L’altopiano degli Erei si trova in Sicilia, tra l’Imera meridionale, il versante meridionale della catena dei Nebrodi e il fiume Simeto. Oggi in quest’area sono stati studiati oltre un centinaio di siti, che coprono un periodo compreso tra il Paleolitico superiore e l’età del Ferro, cioè tra i 15.000 anni fa e l’VIII secolo a.C. Si è potuto osservare come il popolamento umano abbia visto un primo periodo di lento sviluppo almeno fino al Neolitico, per poi aumentare a partire dall’età del Rame fino al Bronzo antico. Un esempio di villaggio databile al Rame iniziale è stato indagato a Cozzo Matrice, dove è stata messa in luce una capanna a pianta rettangolare con i lati brevi absidati, lunga 15,50 metri e larga 6,30 metri.

Il perimetro è segnato da una canaletta scavata nel banco di roccia, interrotta solo dall’ingresso posto sul lato corto rivolto a sud. Lungo il perimetro interno sono state individuate diverse buche di piccole dimensioni che, con la canaletta, servivano ad alloggiare i pali dell’alzato; al centro si trovano tre grandi buche con diametro di 50 centimetri, utili per alloggiare i pali che sorreggevano la copertura. All’interno sono stati rinvenuti alcuni focolari, mentre altri si trovavano all’esterno, insieme a pozzetti per derrate alimentari. Questa struttura si ritrova anche nel resto della regione, ma nell’Agrigentino si possono notare alcune differenze tra cui la pianta circolare e l’utilizzo di muretti in pietra per delimitare le strutture.

Durante il Rame finale si nota che il deterioramento delle condizioni climatiche può aver stimolato un cambiamento radicale degli aspetti sociali ed economici delle comunità della Sicilia centrale, con la conseguente adozione di nuove tecnologie, come l’aratro, e nuovi modi di produzione. Le dimensioni dei siti rimangono invariate, ma il numero complessivo di insediamenti aumenta. Questo notevole aumento della popolazione comportò una maggiore stanzialità delle comunità, con la conseguente comparsa di abitazioni più complesse. La Capanna 1 dell’insediamento di Tornambè, vicino a Pietraperzia, è una struttura circolare dal diametro di 8 metri, con il perimetro segnato da un doppio filare di grandi blocchi calcarei su cui era impostato l’alzato, costituito in parte da un muro a secco alto 1,5 – 2 metri, che utilizzava pietrame più piccolo, e in parte da una struttura lignea intonacata in argilla. Il pavimento era formato da un battuto di argilla ben steso, lo spazio interno è ripartito grazie a un piccolo muro semicircolare, posto vicino al probabile ingresso, da cui si diparte una banchina in pietra che corre lungo il perimetro settentrionale della capanna. Proprio di fronte alla banchina, in corrispondenza dell’inserzione con il muro di partizione, si trovava un piccolo focolare, costituito da una spessa piastra d’argilla con un foro al centro, mentre un secondo focolare, su cui era poggiata una pentola acroma, è posto nella parte centrale della capanna, davanti all’ingresso. Sul pavimento sono state individuate diverse buche per l’alloggiamento dei pali della copertura lignea. Esisteva accanto alla capanna una struttura circolare più piccola, forse un magazzino, a cui è collegata da uno spesso muro. Una seconda struttura con un diametro di quasi 15 metri, a cui si addossano strutture più piccole, è stata individuata a circa 10 metri a Nord. Sono poi riemersi un possente muro a struttura megalitica posto sul ciglio occidentale del pianoro che chiude l’insediamento e diverse tombe ipogeiche, sia a pianta pluricellulare che a cella singola. Si pensa che le attività produttive fossero svolte all’esterno della capanna, viste le piccole quantità di reperti ritrovati all’interno, e le sue funzioni fossero quindi di alloggio, conservazione e consumo di alimenti.

A Case Bastione sono stati indagati diversi livelli databili al Bronzo antico. La Capanna 1 è una struttura a pianta ovale di circa 9 x 4,5 metri incassata nel terreno, al cui interno è stato possibile distinguere due diverse fasi di vita. Il battuto pavimentale della fase più antica è costituito da un livello d’argilla ben steso; lungo il perimetro interno si conservano tracce del muretto in pietra che doveva formare la base su cui si elevava l’alzato ligneo, sostenuto da pali infissi in buche disposte sul perimetro. Si sono conservati i resti di due focolari costituiti da piastre d’argilla, mentre nell’abside occidentale si trova un forno con copertura in argilla. La fase di vita più recente della capanna, danneggiata dalle recenti pratiche agricole, mostra un grande focolare circolare, nei cui pressi sono state rinvenute numerose fuseruole e pesi da telaio, strumenti in selce, ossidiana e quarzite, diversi palchi di cervo e una grande anfora dipinta.
Le strutture produttive e la ricca cultura materiale rinvenuta all’interno delle capanne di Case Bastione evidenziano come molte delle attività quotidiane, dalla cottura dei cibi alla tessitura, fino alla produzione di strumenti, dovessero avvenire all’interno dell’abitazione, mostrando l’avvio di un processo in cui le diverse strutture residenziali si rendono sempre più autonome e autosufficienti nella produzione dei beni necessari al sostentamento del gruppo familiare.

Alice Massarenti
Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.