LetteraturaPrimo PianoErnest Hemingway e la strenua lotta tra uomo e natura

Monica Di Martino16 Novembre 2021
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Ernest Hemingway nacque a Oak Park (1899), in Illinois. Fin da piccolo, seguendo il padre nelle sue attività, entrò in contatto con la natura ancora selvaggia della frontiera americana che segnerà la sua opera, specie in merito al sentimento del dolore e della morte. Partecipò come volontario alla Grande Guerra e traspose quell’esperienza nel romanzo Addio alle armi, dove il tema del conflitto si alterna a quello amoroso che però si risolve tragicamente; anche in Fiesta, romanzo di qualche anno precedente, il “lieto fine” non riuscirà a concretizzarsi.

L’impegno letterario di Hemingway continuerà senza sosta, affiancando ai suoi lavori più creativi anche un saggio emblematico della sua riflessione etico-filosofica: Morte nel pomeriggio. Qui l’autore ragiona sui temi legati alla lotta per la vita e alla morte, coniugandone il rapporto. Ancora, negli anni Quaranta, con Per chi suona la campana si riaffaccia il destino tragico del rapporto tra i due protagonisti, ma il capolavoro che gli valse il Premio Nobel per la letteratura sarà Il vecchio e il mare, opera con cui rinnova i successi delle prime creazioni e che, attraverso lo scontro tra il pescatore Santiago e un pesce spada, rievoca il Moby Dick di Melville e il tema tra l’implacabile lottare dell’uomo e la forza e la libertà della natura: Santiago riuscirà a uccidere la sua preda – riscatto di una lunga quanto infruttuosa attività di pesca – che, a sua volta, sarà divorata dagli squali nonostante egli lotti ostinatamente per allontanarli.

Quel che fuoriesce dalle pagine dello scrittore è proprio un nuovo tipo di eroe, un personaggio che pur sfiancato e annientato nella lotta – che sia nella corrida, nello scontro o nell’amore – risulti tuttavia essere vincente in virtù dello sforzo e dell’energia impiegate per opporvisi. Quel che emerge, ancora, è quella particolarità stilistica volta a rendere l’essenziale, la “cosa reale”, come affermerà egli stesso; a volte anche attraverso la pura e semplice registrazione dei fatti che non lascia alcuna possibilità di accesso all’interiorità dei personaggi, alle motivazioni psicologiche che sottendono alle loro azioni o parole, lasciando aperta solo la possibilità di congetture. È proprio quanto avviene anche nella realtà, in quelle circostanze che ci afferrano, lasciandoci atterriti e disarmati mentre contempliamo l’ignoto.

Monica Di Martino

Laureata in Lettere e laureanda in Filosofia, insegna Italiano negli Istituti di Istruzione Secondaria. Interessata a tutto ciò che "illumina" la mente, ama dedicarsi a questa "curiosa attività" che è la scrittura. Approda al giornalismo dopo un periodo speso nell'editoria.