ArtePrimo Piano“Le Malelingue”: Domenico Ventura in mostra a Casa Vuota

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Le stanze di Casa Vuota si riempiono del chiacchiericcio, del vociare pettegolo e impertinente di signore ipocrite che nel concedersi un piccolo peccato di gola formano un’assemblea giudicante che esamina il passaggio anche del fruitore più ammodo.

Le Malelingue, la personale dell’artista pugliese Domenico Ventura, a cura di Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, accoglie gli ospiti in un’atmosfera paesana o di quartiere che appartiene a ogni cittadina, a ogni piccola o grande comunità dove la “congerie” sociale mostra i propri comportamenti, dai più comici ai più perturbanti, salaci e grotteschi. L’interno di una casa diviene lo scenario ideale, tra l’intimo e il conviviale, per presentare i racconti dell’artista.

Domenico Ventura, Grandi occhiali, 2011, olio su tela

Oli dalla superficie opaca, dalla fine perizia tecnica e dalla resa compositiva ineccepibile, immergono il visitatore in questo mondo bizzarro e burlesco, mutilato e magnificato nella sua difformità.

Domenico Ventura, Il monco, 2010 olio su tela

L’artista fa un uso euritmico della deformazione fisica: l’esasperazione fisionomica e psicologica conduce a una disorganizzazione organica delle forme che redime esteticamente l’oscenità, il grottesco, il caricaturale, fondando un nuovo equilibrio dinamico dell’insieme, come teorizzato nell’Estetica del brutto di Karl Rosenkranz. L’artista ci restituisce un’immagine del mondo che ammicca alle satire e alle feste carnevalesche, ai ritratti caricaturali di Leonardo Da Vinci, all’allucinazione estetica barocca, all’assunta indipendenza categoriale del brutto in epoca ottocentesca.

Nell’opera La bernaldina la festa padronale si trasforma in una sequenza di volti grotteschi orientati al centro di una scena a noi preclusa, immortalata da una giovane donna in primo piano, degna del più accurato studio fisiognomico comparativo di Johann Kaspar Lavater. Quest’ultima si sovrappone al volto di signora che ci introduce all’interno della scena, restituendoci uno sguardo malevolo e ammonente.

Domenico Ventura, La bernaldina, 2011, olio su tela

In ambienti a noi abituali e noti, i personaggi di Ventura attraversano processioni con occhi avidi; ogni particolare all’interno delle opere si disvela piano piano, sorprendendo l’ospite invitato.

Domenico Ventura, La fotografa, 2017, olio su tela

La mostra, gratuita e aperta fino al 21 luglio su appuntamento, promette un viaggio nei mondi del bizzarro e del surreale, inoltrandosi in vedute caricaturali, eccentriche e paradossali.

 

 

Nota biografica:

Domenico Ventura (1942) è nato e vive ad Altamura. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli con Giovanni Brancaccio. Esordisce giovanissimo con una peculiare e coerente ricerca nel campo della figurazione, facendo numerose personali in Puglia e ponendosi in controtendenza rispetto agli orientamenti artistici del tempo. Alla fine degli anni Settanta varca i confini della regione con – tra le altre mostre – una personale alla Galleria Eros di Milano. Tra le ultime personali si ricordano nel 2017 Scherzetto al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi a Matera curata da Marta Ragozzino, nel 2014 Domenico Ventura da Altamura presso lo Studio Abate di Roma a cura di Takeawaygallery, nel 2012 Spazio Privato alla Majazzin House Gallery di Altamura e nel 1999 Cosa avrà in mente Domenico Ventura per Piazza Sedile? a Matera a cura di Elvio Porcelli. Inoltre, nel 1999, Massimo Guastella cura il suo catalogo monografico intitolato Cattivi pensieri.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.