ArtePrimo PianoL’Età del Bronzo nella bassa mantovana: il sito di Sacca di Goito

Alice Massarenti24 Dicembre 2021
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L’insediamento di Sacca di Goito-Località Ca’ Franchini si trova nella bassa pianura lombarda orientale, lungo l’alto corso odierno del Mincio, alla destra del fiume. L’importanza del sito risiede nel fatto che è uno dei pochi complessi noti per il Bronzo Finale non avanzato del territorio, arricchito da un cospicuo campione di materiali rinvenuti, tra cui numerosi elementi in bronzo, che ne permettono la collocazione cronologica e culturale.

Nell’area della pianura lombarda orientale il collasso del sistema terramaricolo non comportò l’abbandono totale del territorio, come avvenne invece nella pianura a sud del Po, ma produsse una trasformazione del sistema territoriale, producendo una forte discontinuità insediativa e una nuova distribuzione del popolamento. Mentre nel Bronzo Recente gli abitati erano numerosi e distribuiti uniformemente nel territorio, nel Bronzo Finale si assiste sia al complessivo abbandono di alcune aree a favore di quelle localizzate lungo il corso dei principali fiumi, sia alla concentrazione della popolazione in pochi grandi centri, come il polo di Casalmoro.

Il sito di Sacca di Goito è stato individuato nel 1984 durante un sopralluogo presso una cava di ghiaia. Anche se buona parte della stratificazione archeologica era già stata distrutta dalle attività estrattive, lo scavo d’emergenza effettuato da parte dell’allora Soprintendenza Archeologica della Lombardia, e le altre campagne succedutesi negli anni seguenti, hanno permesso di indagare il sito in estensione. L’abitato era localizzato in un’area pianeggiante caratterizzata da una rete di corsi d’acqua di media portata, che frequentemente depositavano abbondante materiale ghiaioso per effetto delle numerose esondazioni. Due corsi d’acqua tra gli altri mantennero, durante tutta la vita del sito, una funzione di drenaggio. Le capanne venivano rifatte parzialmente o totalmente dopo le esondazioni, mentre il processo di erosione del suolo – con seguente apporto di nuovo terreno – ha impedito di ritrovare pavimenti e focolari, nonché di seguire le varie fasi di sviluppo delle singole strutture abitative. A ovest dell’insediamento era presente un fossato scavato nel substrato di ghiaie sterili, mentre a est esisteva un muro protettivo, come mostrano le buche di palo per elementi lignei verticali.

Tazze carenate e vasi biconici che riprendono elementi di “facies” padano-veneta (disegni di V. Donadel, S. Tinazzo; scala 1:4)

Sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici, strumenti in bronzo e osso-corno, ornamenti e diverse perline in materiale vetroso, anche se è stato difficile assegnarli alle unità stratigrafiche corrette per la mancanza della documentazione di scavo originale. Il protovillanoviano padano-veneto è richiamato da numerosi materiali: le tazze biconiche (decorate da solcature e motivo elicoidale sulla carena), le scodelle carenate (con decorazione a tre solcature parallele sulla spalla o motivo a fasci di solcature oblique contrapposte sulla spalla) e i vasi biconici (decorati con motivo a solcature e cuppelle o con solcature e piccole tacche ovali impresse sulla carena), tutti elementi  presenti anche nel sito di Casalmoro.

Tra i tipi di varianti locali sono presenti i vasi biconici con spalla ispessita (decorati da solcature sottili orizzontali e motivi a fasci di solcature sottili, verticali o incrociati ad “X”), alternati a gruppi di due o quattro cuppelle. Tra la ceramica non vascolare sono particolarmente interessanti la fusaiola a profilo emisferico datata al Bronzo Recente, la figurina fittile antropomorfa femminile simile al ritrovamento fatto a Frattesina, e le ruote fittili che rimandano a contesti di Bronzo Finale. Tra i bronzi spiccano fibule, spilloni, bottoni, pendagli, elementi di collana in filo di bronzo a sezione triangolare, aghi, scalpellini e verghe.

Dall’analisi complessiva dei materiali si può affermare che la frequentazione del sito di Sacca di Goito sia collocabile nel Bronzo Finale 1-2, data la presenza di elementi ceramici che rimandano a forme del Bronzo Recente, di altri che mostrano caratteristiche riferibili alla fase di passaggio tra Bronzo Recente e Bronzo Finale, e considerato il buon numero di bronzi riconducibili alla prima fase del Bronzo Finale. Inoltre, l’assenza di tipi esclusivi del Bronzo Finale avanzato porta a ritenere che il sito non sia stato frequentato oltre il Bronzo Finale 2. Un ridotto campione di materiali databili al Bronzo Recente attesta la frequentazione sporadica del sito già in questa fase.

Il sito di Sacca di Goito viene inquadrato nell’ambito della “facies” protovillanoviana padana, data la concordanza dei materiali con quelli di contesti tipici del Bronzo Finale padano-orientale, in particolare Mariconda, anche se con alcuni aspetti locali. Sono inoltre presenti diversi elementi, riconducibili alle “facies” nord-occidentali di Canegrate ed Ascona, nonché alla “facies” di Luco/Laugen, che attestano rapporti decisamente più marcati con l’area veneta e con l’area alpina. In conclusione, l’areale mantovano si configura quale aspetto del protovillanoviano padano diversificato rispetto a quello veneto, con cui condivide buona parte del patrimonio culturale.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.