Nell’età del Rame e nell’età del Bronzo della nostra penisola, materiali di pregio – rari, esotici o semplicemente insoliti – giocano un duplice ruolo: quello di segnalare i fili di antiche vie di traffico e scambio di informazioni tra Europa centro-settentrionale, Italia e area mediterranea e quello di esprimere materialmente differenze di rango o ricchezza e, più in generale, l’interazione e il confronto tra gruppi sociali. In particolare, alcuni tipi ben riconoscibili permettono di collegare tra loro specifiche aree in determinati periodi della preistoria e della protostoria europea, evidenziando direttrici di scambio che mutano nel corso del tempo. Tra questi rientrano i bottoni conici con perforazione a V, le placchette multiforate complesse, i vaghi tipo Tirinto e Allumiere.
L’origine dell’ambra usata per la produzione di ornamenti nelle età del Rame e del Bronzo in Europa è al centro del dibattito scientifico fin dalla fine del XVIII secolo, quando Schlieman scoprì i noti reperti in ambra delle tombe micenee e Helmut provò a sviluppare il primo metodo analitico per differenziare i tipi di ambra utilizzati in Europa. Un metodo appropriato per la discriminazione dell’origine dell’ambra è stato sviluppato da Beck e collaboratori negli anni ’60. In particolare, essi riuscirono a identificare la succinite (il principale tipo di ambra presente nel Baltico, spesso semplicemente definita come “ambra baltica”) tramite analisi infrarossa.
Diverse ricerche condotte negli anni successivi hanno dimostrato come la maggior parte dei reperti delle età del Bronzo e del Ferro siano costituiti da succinite, mentre soltanto pochi oggetti sono di un altro tipo di ambra, non identificato. Dopo questi primi risultati, l’interesse per questo tipo di ricerca archeometrica andò scemando e solo pochi dati furono aggiunti allo studio. Fortunatamente, grazie all’ampia diffusione delle strumentazioni IR e a un nuovo interesse per questo settore di ricerca, negli ultimi dieci anni numerosi lavori sono stati portati avanti da varie équipe di ricerca europee, consentendo di mettere a fuoco un nuovo e interessante quadro d’insieme.
Nel corso dell’età del Rame, in Italia, i manufatti in ambra sono piuttosto rari. Nel sud della penisola sono costituiti esclusivamente da simetite (ambra siciliana), mentre non vi sono dati pubblicati per l’area settentrionale. Le analisi disponibili per l’Italia settentrionale evidenziano che dal Bronzo Antico è attestata solo succinite, mentre nel sud uno studio su ornamenti siciliani ha provato che, parallelamente alla larga diffusione dell’ambra baltica, è attestato uno sfruttamento su piccola scala di simetite.
Nuove ricerche su ambre archeologiche dalla penisola iberica sembrano supportare l’ipotesi di un’ampia diffusione della simetite nel III millennio a.C., o forse anche nei millenni precedenti. In 4 siti megalitici datati al V-IV millennio a.C., infatti, è stata identificata della simetite e, anche se in due casi l’interpretazione delle analisi è dubbia, gli altri casi sembrano attestare una diffusione dell’ambra siciliana sorprendentemente precoce. Nell’età del Bronzo la presenza di simetite è stata provata solo per due siti: Cova del Gegant (Spagna) e il tholos di Vayenas, Pylos (Grecia). In Europa, oltre alla succinite e alla simetite, altri tipi di ambra erano in uso nell’età del bronzo, in particolare la rumanite, l’ambra ampiamente diffusa nell’area dei Coltzi (Romania). Le analisi degli ornamenti dall’importante tesoretto di ambre di Cioclovina (Romania) dimostrano che erano costituiti da rumanite. È interessante notare che le analisi IR dei coevi ornamenti in ambra da Romanzesu (Nuoro, Sardegna) rivelano la presenza di succinite e di un altro tipo di ambra, il cui spettro è molto simile alle ambre rumene (rumenite, schraufite).
Il bottone conico con perforazione a V, legato in particolare alla Cultura del Vaso Campaniforme, testimonia la prima diffusione dell’ambra dalle coste baltiche verso l’Inghilterra e l’Europa Centrale. La sua origine è tuttavia più antica, poiché nasce nelle culture baltiche che dal primo Neolitico raccolgono l’ambra e iniziano a lavorarla. Questi manufatti compaiono in Italia in un momento tardo, che può essere inquadrato nel Bronzo antico: due elementi provengono infatti da Lagazzi di Vhò e da Cattaragna. Anche se più tardi rispetto agli altri esemplari europei, essi rappresentano il primo indicatore in ambra tipologicamente ben riconoscibile riscontrabile in territorio italiano.
Tra le placchette multiforate complesse, di particolare interesse risulta il “tipo Kakovatos” poiché – grazie alle sue numerose varianti e alla sua diffusione – fornisce notizie utili sui collegamenti tra il mondo nord-europeo e mediterraneo, rivelando direttrici di circolazione che coinvolgono in particolare la Cultura del Wessex, la Cultura dei Tumuli centro-europea e la Grecia micenea. In Italia non risulta a oggi attestato alcun esemplare certo di tipo Kakovatos, ma sono comunque presenti altri tipi di placchette multiforate complesse, provenienti dalla Sicilia e dal Trentino e databili al Bronzo Medio. Esiste anche un pezzo inedito da Parma, che presenterebbe una perforazione a Y: in caso di conferma, la placchetta sarebbe accostabile ad altri rari esempi segnalati tra Francia e Germania. Inoltre un esemplare non finito è stato trovato a Frattesina, circostanza che potrebbe indicare la presenza di un centro di lavorazione.

Alice Massarenti
Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.