Il pianoforte è uno strumento musicale a corde, nato alla fine del Seicento dalla fusione del clavicembalo col clavicordo, per opera di un italiano, il liutaio padovano Bartolomeo Cristofori. Le corde metalliche dello strumento sono percosse da martelletti azionati a loro volta da tasti che sono premuti dalle dita dell’esecutore. Le corde metalliche, tese su un telaio sempre di metallo, sono collocate dentro una cassa di legno a forma d’arpa disposta orizzontalmente (il cosiddetto pianoforte a coda), oppure possono essere inserite in una cassa rettangolare (il cosiddetto pianoforte verticale). La tastiera è composta da 85-88 tasti bianchi e neri. Le mani del pianista possono cadere sul tasto con più o meno forza: ecco da dove viene il nome pianoforte. Il pianoforte è il più diffuso strumento appartenente ai cordofoni a corde percosse; altri membri sono il clavicordo, oggi utilizzato prevalentemente per l’esecuzione filologica della musica d’epoca, e il fortepiano, progenitore del pianoforte.
Il meccanismo che trasmette il movimento del tasto al martelletto, che colpisce a sua volta la corda, è piuttosto complesso e ha visto diverse modifiche durante i secoli. Ciò che distingue il pianoforte da molti altri strumenti a tastiera è la possibilità di regolare l’intensità del suono attraverso un tocco più o meno deciso e di produrre appunto suoni che vanno dal molto piano al molto forte. Tra le altre caratteristiche, ce n’è una da tenere ben presente: il martelletto, dopo aver colpito la corda, torna indietro in posizione di riposo anche se l’esecutore continua a tenere premuto il tasto. Questo sistema, che viene chiamato dispositivo a scappamento, è stato in seguito perfezionato in modo da consentire di suonare più volte e con rapidità una stessa nota ribattendo il tasto corrispondente a quella nota. Il suono può essere modificato mediante pedali (solitamente tre), che azionano particolari meccanismi. In un moderno pianoforte a coda troviamo, da sinistra a destra, l’una corda, il tonale e quello di risonanza. Nei pianoforti verticali il pedale centrale aziona la sordina, che frappone una striscia di feltro fra le corde e i martelli per attutire il suono. Solo il primo e il terzo pedale sono presenti su tutti i pianoforti.
Il padovano Bartolomeo Cristofori, costruttore e riparatore di strumenti presso la corte dei Medici a Firenze, mise a punto tra il 1698 e il 1700 una specie di clavicembalo in cui la meccanica a corde pizzicate era sostituita da martelletti. Questo fu il prototipo del pianoforte che Cristofori battezzò con il nome di gravicembalo col piano e col forte. Il giovane strumento non godette subito di grande fortuna, anche perché non incontrò il gusto dei musicisti dell’epoca. Circa venticinque anni dopo, il tedesco Gottfried Silbermann cominciò a costruire strumenti ispirandosi a quello italiano di Cristofori e agli altri modelli seguenti: il suo strumento fu subito apprezzato da Federico II re di Prussia, che ne acquistò alcuni esemplari, e di conseguenza da un numero sempre maggiore di persone. Per questo motivo fondò una fabbrica di pianoforti. La sua fu la prima di una serie di ditte costruttrici di pianoforti che sorsero nella seconda metà del Settecento.
Nello stesso periodo apparvero anche le prime musiche per pianoforte, che incominciò a soppiantare con crescente rapidità il clavicembalo. Proprio in quegli anni allo strumento vennero aggiunti i pedali per aumentare o diminuire la sonorità e venne perfezionata la meccanica. Dai primi dell’Ottocento in poi, il pianoforte acquistò dimensioni sempre più imponenti, mentre nelle case borghesi si diffuse il meno ingombrante pianoforte verticale o da studio. In questo periodo nascono i grandi virtuosi dello strumento e si diffondono concerti pubblici come manifestazioni spettacolari. Iniziano a esibirsi compositori e pianisti romantici come Felix Mendelssohn-Bartholdy, Robert Schumann, Fryderyk Chopin e Franz Liszt. Per rinforzare il suono e consentire al pianoforte di suonare con le grandi orchestre furono usate corde più spesse e se ne aumentò la tensione. Per questo stesso motivo, intorno al 1872, venne brevettato dalla ditta statunitense Steinway – marchio oggi celebrato come “la Ferrari dei pianoforti” – un telaio in metallo fuso in un solo blocco, assai più robusto. Da allora la costruzione dello strumento non ha subito più modifiche rilevanti. Negli anni Trenta del Novecento venne inventato il pianoforte elettrico, strumento a tastiera usato soprattutto nel jazz e nel rock, in cui il suono – prodotto da elettromagneti – viene amplificato da altoparlanti.
I brani più ambiti dai pianisti sono convenzionalmente questi:
Clair de Lune – Claude Debussy
Nocturne in E-flat Major (Op. 9, No. 2) – Fryderyk Chopin
The Well-Tempered Clavier – Johann Sebastian Bach
Goldberg Variations – Johann Sebastian Bach
‘Moonlight’ Sonata – Ludwig van Beethoven
Piano Concerto No.5 ‘Emperor’ – Ludwig van Beethoven
Rhapsody in Blue – George Gershwin
Piano sonata in B minor – Franz Liszt

Richard Drake
Un uomo vittoriano nel caos della postmodernità.