ArtePrimo PianoPier Giorgio De Pinto: il corpo nella sua fragilità e nella divina proporzione

Nicoletta Provenzano20 Maggio 2020
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Nella densa e tangibile consapevolezza della fragilità e vulnerabilità del corpo, nell’equilibrio precario e nell’incertezza che guida questa esplicitata lotta per la sopravvivenza contro un intruso, un ospite che si insinua tacitamente nel nostro organismo, il contatto e lo scambio relazionale e fisico con il mondo è ciò di cui ci si priva per combattere il contagio, una contaminazione tattile di cui il nostro vivere sociale si nutre.

L’isolamento conduce la riflessione al nostro interno, allo sguardo e al riguardo verso il corpo, nel suo precipuo funzionamento e in quello che concerne la presenza materiale, emotiva, psicologica, spirituale, al suo essere fragilmente unito e in relazione con una natura rigogliosa, il cui godimento ci è temporaneamente precluso.

Pier Giorgio De Pinto, Prolegomeni, Virus Me, 2001-2020

L’artista Pier Giorgio De Pinto, indagando superficie e abisso di una realtà multipla in un sistema di vita fagocitante, definisce, prefigura e comprende il tempo, non solo nel suo segmento specifico, ma oltrepassando l’esperienza presente, portando a leggibilità ombre e luci di un accadere, di fenomeni dalla portata sociale.

Il progetto Virus Me – realizzato dall’artista esattamente diciannove anni fa, nel 2001 – rivela, in una tecno figurazione, la realtà di un corpo martoriato dalla malattia, trasformato in carne, contaminata da divoratori invisibili che si insinuano nell’organismo ospite tracciandone marchi di dominio, ridisegnando comportamenti, abitudini e familiarità, avvelenandolo pian piano.

Pier Giorgio De Pinto, Preliminary examination, Virus Me, 2001-2020

L’artista fa emergere le paure, i lutti, la compassione, le difficoltà propagate e replicate nel sentimento collettivo e ora più espanse e ampliate nell’esplosione pandemica. La serie Virus Me – presentata nel 2002 per la terza edizione del Festival di arte e musica Boccheggiano – è stata inizialmente un’installazione site specific, a cura degli artisti Chiara Bindi e Miguel Rosario.

Pier Giorgio De Pinto, Venomous, Virus Me, 2001-2020

È un’azione virulenta e diffusa nei borghi e nelle abitazioni private della cittadina del Grossetano che nell’interno ed esterno dei suoi spazi vede il corpo esposto come veicolo del contagio, dell’insorgere, aggravarsi o alleviarsi di una malattia. La serie è stata successivamente esposta all’interno della mostra collettiva Freeshout!, curata da Federico D’Orazio, presso gli spazi di Officina Giovani nei Cantieri Culturali Ex Macelli di Prato. Il corpo si sposta nel luogo dove ogni processo ha operato in funzione di una realtà che ci racconta la dimensione fisica nei termini di carne esposta ed esplorata nella sua organicità.

Pier Giorgio De Pinto, Lymph, Virus Me, 2001-2020

In riferimento alla rete e allo sviluppo di virus in internet, Virus Me è stato esposto nel museo virtuale Ezra Kochka Museum con la cura di Massimo Cantarelli. Il progetto, come scrive l’artista, poneva in rapporto di somiglianza, accostamento e comparazione il mondo dei virus informatici e gli attacchi virali subiti dal corpo umano, similari per processo di propagazione, incubazione, sepsi e processo curativo.

Lungi dall’essere una lacerazione della carne o un oggetto corrotto dalla malattia, il corpo nel suo significato plurale e nel suo valore simbolico viene esplorato nelle sue corrispondenze armoniali, in rapporto aureo con la geometria astratta nel progetto Future is now. In questo progetto, nato nel 2010 e in continua e costante evoluzione, l’artista indaga il corpo come territorio non disgiunto dallo spazio circostante e percorre un viaggio tra longitudini e latitudini epidermiche, restituendo al corpo una sua irradiazione geometrica, attraverso i solidi platonici, corrispondendo al corpo maschile l’icosaedro e a quello femminile il dodecaedro: due figure cosmiche duali, corrispondenti, che rispettivamente conformano, nel Timeo di Platone, l’acqua e l’universo.

Pier Giorgio De Pinto, Future is now, 2010-2020

De Pinto, in confronto tra spirito e scienza, rappresenta l’uomo nelle sue proporzioni e nei suoi legami armonici, circoscritto dall’ambiente e reso intero, pieno e perfetto nell’integrazione fisica e percettiva con la terra.

Pier Giorgio De Pinto, Future is now, 2010-2020

Un’azione cross-disciplinare che si lega ai ricordi dell’infanzia dell’artista, alle trasformazioni di un luogo enigmatico nella Firenze degli anni ’70 ed ’80, lasciato libero da costruzioni nell’affermazione immune di terra ed erba, fino al 2000, anno della trasformazione dell’area in parco pubblico, oggi chiamato Parco di San Donato, alle cui spalle sorge il palazzo di Giustizia di Firenze, ideato da Leonardo Ricci e orchestrato sui cinque poliedri platonici.

Future is now, nel corso degli anni e nelle sue evoluzioni, si compone di video, foto digitali, mappe, scritture, appunti, fondendo insieme i linguaggi, le immagini e le possibilità di fruizione in una aderenza percettiva omnicomprensiva. Uomo e ambiente agiscono secondo un equilibrio mai disgiunto, che l’artista dispiega agli occhi del fruitore in forme fondamentali, in architetture e geografie urbane, nei processi digitali, nelle informazioni ed elaborazioni documentali.

L’artista conduce l’osservatore in una dimensione assoluta di spazio e nel tempo, all’interno di una realtà vissuta e sentita nella sua forma magnetica; i luoghi diventano sorgenti di interiorità emotiva, una narrazione estetica, manifestata al corpo attraverso i sensi, un’aura che agisce a livello identitario, nell’isotropia e nell’omogeneità dello spazio fisico e matematico.

 

 

Nota biografica:

Pier Giorgio De Pinto (1968), nato a Civitavecchia (Roma), vive e lavora in Ticino, Svizzera.
Ha esposto presso istituzioni e musei internazionali, quali Tate Britain e Whitechapel Gallery a Londra, Pesti Vigadó Palace a Budapest, Palazzo Medici Riccardi a Firenze, Palazzo Ducale a Genova, ViaFarini DOCVA a Milano, Pinault Foundation e Palazzo Grassi a Venezia, MACT/CACT Arte contemporanea Ticino e Museo Civico Villa dei Cedri a Bellinzona, i2a Istituto Internazionale di Architettura a Lugano, HeK Haus der elektronischen Künste e Fondation Beyeler a Basilea, La Raffinerie/Charleroi Danse di Bruxelles. Ha inoltre esposto nella 7a Biennale di Berlino ed è stato tra gli artisti di Manifesta 11 a Zurigo. I suoi lavori si possono trovare in collezioni internazionali, pubbliche, private e cantonali.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.