LetteraturaPrimo Piano«Le parole oggi non bastano»: l’inesprimibile in Maria Luisa Spaziani

Lucia Cambria25 Giugno 2020
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Le parole oggi non bastano. In una delle ultime sue raccolte poetiche (La traversata dell’oasi. Poesie d’amore 1998-2001) è ciò che Maria Luisa Spaziani sentenzia nel titolo di una delle poesie: tutte le parole esistenti sono già state utilizzate, al poeta non resta altro che servirsi di «un prevedibile dejà vu»:

 

Non chiedermi parole oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.

 

Il primo verso di questa poesia non è un caso che somigli al montaliano Non chiederci la parola che squadri da ogni lato. In questo clima ermetico la Spaziani non ha altro modo per parlare del suo amore se non servendosi di tutto ciò che non è parola ma che riesce a convogliare all’orecchio del lettore l’ignoto, il nuovo, il mai narrato:

 

Vorrei parlare con te – è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell’universo.

 

Il poeta è creatore di linguaggi e anche di mondi oppure – per essere più precisi – scopritore di mondi, colui che raggiunge le profondità degli abissi alla ricerca dell’ignoto. Nella poesia Lucerna – della raccolta Stella del libero arbitrio (1986) – l’essenza del poeta alimenta la lampada che fa rilucere il mondo di un’eterea fiamma:

 

Il poeta con il suo diadema di solitudine
è un’oliva schiacciata nel frantoio.
Potesse al mondo una lucerna sacra
brillare grazie a lei.

 

L’inaudibile e l’invisibile sono le modalità attraverso le quali il poeta ode e vede: come, ancora una volta, il montaliano «Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo», in cui è questo negare a permettere, escludendo il noto, di delineare una risposta resa precisa in tutta la sua vaghezza. Ed è proprio allo stesso modo, escludendo il noto, che i versi della Spaziani vogliono ricalcare i contorni del suo pensiero, delle sue parole non-parole d’amore.

I riferimenti a Montale non sono casuali. Maria Luisa Spaziani, tra le più influenti poetesse e traduttrici italiane, tre volte candidata al Premio Nobel, strinse col poeta un profondo sodalizio intellettuale. Profonda conoscitrice della letteratura francese, tedesca e inglese, sarà l’autrice delle versioni italiane di molte importanti opere straniere, prime fra tutte Madame Bovary di Flaubert e Götz von Berlichingen di Goethe. Ebbe inoltre l’opportunità di conoscere alcune tra le più eminenti figure letterarie del tempo: T.S. Eliot, Pound e Sartre.

Tornando al ruolo del poeta, oltre ad essere – come già detto – sovvertitore del linguaggio tradizionale e creatore di nuove modalità di espressione, è anche “legislatore del mondo”: la Spaziani si servirà di sovente di questa definizione fornita da Percy Bysshe Shelley:

 

«Il poeta è il non riconoscibile e non riconosciuto legislatore del mondo […], si potrebbe documentare questo fatto, ovvero che quello che dicono cronisti e poeti, prima o poi, diventa realtà».

 

Il poeta deve perseguire l’universale, il noto, il condivisibile, travestendolo di particolare, di ignoto, di esclusivo e, in tutto ciò, rendersi veggente di quello che già è ma che giace nell’abisso. Parlare d’amore e al suo amore, come si è visto, serve alla poetessa a intraprendere un dialogo mistico, nel quale la parola diviene inservibile, fuori da ogni tempo poiché troppo dentro il tempo e per questo da esso logorata. E ancora in Le parole oggi non bastano, il dialogo prosegue tramite l’impercettibile e infinitesimamente piccolo:

 

Un fremere d’antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

 

In questo inesprimibile vortice di sensazioni visive e uditive – o sarebbe meglio dire invisibili e inaudibili – si erge nei propri abissi l’inesplicabile rivelazione poetica.

Lucia Cambria

Siciliana, laureata in Lingue e letterature straniere e in Lingue moderne, letterature e traduzione. Particolare predilezione per la poesia romantica inglese e per la comparatistica. Traduttrice di prosa e versi, nel 2020 ha trasposto in italiano per Arbor Sapientiae il romanzo "L’ultimo uomo" di Mary Shelley.