LetteraturaPrimo PianoLe avventure di Peter Pan: il tempo rincorre tutti noi e ci fa crescere

Ludovica D'Erasmo9 Settembre 2019
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«Dimenticali Wendy, dimenticali tutti e vieni con me dove non dovrai mai, mai pensare alle cose dei grandi». È questa la frase più incredibile e memorabile di tutti i tempi, che ha fatto sognare grandi e piccini nell’attesa di una meravigliosa isola che non c’è. È questa la frase che avrebbe caratterizzato il ragazzo più ribelle della letteratura infantile: Peter Pan. Un personaggio inventato nei primi del Novecento dallo scozzese James Matthew Barrie, il quale avrebbe ideato la storia di questo giovane ragazzo dall’incontro nei giardini di Kensington con cinque bambini, i fratelli Davies, il minore dei quali si chiamava Peter. Dalle fantasiose avventure di questi bambini nascono le figure dei “bimbi smarriti” e prende avvio il processo creativo che condurrà ai due romanzi più celebri dell’autore: Peter Pan nei Giardini di Kensington, del 1906 e Peter e Wendy, del 1911, con il quale si delinea quella storia che avrà tanta fortuna nell’immaginario popolare nel corso di tutto il Novecento, anche grazie alla spensierata e innocente interpretazione della Disney.

 

Peter Pan è un bambino senza età, un’identità intrappolata nelle drammatiche conseguenze delle sue stesse decisioni, che si rifugia nell’infantilismo e nell’irresponsabilità, portando con sé Wendy, Gianni e Michele. Tre fratellini dell’alta borghesia londinese, che prima di addormentarsi sono soliti raccontarsi storie della buonanotte, contro la rigida disciplina che i loro genitori, i signori Darling, cercano di imporre ai figli. Una di queste sere a far visita ai tre bambini, è proprio Peter Pan. Quest’ultimo insegnerà loro a volare con il magico aiuto della fatina Trilli e insieme arriveranno all’Isola che non c’è, un posto dove i bambini non crescono mai e possono interagire con indiani e sirene. All’Isola che non c’è, i giovani incontrano anche i Bimbi sperduti, sei ragazzi, scapati dalle proprie famiglie che vedranno Peter Pan come loro leader. Tutti si trovano a dover fronteggiare mille peripezie tra le quali gli inganni e i soprusi orditi dal dispettosissimo Capitano Uncino e dal suo assistente Spugna. I due intendono vendicarsi sul giovane Peter, che in passato avrebbe tagliato una mano al capitano e l’avrebbe data in pasto a un famelico coccodrillo. La storia si conclude con la separazione dei protagonisti. Wendy, Gianni e Michele tornano a Londra, nella loro casa. I bimbi sperduti decidono di restare nell’Isola che non c’è e Peter Pan, una volta sconfitto Capitano Uncino, è padrone della sua nave che scompare tra le stelle. Il burbero Signor Darling, dai racconti consumati e felici delle avventure della figlia Wendy, ricorda di essere stato bambino anche lui.

Il racconto è intriso di elementi magici e fatati, una lettura incantata e incantevole della realtà, una possibilità di crescita che può anche avvenire nella culla dell’infanzia. Una storia la cui stesura è stata mossa dalla conflittualità stessa dell’autore tra le responsabilità della vita adulta e la spensieratezza di quella infantile. Un conflitto interiore che si scioglie nella conservazione, dentro ognuno di noi, di un lato bambino. Una malinconica e tragica storia di un ragazzo rivisitata dalla divertita interpretazione Disney, che mira a ricordare ai suoi lettori e spettatori il lato fanciullesco che è in noi, combattendo quella affannosa corsa contro il tempo, una corsa resa evidente dallo stesso coccodrillo affamato e feroce che avrebbe ingoiato una sveglia, e dall’imponente Big Ben che colora lo sfondo di moltissime scene della storia e rintocca le sue ore nella grande e indaffaratissima Londra.

«Suppongo sia tutta opera del coccodrillo che fa tic tac, vero? Il tempo rincorre tutti noi»; e ci fa crescere.

Ludovica D'Erasmo

Fin da bambina coltiva la passione per la scrittura. I giochi di parole e le rime catturano la sua attenzione. Oggi studia Lettere moderne alla Sapienza e sulla scia di filosofi, scrittori e poeti realizza quello che, da sempre, è il suo grande sogno: scrivere un libro. Da tutto questo nasce "Rimasi". La sua scuola migliore, però, rimane il mondo campestre.