste nella realtà, ma esiste l’uomo ed esiste il toro e il Minotauro ne è l’unione).
L’immaginazione non è necessariamente creativa. A differenza delle altre facoltà, l’immaginazione vede. È usuale vedere (e dunque riprodurre) una faccia nella luna. Perché? Perché la faccia è la prima immagine che incameriamo venendo al mondo, è una tra le relazioni più semplici. Il prodotto di tutte le facoltà nasce infatti dalle relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce. Munari si fa anche magnifico pedagogo. Spesso il processo utilizzato dai bambini – ci spiega l’autore – non è di fantasia, ma di proiezione: proiettano tutto quello che conoscono su ciò che non hanno ancora conosciuto a fondo. È per questo che per stimolare la loro creatività è necessario far memorizzare loro più dati possibili, per permettere alle loro facoltà di creare notevoli connessioni e relazioni, per abituarli a risolvere ogni problema, perché siano dotati di una fantasia ben sviluppata e non soffocata; e tutto questo dovrebbe avvenire attraverso il gioco. I giochi creativi sono fondamentali nella formazione e nella crescita.
Vediamo dunque in che modo agiscono le facoltà. Ci dice Munari che la più elementare manifestazione di fantasia si ha nel capovolgimento, nel «mondo alla rovescia» (pratica che ci riporta al carnevale e prima ancora ai saturnalia romani, in cui erano comuni i rovesciamenti sociali: il servo si faceva padrone e il padrone diventava servo); questo capovolgimento deve essere caratterizzato dall’equilibrio degli opposti. In ambito artistico un capovolgimento emblematico lo abbiamo nella sirena invertita di Magritte.
Altro elemento di fantasia è quello che riguarda la ripetizione/moltiplicazione delle parti di un insieme. Munari racconta di un laboratorio svolto con i bambini: è stato chiesto loro di risolvere alcuni problemi; tra questi, migliorare il corpo umano: per loro migliorare il corpo umano voleva dire modificarlo. Fra le più frequenti risposte troviamo infatti la moltiplicazione degli elementi: più occhi per guardare meglio (anche dietro), più gambe per correre velocissimamente, più braccia per riuscire a fare molte cose contemporaneamente.
Abbiamo poi le affinità visive: ogni cosa può sempre essere vista in altri modi. Munari cita l’esempio della testa di toro di Picasso combinata mettendo insieme una sella di bicicletta (come testa) e un manubrio (come corna); le affinità visive possono avvenire anche per sostituzione: in una delle sue scatole (Soap Bubble Set), Cornell posiziona dietro la pipa una luna che allude magnificamente a una gigantesca bolla di sapone.
Altri elementi sono il cambio di colore (si pensi al Pane blu di Man Ray: l’artista sovverte completamente l’idea di pane come alimento di prima necessità; colorandolo di blu cobalto lo rende immangiabile: lo spettatore ne rimane suggestionato perché non esiste nulla di commestibile in natura di quel colore), il cambio di materia (La persistenza della memoria/Gli orologi molli di Dalì), il cambio di luogo (l’orinatoio di Duchamp, Fountain, che in realtà Munari cita tra gli esempi del rovesciamento e che comunque essendo scardinato completamente dal suo luogo naturale può rientrare anche in questa categoria), il cambio di funzione (Charlot che utilizza in uno dei suoi film una scarpa da bambino come portamonete), il cambio di moto (lumache velocissime), il cambio di dimensione e il cambio di peso (i velieri nelle bottiglie, la gigantesca ruota Pirelli, I giocattoli nella foresta di Savinio) o la combinazione di questi vari elementi all’interno della stessa opera/raffigurazione, istaurando così relazioni tra relazioni.
La creatività si forma e si trasforma continuamente. L’individuo creativo è in continua evoluzione e le sue possibilità creative nascono dal continuo aggiornamento della conoscenza in ogni campo. Una persona senza creatività è una persona incompleta, il suo pensiero non riesce a fronteggiare i problemi che gli si presentano: avrà sempre difficoltà di adattamento nelle inevitabili mutazioni della vita. Dare ai bambini un foglio bianco e dei colori non significa permettere loro di esprimersi creativamente. Bisogna creare delle connessioni. Bisogna mostrare loro il più possibile. Un bambino creativo è un bambino incredibilmente ricco e sarà, con tutto probabilità, un adulto risoluto e felice. Si pensi che, pur avendo un vocabolario incredibilmente variegato, non esiste nella lingua italiana un sinonimo dell’aggettivo “creativo”. La creatività rende unico ognuno di noi.

Giorgia Pellorca
Vive nell'agro pontino e quando può si rifugia in collina, a Cori, tra scorci mozzafiato, buon vino e resti storici. Ha studiato Lettere moderne per poi specializzarsi in Filologia. Curiosità ed empatia si fondono nell'esercizio dell'insegnamento. Organizza eventi quali reading e presentazioni di libri.