ArtePrimo PianoLe origini di Milano e la celtizzazione dell’odierna Lombardia

Alice Massarenti28 Maggio 2021
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L’odierna provincia di Varese è stata istituita nel 1927 ed è stata delimitata seguendo motivazioni amministrative, non correlate all’organizzazione etnico-territoriale degli antichi. Rispetto agli insediamenti antichi di epoca preromana, è presente Golasecca, sito da cui prende il nome la cultura della prima Età del Ferro, ma non Castelletto Ticino (in provincia di Novara), importante centro della cultura golasecchiana, o Canegrate (in provincia di Milano), insediamento che nel Bronzo Recente presentava caratteri protogolasecca. Dalle fonti letterarie greche e latine non si evince l’esistenza di un comprensorio territoriale definibile come varesino: è presente un evento paleogenetico, l’origine di Mediolanium, che tra Milano e Como incornicia buona parte degli avvenimenti giudicati meritevoli di memoria.

Nella mentalità del tempo, infatti, è il fenomeno urbano a qualificare l’esperienza umana, ordinando il precedente popolamento preistorico in strutture non sparse. Questa sensibilità per le realtà urbane rispecchia la rappresentazione etnografica di matrice greca, cioè l’idea di un grande spazio barbarico occidentale, simile a quelli occupati in oriente dai Persiani o a settentrione dagli Sciti, abitato dai Celti e dai Liguri. Le fonti latine propongono una nitida distinzione territoriale fra Liguri e Celti, in quanto il corso del Po stabilisce il confine tra la “regio nona” dei “Ligurum celeberrimi ultra Alpes” e quella undecima, detta appunto Transpadana. Questa osservazione svela in dettaglio la percezione antica delle varie identità insediative: lo spazio ligure si trovava a sud del Po, fra le Alpi Marittime, l’Appennino Emiliano e l’alto mar Tirreno; mentre la Transpadana, anche se ospitava gruppi etnici simili, era ritenuta complementare della Gallia Cispadana, la “regio octava” delimitata dalla sponda destra del Po.

La fonte principale che ci aiuta a definire storicamente il processo di celtizzazione dell’odierna Lombardia è il racconto di Tito Livio sugli antefatti dell’invasione gallica. Secondo Livio ci furono diversi episodi di infiltrazione di gruppi di Galli prima dell’invasione dell’inizio del IV secolo a.C., in particolare un contingente guidato da Belloveso, un principe dei Biturigi. Passando da Marsiglia, appena fondata dai Focei, gli uomini di Belloveso valicarono le Alpi e il fiume Ticino, teatro di una vittoria contro un esercito etrusco, per giungere alla terra degli Insubri, dove fondarono la città di Milano. Mediolanium nacque in virtù di un favorevole auspicio legato al luogo, che era designato dal medesimo nome di un pago degli Edui. Mediolanium nasce quindi come città, “urbs” e non “oppidum”. Purtroppo, c’è un ritardo di almeno cent’anni tra la data suggerita dal sistema cronologico liviano e le evidenze archeologiche, che non mostrano alcuna traccia prima del pieno V secolo a.C.

Una cartina riepilogativa

Nella letteratura antica gli Insubri cisalpini ricorrono in vasta accezione geografica e con varie denominazioni cantonali. Se l’odierno Varesotto può essere considerato il cuore topografico, sulla base della loro identificazione archeologica con la cultura di Golasecca, le testimonianze letterarie mostrano un comprensorio di tribù stanziate dalla riva destra del Ticino fin oltre l’Adda: si può quindi pensare che il “nomen” insubre non avesse un connotato etnico, ma che esprimesse invece l’unità di una struttura confederativa a fondamento forse politico-religioso. È probabile che l’etnico “Ligues” (“Liguri”), equivalente in sostanza a “Libues”, designasse all’origine un gruppo di celtofoni insediato nel sud della Gallia, con cui i Focei dovettero confrontarsi nella circostanza della fondazione di Massalìa. Questi Liguri transalpini si sarebbero a loro volta riconosciuti all’interno della più ampia tribù dei Salluvi, noti altresì quali fondatori dell’”oppidum” di Vercelli.

L’itinerario di Belloveso può guidarci nel distribuire nella “regio undecima” altri etnonimi tramandati dalle fonti letterarie. Secondo Livio, i Biturigi attraversarono la terra dei Taurini e le selve della Dora (Riparia), non ostacolati dai Salluvi, passando dunque per la Val di Susa. I Taurini o Taurisci si collocano in “regio undecima”, sulla sinistra del Po e a occidente del Ticino. Secondo Catone, alla medesima stirpe taurisca appartenevano anche i Salassi della Val d’Aosta e i Lepontii del Canton Ticino, che per gli archeologi corrispondono alle genti del cantone golasecchiano più propriamente alpino. I Libicii di Vercelli, di origine salluvia (perciò transalpina), e i Vertamocori di Novara occupavano la zona a nord del Po e a ovest del Ticino. In questa rappresentazione, il teatro della battaglia del Ticino può essere stato, piuttosto che l’odierno Novarese, troppo a settentrione per eventuali operazioni militari etrusche, la Lomellina, dove s’incontra una “facies” golasecchiana periferica ma radicata fin dal Bronzo Finale. Di fatto, la battaglia fra Etruschi e Celti prese nome dal fiume (Ticinus), così come la successiva città romana Ticinum, anche se non sono ancora emerse tracce archeologiche di un “oppidum”.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.