Siamo in grado di dire, nella storia del nostro mondo, quand’è che è nato il “bambino”? Questo stadio della vita umana nel corso del Medioevo e del Rinascimento è rimasto una terra incognita, con ancora diversi aspetti da scoprire e da elaborare secondo quella disciplina che oggi consideriamo la moderna pedagogia. La famiglia, in questi periodi, era infatti concepita come una sorta di miscuglio omogeneo, in cui i bambini erano avvertiti come degli “umani inferiori”. Per il filosofo francese Michel de Montaigne (1533-1592) i bambini addirittura non avrebbero avuto né attività mentale né una forma corporea “riconoscibile”.
Qualche decennio dopo, esattamente nel 1658, qualcosa cambiò. E, come è accaduto spesso nella storia dell’uomo, ciò avvenne dopo la pubblicazione di un libro. Stiamo parlando dell’Orbis Sensualium Pictus (Il mondo illustrato delle cose visibili), il primo libro illustrato pensato per i bambini. Il suo autore è Giovanni Amos Comenio (1592-1670), filosofo, teologo e pedagogista cecoslovacco.
Il volume, nella sua prima edizione, è una raccolta di immagini e didascalie, in tedesco e latino, di tutte le cose che fanno parte del mondo. Nell’introduzione un uomo adulto spiega a un bambino qual è l’intento della sua opera: guidarlo tra le cose del mondo con l’aiuto di Dio. Bisogna però partire dalle basi, quindi le prime pagine sono dedicate all’alfabeto: prima di conoscere tutte le cose che esistono, il fanciullo deve imparare a dargli un nome e a rappresentarle sia attraverso le parole che le immagini. Dopo tutto questo, giunge il capitolo dedicato a Dio, colui che tutte queste cose le ha create. E poi, come una Genesi biblica, appaiono in ordine le cose create ed esistenti per l’uomo e con l’uomo.
Comenio aveva come obiettivo quello di creare uno strumento efficace e innovativo per i maestri, affidandosi al potere delle immagini e delle semplici frasi esplicative. Il testo divenne infatti molto popolare e per un certo periodo fu il libro più utilizzato per l’educazione elementare. Venne quindi tradotto in varie lingue, persino orientali.
Anche l’autore era molto noto in Europa, in quanto riformatore dell’istruzione scolastica in vari Paesi. Le sue intuizioni circa l’educazione infantile sono ancora particolarmente influenti e, potremmo dire, attuali. La prima parte – quella dedicata all’alfabeto – include infatti, accanto a ogni lettera, un animale accostato al suo verso caratteristico: il gatto fa «nau nau» e il cane «err». Un po’ come i giocattoli moderni che riproducono i suoni degli animali.
Ciò che è molto curioso, come si è accennato, è che subito dopo questa sezione ludico-istruttiva, il testo sfocia direttamente nel filosofico e, a dispetto del titolo, nell’invisibile: il secondo capitolo parla di Dio, descritto come «spirituale nella sua essenza e unico. Nella sua personalità, triplice». Dio è poi «una luce inaccessibile e, tuttavia, tutto nel tutto. Ovunque e in nessun luogo». Anche questa parte dedicata a Dio è, come il resto del libro, illustrata e, sebbene si tratti di un libro per bambini, i disegni sono molto concettuali e metafisici, fin troppo elaborati: Dio è infatti rappresentato tramite delle figure geometriche.
Solo dopo aver presentato il Creatore si può procedere con il resto della Creazione e delle creature: Mundus (il mondo), Caelum (il cielo), i quattro elementi, le piante e gli animali, persino le specie esotiche. Dopo ben 35 capitoli dedicati a tutto questo, Comenio giunge infine a presentare l’uomo, l’ultima creazione divina. Si parte dalla descrizione dell’anatomia umana: il nome delle parti del corpo e la differenza tra uomo e donna. Subito dopo, così come avvenuto all’inizio, si torna all’“invisibile” con la sezione dedicata all’anima umana, con tanto di rappresentazione figurativa della stessa. L’anima è, inoltre, suddivisibile in varie tipologie, a seconda che appartenga a un essere umano (anima razionale), a un animale (anima sensibile) e a una pianta (anima vegetativa).
Successivamente si passa alle attività compiute dagli uomini, ovvero la produzione del miele e della birra, la costruzione, la preparazione del pane e così via. Dopo è il turno della attività più “dotte”: musica, filosofia e astronomia. Solo alla fine c’è dello spazio per gli “hobby” e le attività ricreative: tennis, dadi e scherma.
Dal capitolo 144, Comenius inizia una trattazione teologica, dedicando delle sezioni al giudaismo, al cristianesimo e, infine, al Giudizio Universale, in cui dà una completa visuale di come il mondo dovrà finire: tutto quello che l’alunno ha appreso nelle pagine precedenti sarà destinato a smettere di essere per volere divino.
Alla fine, così come all’inizio, l’adulto parla al fanciullo: «Hai brevemente visto tutte le cose visibili. Leggi altri libri» per essere «dotto, saggio e devoto». Cosa molto importante è che un libro a vocazione, per forza di cose, scientifica, si affidi del tutto al Credo e alla devozione, elementi imprescindibili, assolutamente necessari per formare un uomo completo. L’ultima ammonizione del maestro al fanciullo è infatti la seguente: «Ricorda tutte queste cose; abbi timore di Dio e pregalo, affinché possa infondere su di te lo Spirito della Saggezza. Addio».

Lucia Cambria
Siciliana, laureata in Lingue e letterature straniere e in Lingue moderne, letterature e traduzione. Particolare predilezione per la poesia romantica inglese e per la comparatistica. Traduttrice di prosa e versi, nel 2020 ha trasposto in italiano per Arbor Sapientiae il romanzo "L’ultimo uomo" di Mary Shelley.