ArtePrimo PianoPillole d’arte: “Gazing Balls” di Jeff Koons

Francesca Ombres8 Settembre 2020
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Le Gazing Balls di Jeff Koons sono sfere in vetro di colore blu poste di fronte o al di sopra di fedeli riproduzioni di opere d’arte gradite all’artista. Nella serie Gazing Balls Sculptures (2013) ritroviamo, ad esempio, il Torso del Belvedere, il Fauno Barberini o l’Ercole Farnese, mentre nella serie Gazing Balls Paintings (2014-2015) gli autori prescelti spaziano da Leonardo da Vinci a Édouard Manet, da Nicolas Poussin a Vincent Van Gogh, da Giotto a Claude Monet, da Gustav Klimt a Tiziano, fino a Pieter Paul Rubens.

Jeff Koons, Gazing Balls Paintings (da sinistra a destra: L’ispirazione del Poeta, Nicolas Poussin; Olympia, Édouard Manet; Caccia alla Tigre, Pieter Paul Rubens; Venere con lo specchio, Tiziano; Il Bacio, Gustav Klimt), 2014-2015, olio su tela, alluminio e vetro

Attraverso la superficie specchiata delle sfere, Koons rende visibile il dialogo eterno fra le opere d’arte: «Manet stava citando Tiziano, così come Picasso si rifaceva a Manet e Tiziano». La citazione assume nell’opera di Koons le fattezze del riflesso: se Rubens cita Leonardo, l’opera del primo si rifletterà sulla superficie specchiata della sfera posta davanti l’opera del secondo. L’arte è il frutto del confronto, lo scontro e lo scambio di idee che si sono succedute nel corso dei secoli. Koons ci spinge a guardare e contemplare l’arte (“to gaze” dall’inglese può essere infatti tradotto con entrambi i verbi) non solo nella singolarità dell’opera ma nel complesso della storia in cui essa è inserita. L’arte per Koons corrisponde al DNA culturale dell’umanità, la cui doppia struttura elicoidale si estende infinitamente nel tempo e nello spazio, creando ponti e connessioni che permettano lo sviluppo di geni – e dunque di idee – sempre nuovi: «Sono un essere umano diverso da quando vidi i quadri di Manet. È un dato di fatto che attraverso le idee puoi plasmare i tuoi geni. Attraverso le idee puoi diventare chi vuoi essere, connettendoti con la storia e penetrandola, potresti anche cambiare il tuo futuro».

Jeff Koons, Gazing Ball Painting (La Gioconda, Leonardo da Vinci), 2015, olio su tela, alluminio, vetro

Nel silenzio della notte, quando il museo è ancora chiuso al pubblico, si potrebbe udire il borbottio delle opere: l’indecifrabile Monna Lisa di Leonardo dice qualcosa a riguardo della sfacciata sensualità dell’Olympia di Manet; Giotto è interdetto da quelle strane figure con entrambi gli occhi posti sul medesimo profilo, si chiede di chi sia figlio quel bambino di nome Picasso e perché mai le sue opere siano esposte all’interno di quella strana stanza bianca che chiamano “museo”; Van Gogh lo si sente singhiozzare, piange ma di gioia finalmente, si commuove vedendo i suoi quadri esposti insieme alle opere dei più grandi maestri del passato e strizza l’occhio all’amico Gauguin.

Jeff Koons, Gazing Balls Paintings (Olympia, Édouard Manet), 2014-2015, olio su tela, alluminio, vetro

Quando poi le porte del museo si aprono e i riflettori si accendono, prendono parte a questo dialogo dei nuovi interlocutori: i visitatori. Questi, al pari delle opere, si specchiano sulle superfici delle sfere magiche, in grado di tramutare il fruitore in opera d’arte. Per la prima volta, il visitatore contempla se stesso nell’atto di contemplare l’opera d’arte, elevandosi dunque egli stesso a oggetto di contemplazione. La nostra immagine riflessa è specchio del nostro pensiero, stimolato dall’opera d’arte che abbiamo di fronte, dai rimandi palesi o celati alle altre opere d’arte esposte nella sala e anche dalle reazioni degli altri fruitori all’interno del museo; il tutto viene catturato nell’immagine riflessa e transitoria della superficie specchiante.

Jeff Koons, Gazing Balls Paintings (Campo di grano con corvi, Vincent Van Gogh), 2014-2015, olio su tela, alluminio, vetro

Le Gazing Balls di Koons non sono dunque le sfere di per sé, poste davanti la fedele riproduzione pittorica o scultorea del passato, ma il loro essere opera d’arte consiste nel dialogo muto della contemplazione che la loro ammaliante superficie specchiante genera, eccita e cattura. Le sfere luccicanti, originariamente soffiate dagli antichi mastri vetrai veneziani, vengono ora gonfiate dal fiato e dal pensiero di noi fruitori contemporanei e questo dialogo – elevato a opera d’arte – diviene un attimo preciso e infinitamente mutevole che si riflette nella Gazing Ball, immagine del pensiero, origine del dialogo e nutrimento per la storia dell’arte.

Francesca Ombres

Sul cielo del suo quartiere di periferia dipingeva i suoi desideri, scarabocchiandoci sopra parole a cui non riusciva a dar fiato. Smise di disegnare, innamorandosi invece di chi aveva ancora il coraggio di farlo. Così le parole mute di ieri divengono oggi “conversazioni immaginarie” - come questa città - con quegli uomini coraggiosi chiamati Artisti.