ArtePrimo Piano“Poltergeist” di Davide Dormino nel giardino di sculture La Serpara

Nicoletta Provenzano11 Giugno 2019
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Il Giardino di sculture La Serpara di Paul Wiedmer, l’8 giugno appena trascorso, ha aperto al pubblico le sue radure per l’edizione 2019, inaugurando l’opera Poltergeist dell’artista Davide Dormino, entrata a far parte della collezione di sculture che popolano il parco.

L’artista, nel suo colloquio sincero e intenso con il paesaggio armonico e multiforme de La Serpara, crea un dialogo dimensionale, un’apparizione corporea di un fenomeno soprannaturale che si innalza dalle onde erbose. L’opera, presentata dal curatore Marco Trulli, è un tramite tra cielo e terra che risuona dai piani astrali dell’essere, originato da una risonanza celeste che ripercuote la sua eco nei declivi sinuosi del parco. Poltergeist si innalza al cielo, da questo caduta, dirompente nel suo effetto metapsichico, come uno spirito meteoritico che fragorosamente si impone al suolo terreste.

La terra accoglie generosa questo segno ancestrale ed energico che diviene essenziale presenza in questa enclave dell’arte, dove le opere scultoree dialogano con la vita arborea. Sette chiodi in acciaio cor-ten, disposti l’uno sull’altro per un’altezza di 10 metri, penetrano il terreno, permeandolo di un campo di forze archetipali. Il numero sette è elemento simbolico universale rappresentante l’equilibrio nel tutto, l’integrità della creazione, il congiungimento del ternario divino con il quaternario terrestre, centro di mediazione tra l’umano e il divino. In questa anima mundi, riecheggia una forza antichissima che infonde alla terra uno spirito vitale, una volontà ferrea e irremovibile. La materia meteoritica, catturata dal campo gravitazionale terrestre, ne sfida le leggi d’attrazione ordinando un equilibrio incerto, ma senza termine, che costruisce un percorso magico-simbolico all’interno dello spazio e con lo spazio circostante.

Il paesaggio, non forzato o stravolto dalla mano dell’uomo, ma confortato e arricchito in slanci vitali che interloquiscono con esso, traccia un itinerario platonico-empedocleo in cui tutti gli elementi, o radici, sono racchiusi ed esplicitati nella loro forma più pura: terra, aria, acqua, fuoco definiscono un percorso iniziatico, un diario di navigazione all’interno dei suoi anfratti, delle sue radure, dei piccoli declivi e del fiume Rio Chiaro che l’attraversa. Le opere scultoree sono apparizioni epifaniche che conducono il fruitore a scoprire, a poco a poco, l’intimità e la molteplicità di un innesto di forme armoniche guidate dalla natura.

La progettazione del parco che unisce nelle loro diversità piante e opere – designate entrambe da targhe identificative – dividendosi tra giardino all’italiana, giardino cinese, giardino all’inglese, compone un rifugio protetto in cui ogni elemento è espressione di un concetto ideato e coordinato per creare una Gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale.

La natura accetta e include ogni anno nuovi interventi artistici di Paul Wiedmer stesso o di altri amici artisti provenienti da tutto il mondo, attualmente più di trenta: M.S. Bastian & Isabelle L., Thomas Baumgärtel, Albert Braun, Bruno Ceccobelli, Ingold Airlines, Wilhelm Koch, Daniel Kufner, Graziano Marini, Attilio Pierelli, Reini Rühlin, Pavel Schmidt, Daniel Spoerri, Ursula Stalder,

Paul Wiedmer, Daniel Braeg, Massimo De Giovanni, Bruno Wank, Samuele Vesuvio, Uwe Schloen & Petra Fiebig, John Greer, Jérémie Crettol, Severin Müller, Vanessa Paschakarnis, Werther Germondari, Thorsten Kirchhoff, Kurt Sommer, Riccardo Murelli, Pasquale Altieri, Ralf Sander, Hans Thomann, Lilly Keller, Ettore Le Donne, Carmine Leta, James P Graham, Davide Dormino.

Il giardino cinto dai propri confini naturali racchiude un piccolo mondo in cui arte e natura attuano un dialogico scambio identitario e formale, fatto di innumerevoli singoli elementi che danno vita a un’unità segnica e contemplativa vissuta dalla comunità di intellettuali, artisti, collezionisti, mecenati, cittadini, visitatori che si nutrono di questo spazio immersivo e pieno in cui corpo e mente si librano ed equilibrano tra le ombre erbose.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.