ArtePrimo PianoPalazzo Barberini ospita le opere di Orazio Borgianni, un genio inquieto nella Roma di Caravaggio

Nicoletta Provenzano18 Agosto 2020
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La mostra Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio, a cura di Gianni Papi, presso Palazzo Barberini, pone l’accento su una personalità artistica significativa nell’ambiente romano, e non solo, fra fine Cinquecento e prima decade del Seicento.

L’artista, dalla vita avventurosa e turbolenta, raggiunge uno stile innovativo grazie ad uno sguardo nutrito da fonti figurative ed elementi stilistici cinquecenteschi, che richiamano il Correggio, il Parmigianino, il Bassano, il Tintoretto, uniti alle influenze dell’arte spagnola e ad una capacità luministica affine alle opere del Caravaggio, ma carica di intensità e movimenti inquieti, come analizzato da Gianni Papi già all’inizio degli anni Novanta.

Palazzo Barberini, Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio, Foto Alberto Novelli, Sala 2

L’esposizione, incentrata sugli anni successivi al suo rientro a Roma dopo il soggiorno spagnolo, sottolinea il punto di riferimento imprescindibile che l’artista rappresenta nell’ambiente romano del Seicento: le opere di Orazio Borgianni anticipano un linguaggio rinnovato nei canoni stilistici che crea una forma di naturalismo alternativa al Caravaggio, sviluppato in seguito dagli artisti Antiveduto Gramatica, suo amico e confidente, Giovan Francesco Guerrieri, Simon Vouet, Giovanni Lanfranco e Giovanni Serodine, e influenzano profondamente per stesura pittorica, cromatismo, soluzioni compositive, luminismi e turbolenze gli artisti Carlo Bononi, Tanzio da Varallo, Carlo Saraceni, Luis Tristán, Claude Vignon, Guido Cagnacci.

Palazzo Barberini, Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravggio, Foto Alberto Novelli, Sala 6

Nel lento avanzare di sala in sala, le opere degli artisti si susseguono confrontandosi nelle atmosfere tonali brune e calde, nella morbidezza degli incarnati e dei panneggi. Borgianni rappresenta una sacralità munificente, morbida e carezzevole nella sua presenza corporea, opulenta nella cromia, nella sapiente pennellata e nel respiro luministico, frugale e autentica nella fisicità e nell’equilibrio compositivo, pauperistico nelle figurazioni.

Orazio Borgianni, Sacra Famiglia con sant’Elisabetta, san Giovannino e un angelo, 1609, olio su tela, cm 257 x 202, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini

Nell’opera Sacra Famiglia con sant’Elisabetta, san Giovannino e un angelo di Palazzo Barberini – tra le poche opere in cui è manifesta una spiccata influenza del Caravaggio, specie nei contrasti di luci e ombre – l’incontro nell’intimità della casa accompagna lo sguardo tra le luci degli incarnati, nelle linee semplici ed eleganti delle stoffe nella cesta in primo piano che introduce la scena, tra le espressioni miti dei volti, cullate dalla musica e dai suoni dell’infanzia, seppur carica del ruolo salvifico e della complessità del disegno divino.

Orazio Borgianni, Natività della Vergine, 1613 circa, olio su tela, cm 250 x 150, Savona, Basilica di Nostra Signora della Misericordia

In Natività della Vergine, opera realizzata nel 1613 per il Santuario di Nostra Signora della Misericordia di Savona, l’architettura ampia e disadorna, che circoscrive la nascita della Vergine, sostiene la chiarezza delle forme, la vivezza luministica di un evento sacro, nell’attività spontanea, alacre e laboriosa che sovrintende la cura per la nascitura e la partoriente, mentre il tendaggio rosso sullo sfondo accende acuta brillantezza alla rappresentazione.

Simon Vouet, Circoncisione, 1622, olio su tela, cm 290 x 193, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Courtesy Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, Museo e Real Bosco di Capodimonte

Alle diciotto opere del Borgianni presenti nella prima sezione della mostra fanno eco le diciassette opere della seconda sezione che manifestano l’ampliamento e la definizione del linguaggio anticipatore dell’artista, come nell’opera Circoncisione di Simon Vouet che nelle luci, nei drappi, nella chiarezza compositiva, semplice e classica, nell’ambientazione architettonica asciutta e lineare porta con sé la lezione del Borgianni unita all’arte veneziana, punto cardine per entrambi.

Guido Cagnacci, Maddalena penitente, 1622 circa, olio su tela, cm 86 x 72, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini

La splendida Maddalena penitente di Cagnacci, in un sensuale abbandono che è dolore ed estasi, richiama – dell’artista romano – la trattazione degli incarnati dalla cromia intensa e fremente, che dona presenza corporea vivida alla figura rappresentata.

La mostra, prorogata fino al 1 novembre del 2020, è corredata da un catalogo edito da Skira con il saggio di Gianni Papi, i testi di Daniela Brogi e Yuri Primarosa e le schede delle opere di Tommaso Borgogelli, Enrico Ghetti e Gianni Papi.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.