Ho sparso i miei sogni sotto i tuoi piedi,
Cammina piano, perché stai camminando sui miei sogni.
Questi due versi racchiudono tutto l’amore che legò William Butler Yeats alla donna che è da sempre stata considerata la sua musa ispiratrice: Maud Gonne, attrice e rivoluzionaria irlandese. E Maud davvero camminò sui sogni di Yeats; anzi, sarebbe forse opportuno – in questo caso – scegliere per il termine utilizzato nel testo originale («tread»), la variante negativa di “camminare”: “calpestare”. Maud fu per anni inseguita e desiderata dal poeta e si oppose alle sue pressanti e ripetitive proposte di matrimonio: considerava il matrimonio inopportuno per i poeti ed ebbe anche il curioso ardire di riferire a Yeats che solo grazie a quei suoi rifiuti lui poteva vantare una certa finezza nei suoi versi, cosa che non si sarebbe verificata se lei avesse accettato la sua proposta; il mondo doveva insomma “ringraziarla” per questo.
Il vero motivo per il quale Maud non volle mai sposare il poeta fu in realtà che non lo considerava abbastanza legato alla questione nazionale – così come lo era lei – e perché lui non aveva intenzione di convertirsi al cattolicesimo. I due si incontrarono per la prima volta a Londra nel 1889. Maud si trovava lì nel periodo successivo alla morte del padre e solo dopo nove giorni andò via dalla capitale inglese, lasciando il poeta però perdutamente innamorato di lei. La donna diverrà da subito infatti la fonte di ispirazione delle sue poesie e opere teatrali.
Una delle poesie più evocative è certamente When You Are Old (Quando sarai vecchia), in cui l’io poetico si rivolge direttamente alla donna chiedendole di immaginarsi sul finire dei propri giorni, prendere in mano il libro che contiene questa poesia e leggerla, pensando alla dolcezza che il suo sguardo aveva nei tempi passati:
Quando tu sarai vecchia, tentennante
tra fuoco e veglia prendi questo libro,
leggilo senza fretta e sogna la dolcezza
dei tuoi occhi d’un tempo e le loro ombre.
La invita poi a pensare a tutte le persone che nel tempo hanno amato la sua bellezza e la sua grazia, sebbene molti non fossero del tutto sinceri: uno in particolare – si riferisce, ovviamente, a se stesso – ha amato in lei la sua complessità e l’irrequietezza del suo spirito:
Quanti hanno amato la tua dolce grazia
di allora e la bellezza di un vero o falso amore.
Ma uno solo ha amato l’anima tua pellegrina
e la tortura del tuo trascolorante volto.
Il poeta immagina, nell’ultima stanza, la donna piegarsi di fronte a un fuoco acceso e mormorare tra sé e sé di come l’amore sia fuggito via in mezzo ai monti:
Cùrvati dunque su questa tua griglia di brace
e di’ a te stessa a bassa voce Amore
ecco come tu fuggi alto sulle montagne
e nascondi il tuo pianto in uno sciame di stelle.
Le immagini evocate non dipingono una scena rosea e serena. Il poeta sta prevedendo un futuro di solitudine e rimpianti, in cui la donna sarà da sola, con l’unica compagnia di un libro. Eppure, sebbene questa poesia possa essere considerata quasi come una sorta di “rimprovero”, Yeats non manca di conferire alla donna che ama l’essenziale compito di illuminare le sue notti più buie. Lo «sciame di stelle» è la nuova forma che la donna allora assumerebbe, un po’ come il desiderio di Giulietta di vedere il suo Romeo tagliato in piccoli frammenti siderali disseminati per il firmamento:
dammi il mio Romeo, e quando sarò morta
prendilo e taglialo in tante piccole stelle:
egli renderà così bello il volto del cielo
che tutti al mondo s’innamoreranno della notte.
(Romeo e Giulietta, Atto III, Scena 2)

Lucia Cambria
Siciliana, laureata in Lingue e letterature straniere e in Lingue moderne, letterature e traduzione. Particolare predilezione per la poesia romantica inglese e per la comparatistica. Traduttrice di prosa e versi, nel 2020 ha trasposto in italiano per Arbor Sapientiae il romanzo "L’ultimo uomo" di Mary Shelley.