Il legno è un materiale versatile e ampiamente disponibile, che ebbe veramente un ruolo fondamentale in tutta la storia umana. Purtroppo, essendo deperibile, raramente ne viene documentato l’utilizzo nella preistoria, soprattutto durante il Paleolitico, quando il nostro territorio era frequentato da Neanderthal. I ritrovamenti di manufatti in legno si riducono ai pochi casi conservati in particolari condizioni di giacitura in ambiente costantemente umido: i casi principali sono una punta di lancia trovata agli inizi del secolo scorso a Clacton-on-Sea (Gran Bretagna), una lancia rinvenuta a Lehringen (Germania), entrambe in relazione con resti di Palaeoloxodon, un proboscidato dalle lunghe zanne dritte simile all’elefante, e le lance ritrovate nel sito di Shoningen (Germania). In Italia le testimonianze provenienti dal sito del tardo Pleistocene medio di Poggetti Vecchi (Grosseto) hanno permesso di approfondire le capacità cognitive dei primi Neanderthal nella produzione di utensili in legno, a partire dalla scelta del legname più adatto fino alla lavorazione col fuoco per produrre una serie di strumenti adatti alla società di cacciatori-raccoglitori.

Poggetti Vecchi è situato alla base di un modesto rilievo che culmina a 11 metri s.l.m., nelle vicinanze di una risorgenza di acqua termale. Nel 2012, a circa 2,5 metri dal piano di campagna, in un’area frequentata anche durante l’età romana, sono venuti alla luce i primi resti faunistici, durante i lavori per la realizzazione di una piscina termale. Gli scavi successivi hanno rivelato che l’unità stratigrafica più antica (U2) è una paleosuperficie sulla quale sono stati trovati fossili, prevalentemente di Palaeoloxodon antiquus, associati a strumenti in pietra, osso e legno. Dal livello superiore, da cui provengono pisoliti e ossa di vertebrati, sono stati prelevati i campioni per le datazioni, che hanno restituito un valore di circa 170000 anni, collocando la successione di questo piccolo sito in un arco di tempo compreso tra MIS7 interglaciale e MIS6 glaciale, quando il clima si stava deteriorando a livello globale.
Al tempo della prima frequentazione umana, l’ambiente era una steppa umida con prateria molto diversificata, in cui erano presenti pozze d’acqua dolce stagionali, con temperature medie più fresche rispetto alle attuali, mentre i rilievi circostanti erano coperti da boschi a prevalenza di latifoglie decidue. La fauna è dominata da grandi pascolatori come gli elefanti (Palaeloxodon antiquus) e l’uro (Bos primigenius), seguiti dal cervo rosso (Cervus elaphus) e il capriolo (Capreolus capreolus), l’orso (Ursus deningeri) e la iena maculata (Crocuta crocuta).
Dalla paleosuperficie U2 provengono circa 250 manufatti realizzati con materie prime locali fra cui nuclei e schegge ritoccate, di cui alcuni utilizzati per la macellazione e per la lavorazione del legno, 40 manufatti in osso fra schegge, strumenti ritoccati e frammenti con tracce di utilizzo, una cinquantina di strumenti frammentari in legno, lunghi da 10 centimetri fino a oltre un metro, concentrati in una piccola area dello scavo. Erano principalmente in bosso (Buxus sp.), legno caratterizzato dalla durezza e compattezza facilmente reperibile in zona. I rami laterali erano rimossi, così come la corteccia, l’estremità più spessa era stata arrotondata per formare l’impugnatura, mentre quella più sottile costituiva la punta. Ricorda il bastone da scavo o “digging sticks”, uno strumento multifunzionali utilizzato per scavare radici e tuberi o cacciare piccole prede da parte delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori odierne.

Su molti frammenti sono presenti tracce di annerimento lungo il fusto, per l’azione del fuoco. Le prove dell’intenzionalità delle bruciature risiedono nel fatto che i manufatti erano in contatto con altri resti privi di bruciature, la localizzazione lungo l’asta e lo spessore uniforme e ridotto dei segni. Durante la lavorazione i rami di bosso venivano tagliati direttamente dalla pianta utilizzando strumenti di selce, provocando gravi danni alla parte prossimale del ramo, quella che sarebbe diventata l’impugnatura mediante il taglio della parte danneggiata utilizzando una pesante pietra scheggiata. Le ramificazioni laterali dei rami poi venivano rimosse utilizzando schegge litiche. La finitura mediante esposizione controllata alla fiamma viva, alternata all’abrasione con strumenti in pietra, facilita la rimozione della corteccia esterna e appiattisce i nodi più piccoli, permettendo inoltre di limitare i danni al bastone grazie alla continua osservazione.
In base alle datazioni, il sito di Poggetti Vecchi era frequentato da una popolazione di Neanderthal antica, probabilmente per le risorse vegetali e animali che l’area termale offriva in un periodo di deterioramento climatico. Grazie a questa piccola testimonianza, per la prima volta viene mostrato l’uso del fuoco come strumento per la lavorazione del legno.

Alice Massarenti
Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.