Nasce Teatro Bellini Story, una preziosa raccolta di opere, balletti e concerti trasmessi in live streaming sul sito del teatro a partire da giovedì 19 marzo. Si è iniziato con Norma (2005), con protagonista il soprano greco Dimitra Theodossiou, per la regia di Walter Pagliaro, sul podio il maestro Giuliano Carella. Norma aveva la voce e la presenza scenica del soprano greco Dimitra Theodossiou, artista di caratura internazionale, molto cara al pubblico catanese. Artisti di spicco figuravano anche per gli altri ruoli principali: Adalgisa era Nidia Palacios, mezzosoprano italo-argentino; Pollione era interpretato dal tenore italo-uruguayano Carlo Ventre, mentre Oroveso dal basso Riccardo Zanellato. Nelle parti di fianco, Maria Grazia Calderone nel ruolo di Clotilde, e Mariano Brischetto in quello di Flavio, entrambi artisti del Coro del Bellini.
È inoltre disponibile Un Ballo in maschera, melodramma in 3 atti di Antonio Somma dal dramma Gustave III, ou le bal masqué di E. Scribe. Si riproduce l’allestimento della celeberrima opera di Giuseppe Verdi con cui il Teatro Massimo Bellini di Catania inaugurò la Stagione Lirica 2013, nel bicentenario del Cigno di Busseto. Una scelta motivata anche dal commosso omaggio al grande tenore siciliano Marcello Giordani, stella internazionale della lirica, prematuramente scomparso lo scorso anno. Orchestra, coro e tecnici dell’ente danno vita a un’edizione stellare di un titolo che mancava dal palcoscenico etneo da otto anni. Sul podio brillava la presenza prestigiosa di Josè Cura, che già affiancava alla carriera di tenore quella direttoriale. A firmare l’intensa regia era Luca Verdone, mentre sul palcoscenico spiccavano – come si è detto – Marcello Giordani (Riccardo) e un’altra star del calibro di Dimitra Theodossiou (Amelia), il soprano greco tante volte applaudita anche al Bellini. Negli altri ruoli principali, nomi di spicco come Piero Terranova (Renato), Nicole Piccolomini (Ulrica), Manuela Cucuccio (Oscar). Il coro era istruito da Tiziana Carlini. L’allestimento della Fondazione Arena di Verona poteva contare sulla scene di Raffaele Del Savio e i costumi di Alberto Spiazzi; i movimenti coreografici erano di Giusy Vittorino, le luci di Salvatore Da Campo. Nelle parti di fianco: Angelo Nardinocchi (Silvano), Paolo La Delfa (Samuel), Concetto Rametta (Tom), Alfio Marletta (Giudice / Un servo di Amelia).
Interessante è ripercorrere la genesi della partitura che Verdi costruì sul melodramma del librettista Antonio Somma, tratto a sua volta da una prestigiosa fonte francese, il dramma Gustave III, ou le bal masqué di Eugène Scribe. Destinata inizialmente al Teatro San Carlo, l’opera fu osteggiata dalla censura borbonica per via dell’omicidio reale posto in scena da un marito che si ritiene tradito e aderisce perciò a una congiura contro il sovrano, tanto più in concomitanza con l’attentato a Napoleone III. La gestazione fu perciò assai tormentata, fino al fallimento della trattativa con il teatro napoletano. L’intransigenza di Verdi venne però premiata e il debutto avvenne al Teatro Apollo di Roma, il 17 febbraio 1859. Come scriveva Luca Verdone nelle note di regia: «Nella prodigiosa ricchezza della partitura musicale del Ballo in maschera si stenta a riconoscere l’autore della Traviata e Rigoletto, e più ancora del Trovatore o dei Vespri siciliani. La passione amorosa di Riccardo ed Amelia è più languida e sentimentale che nella Traviata e dunque il lavoro di lettura drammatica sui caratteri dei personaggi ha posto molta attenzione ai contrasti tra i sentimenti dell’amore e quelli dell’odio, in un contesto dove regnano le tenebre».