È stata presentata sabato 28 settembre una delle ultime acquisizioni di arte contemporanea dell’Istituto Centrale per la Grafica: la ceramica policroma di Luigi Ontani NaturaExtraMortAntropomOrfana = Peltrossequio, d’après Giorgio Morandi, esposta insieme al cofanetto L’Ombrofago con quattro fotolitografie e la videoinstallazione omonima. L’opera acquisita dall’Istituto, grazie al sostegno della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, è parte di un dialogo intessuto già nel 2015 a Grizzana tra le stanze della Casa-Studio di Morandi, luogo scelto da Luigi Ontani per magnificare la poetica nobile e altissima del maestro.
L’incontro tra l’opera dei due artisti vive nello sguardo condiviso verso quei paesaggi dell’Appennino emiliano comuni ad entrambi, nelle affinità, discordanti e forse opposte, con un piccolo territorio e con i luoghi dell’abitare che esemplificano i temperamenti dei due autori legati a Grizzana per scelta, nel caso di Morandi, per nascita nei territori limitrofi nel caso di Ontani. E’ in questo piccolo angolo di mondo che inevitabilmente prende corpo questa relazione spirituale, questa visione prismatica del lavoro di entrambi che si esprime partendo primariamente dai luoghi: uno spazio intimo, dimesso, essenziale come la casa di Morandi e un’architettura antica, enigmatica come la Rocchetta Mattei per Ontani. Un legame che continua anche a Roma nella collezione d’arte dell’Istituto Centrale per la Grafica che – già a partire dal 1948 e a proseguire con ulteriori donazioni – conserva un centinaio di matrici di Morandi, donate dallo stesso artista e che ora si accresce con questa acquisizione.

Nel passaggio dalla lastra alla carta e all’opera in tre dimensioni di Ontani (d’après Morandi), si apre un mondo fatto di oggetti che racchiude un assoluto visivo, un racconto denso, rigoroso, quasi solenne, filtrato da oggetti minimi, modesti, che si trasmutano in una presenza plastica giocosa, ultra-ordinaria, divinamente ironica.
Un dialogo intessuto all’interno del mondo delle cose, si definisce nella metafisicità della loro immagine, nella pienezza della realtà assoluta, oggettuale e animistica.

Nel viaggio tra similitudini e contrasti, nell’apparire di una sembianza concreta o illusoria, andando oltre il simulacro per abbracciare una dimensione ludica, la candida ceramica, realizzata dalla storica bottega Gatti di Faenza, nella sua lucentezza, accentua, contrapponendovisi, l’inchiostro che segna e delinea la natura morta di Morandi che emerge dalla carta.

L’opera di Ontani nella sua intima adorazione per la poetica del maestro del Novecento, come enunciato durante la presentazione dell’opera dal dott. Luigi Ficacci – Dirigente dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro e autore di numerosi saggi sull’opera di Ontani – è «un’autentica apologia della pittura di Morandi, della sua capacità di arrivare all’astratto antropomorfico, intendendo la pittura come arte assoluta, nella concretezza del fare».

Ne L’Ombrofago, l’artista si ciba della propria ombra, che scompare alla vista mentre viene introiettata nel corpo di cui è la proiezione. L’opera è un ulteriore finissimo omaggio all’origine della pittura, così come descritta da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia: una genesi innescata da un atto d’amore, dalla volontà di delimitare un contorno, fermando così un confine spaziale e temporale, che traccia l’ombra di un essere umano.

L’ombra è dunque la mater, la matrice dell’immagine e la pittura ne rappresenta ancora un d’après di d’après che Ontani ripercorre a ritroso, nutrendosene, tornando all’origine di una corporeità presente e al principio dell’arte come superamento e introiezione dell’ombra.
La matrice è anima della calcografia che ben accoglie questo omaggio all’origine, nel susseguirsi seriale dei confini incisi in cui è l’inchiostro a costruire l’immagine, dalla lastra alla carta, dall’ombra alla luce. Un incontro, quello in Calcografia, che ha ripercorso le storie dell’Istituto e la ricerca artistica di due maestri, fraternamente legati a questa Istituzione.
Nelle parole della dirigente dell’Istituto, Maria Cristina Misiti, felicemente traspare la volontà di incentivare il dialogo intenso e prolifico con gli artisti in una progettualità dinamica, non soltanto all’interno di programmi espositivi, ma soprattutto nella produzione di opere contemporanee all’interno della Stamperia. L’Istituto nelle intenzioni della Direzione mantiene alto il compito di conservare e mettere a fruizione un grande patrimonio e al contempo far sì che si accresca la sperimentazione artistica e la conoscenza delle tecniche calcografiche, di stampa e di incisione.

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.