LetteraturaPrimo Piano“Passi silenziosi nel bosco”, l’ultimo lavoro di Marco Steiner

Emiliano Ventura6 Dicembre 2020
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È da poco uscito Passi silenziosi nel bosco di Marco Steiner, con gli acquerelli di Nicola Magrin e le immagini originali di Hugo Pratt tratte dalla saga di Wheeling; lo edita Nuages, fortemente voluto da Cristina Taverna, editrice e gallerista. Da questi brevi cenni si può cogliere come si tratti di un libro d’arte. La parola è legata all’immagine e la pagina acquista significato grazie alle due tecniche che la compongono; è un libro che non si legge, ma si osserva e si ascolta.

Ho avuto la fortuna di consultare in anteprima il file del libro per la stampa, sullo schermo del pc, e tanto mi era bastato per cogliere la forza delle immagini e ammirare le bellissime parole scritte da Marco Steiner. Ho capito, immediatamente, che l’autore aveva scritto un lungo poemetto in accordo alla più armoniosa visione della natura, del bosco e dei suoi abitanti. La metrica non sarà rigorosa ma non era nell’intento dell’autore scrivere un poemetto, ma una prosa che si adattasse all’atmosfera del grande nord raccontato in origine da Hugo Pratt e qui reso dagli acquerelli di Negrin. Si tratta, quindi, di una prosa in grado di far vibrare le foglie degli alberi e rilucere le acque: operazione ampiamente riuscita. Il libro ha pienamente raggiunto il suo fine, lo scopo della sua edizione; è impossibile leggerlo e non sentirsi nel bosco, circondati dalle creature che lo animano.

Eppure c’è qualcosa in più. Qualcosa non torna. Appena giunto, rileggo il libro cartaceo, lo ascolto e lo respiro. Ha un formato grande, le immagini riempiono la pagina, le chine di Pratt si sovrappongono all’acquerello di Negrin, e la parola di Steiner trascende il tutto. E allora non sai più cosa stai leggendo, che esperienza stai vivendo. Seguo l’opera di Steiner da anni e da anni affermo che egli trascende il genere. Il suo ultimo libro, Isole di ordinaria follia, ha questa caratteristica: lo leggi e non sai se è una prosa, un monologo teatrale o una poesia; probabilmente è tutto questo insieme.

Passi silenziosi nel bosco trascende – di nuovo – il genere; non è solo un poemetto, le immagini non sono solo illustrazioni, né tantomeno si tratta di un fumetto; anche la definizione di libro d’arte mi sembra inappropriata. Quando il poemetto dà voce al cervo, alla solitudine dell’uomo, alle foglie, il lettore si trova in un contesto diverso, qualcosa legato all’origine di quella terra del nord America.

Passi silenziosi nel bosco è un canto sacro di un uomo e della sua visione della natura; non so come, non so perché, non so quando, ma gli autori del libro hanno trasceso il genere per divenire altro da sé. Grazie alla visione di Steiner ho ascoltato le ultime parole dedicate ad «alcuni uomini, quando restano soli»; parole che continuano a sussurrarmi – a sussurrarci – che la mia solitudine è diventata amicizia.

Questo libro non si lascia definire per ciò che è, ma per quello che non è; non si riesce a dire da dove provenga ciò che rimane dopo la lettura. Ma resta, fortemente, perché «c’è tutto, tutto incredibilmente».

Emiliano Ventura

Scrittore e saggista esperto di filosofia del linguaggio, delle relazioni tra messaggio scientifico e divulgativo, del ruolo della filosofia nella società della comunicazione. È dottore di ricerca presso la Pontificia Università Laterana. Collabora con diverse riviste.