Mentre architetti e designer in Germania, Francia e Svizzera, in pieno periodo interbellico, mescolavano la propria estetica a quella del Movimento Moderno, in Finlandia uno spirito di riforma del design simile – ma meno dogmatico – emerse nell’opera di Aino Marsio e del marito: l’architetto e designer Alvar Aalto, pioniere del design moderno e sinonimo dello stile Scandinavo Moderno, l’estetica minimalista e funzionale dei paesi nordici nato a metà del XX secolo.
Nato nel 1898 nella città di Kuortane, Hugo Alvar Henrik Aalto si trasferì con la famiglia, a soli cinque anni, a Jyväskylä, una città situata tra due laghi nel mezzo della Finlandia e che negli anni a venire sarebbe stata fortemente associata al nome dell’architetto. Nel 1921, Aalto si laureò presso l’Università tecnologica di Helsinki, aprendo il proprio ufficio in città e nel 1925 incontrò la sua futura moglie, l’architetto Aino Marsio, con la quale instaurò un proficuo sodalizio artistico che durò fino alla morte di Aino nel 1949. Insieme, hanno fornito una necessaria reinterpretazione del funzionalismo, caratteristica principale del Movimento Moderno, basata su un approccio al design più olistico e incentrato sull’utente. Aino e Alvar Aalto collaborarono a molti progetti, tra cui lo sviluppo di tecniche di laminazione e piegatura del legno già a partire dal 1929, che portarono, durante gli anni ’30, alla produzione di numerosi progetti di sedute, ora divenute vere e proprie icone.

Come molti altri, anche Aalto si ispirò, inizialmente, al rigoroso funzionalismo del movimento della Bauhaus e di Le Corbusier, progettando diversi edifici modernisti, come la Vyborg City Library, disegnata nel 1927 e costruita nel 1934. Ma il lavoro più famoso di Aalto, riconducibile al suo periodo “funzionalista”, fu il Sanatorio di Paimio a Turku, progettato insieme ad Aino.

Durante i primi decenni del XX alla diagnosi di malattia tubercolare veniva prescritto riposo, sole e aria fresca: nel 1929, quindi, fu programmata la costruzione di un sanatorio per la tubercolosi annunciando un concorso per decidere chi avrebbe disegnato l’edificio. La coppia Aalto vinse la competizione e insieme concepirono un progetto che avrebbe contribuito al processo di recupero dalla malattia: disegnarono speciali balconi solari dove i pazienti potevano essere esposti all’aria senza lasciare i letti e prestarono particolare attenzione alla progettazione delle camere.

Inoltre, gli Aalto furono profondamente coinvolti nell’intero processo di costruzione, non limitandosi solo al processo di ideazione dell’edificio, ma progettando anche tutti gli arredi e scegliendo le combinazioni di colori dell’intero sanatorio. Contrari all’uso del metallo tubolare, gli Aalto crearono mobili di tendenza in legno lamellare e legno di pioppo che, in fase di lavorazione, potevano essere piegati seguendo curve più conformi alle forme del corpo umano e risultavano più caldi al tatto.

La coppia riteneva che il design dovesse essere una forza umanizzante, respingendo, così il severo vocabolario geometrico tanto amato dai loro contemporanei in Germania, Francia e Svizzera. Pertanto, le comode e funzionali sedute degli Aalto furono rivoluzionarie per l’epoca e segnarono una nuova direzione all’interno del design Moderno che respingeva l’alienante tendenza estetica di acciaio e vetro in favore di materiali e forme più “umane”. La celebre poltrona di Alvar Aalto, Modello No.41, progettata appositamente per agevolare la respirazione dei pazienti del sanatorio, incarna interamente il cuore del loro lavoro: forme organiche, visivamente accattivanti che erano in grado di offrire un design estremamente democratico.

Alla fine degli anni ’30 la visione degli Aalto secondo cui l’architettura dovesse essere armonizzata all’ambiente nel quale è incastonata venne espressamente messa a fuoco con la progettazione di Villa Mairea: una residenza privata a Satakunta, situata nella parte sud-occidentale della Finlandia.

La villa, completata nel 1939, fu interamente incorporata nella natura circostante, con un cortile che si apriva sulla pineta e un massiccio uso del legno sia nell’arredamento sia nell’architettura. Si può senz’altro dire che Villa Mairea simbolizza la vera rottura degli Aalto con il funzionalismo dottrinale: in questo progetto la foresta circostante svolge un ruolo tanto essenziale quanto lo stesso edificio, fondendosi in un tutt’uno indissociabile.

I coniugi furono, inoltre, talentuosi designer: nel 1935 fondarono Artek, una fabbrica di mobili il cui scopo era quello di diventare un centro per il modernismo in cui il design nazionale e internazionale potesse incontrarsi e fondersi in versioni sempre nuove. Molti degli arredi di Artek sono rapidamente diventati dei classici moderni, come l’iconico sgabello Model 60, fabbricato in diversi milioni di copie.

Tra i loro progetti di design si possono annoverare anche numerosi articoli in vetro, come mostra la gamma di oggetti creata da Aino nel 1932 per le vetrerie Karhula – Littala e il noto vaso Savoy (1937) ispirato alle rive dei laghi finlandesi. I mobili in legno, spesso in betulla, e i loro progetti di vetreria, catturavano l’essenza della natura con le sue forme morbide, fluide ed ondulate, anticipando le forme armoniche che sarebbero diventate estremamente popolari dopo la Seconda Guerra Mondiale.


Con la sua estetica emotivamente convincente e morbida, il lavoro degli Aalto manifestò un impegno programmatico che coniugava innovazione e tecnologia, offrendo un nuovo e influente vocabolario di forme organiche in grado di fornire una versione più attraente del Modernismo. A più di 80 anni di distanza, i loro progetti intramontabili sfidano qualsiasi confine stilistico, mostrando – ancora oggi – quanto fosse nuova e originale la ricerca sul senso dell’abitare da parte della coppia di architetti finlandesi, che furono capaci di realizzare una straordinaria sintesi fra tecnica, forma e poesia.

Greta Aldeghi
Laureata in design, lettrice incallita e viaggiatrice creativa. Adora design, arte, architettura, scrittura e la ricerca senza fine di nuove esperienze da affrontare.