Per introdurre il Gotico come periodo storico-artistico, un buon punto di partenza è rappresentato dal significato stesso del nome. “Gotico” si riferisce alla popolazione germanica dei Goti. Con questa definizione, l’epoca rinascimentale indicava uno stile architettonico e artistico “barbarico”, esterno e, nell’ottica rinascimentale, non corretto. La valenza dispregiativa del vocabolo, perciò, non era nascosta. In realtà, il Gotico come stile è facilmente individuabile nella sua area e tempo specifici d’origine. Ci troviamo nell’Île-de-France, in Francia, verso la metà del XII secolo. Da questo punto centrale, il Gotico si diffonderà successivamente in Europa, raggiungendo anche l’Italia dove sarà assimilato come “Gotico di riduzione” in quanto una determinata resistenza verrà opposta alle forme d’Oltralpe.
Una delle espressioni più note ed evidenti del Gotico francese si manifesta senza dubbio nell’architettura. Il XII secolo è un momento di fervore religioso che si accompagna a una visione più luminosa del rapporto con Dio. Innovazioni tecniche arricchiscono la conoscenza dei costruttori e cantieri estesi vengono messi a regime. Da questi due elementi (nuova positività nei confronti della religione e miglioramenti tecnici) scaturisce la costruzione delle grandi cattedrali francesi dove verticalità, luce e smembramento delle pareti sono aspetti fondamentali e identificativi. Si possono vedere già questi primi tratti nel Coro (iniziato nel 1140) della Cattedrale di Saint-Denis, a Parigi. Considerando Saint-Denis come punto di partenza, gli sviluppi del Gotico arriveranno fino a esempi più tardi, come la Cappella superiore della Sainte-Chapelle di Parigi (1241-1248), vero modello del cosiddetto “Gotico rayonnant”.
In che modo, invece, si inserisce la scultura nel contesto di emergenza delle cattedrali gotiche francesi? Per spiegare questo esito interessante, risulta utile confrontarci anzitutto con la Cattedrale di Chartres (1191-1220). In particolare, la nostra attenzione è rivolta al Portale Reale (del 1150 circa), nel quale le figure dei regnanti sono modellate a partire dal blocco di pietra.

Sicuramente, parte della motivazione dietro una concezione del corpo umano così monolitica è dovuta alle conoscenze tecniche del tempo. Possiamo definire queste sculture come vere e proprie “statue-colonna”. Ma non si tratta unicamente di limitazioni dovute alla tecnica scultorea. A questa motivazione si collega il pensiero architettonico del XII secolo, secondo cui l’architettura era la principale tra le arti. La scultura non godeva ancora di un riconoscimento proprio e non veniva accettata la realizzazione di statue a sé stanti. Le sculture antiche a tutto tondo erano state dimenticate e solamente in epoca moderna verranno rivalutate con gli occhi del Rinascimento. Di conseguenza, la scultura poteva avere unicamente un ruolo accessorio e di decorazione nei confronti dell’architettura. Ulteriore effetto di ciò, era la staticità delle sculture realizzate. Le figure, come si può vedere in questo esempio, non mostrano alcuna emozione, non sono mosse da “affetti” e, perciò, si può anche concludere che non appartengano a un tempo e a uno spazio.

Una situazione diversa è quella che ci presenta la stessa Cattedrale di Chartres nel transetto sud (1225-1230). Nonostante il legame con l’architettura sia ancora molto forte ed evidente, vi è comunque un salto verso una caratterizzazione maggiore e una differenziazione dei “tipi” di personaggi scolpiti.


Queste figure assomigliano, per composizione e disposizione, ai “trumeaux”. Con il termine “trumeau” viene designato l’elemento architettonico che divide in due il portale. Possiamo vederne due esempi: a Chartres (il transetto sud con Cristo benedicente, 1225-1230) e ad Amiens (Le Beau Dieu, 1230 circa).

Un ultimo fondamentale punto di riferimento è, infine, costituito dalla Cattedrale di Reims, costruita a partire dal 1211 circa. Per la nostra trattazione, possiamo osservare i due gruppi dell’Annunciazione e della Visitazione (entrambi ante 1233) sul fronte ovest. Nonostante le sculture qui realizzate siano contemporanee agli esempi visti ad Amiens e a Chartres, le differenze stilistiche sono decisamente notevoli.

Il soggetto della Visitazione è reso seguendo la ricerca di una bellezza ideale. Basta soffermarsi sui volti delle figure femminili, che ricordano delle tipologie classiche. L’attenzione si sposta poi sulle vesti, il cui panneggio non è solo accennato ma è realizzato con minuzia. Questo fenomeno si denota quasi come un “classicismo medievale”, chiamato anche “classicismo di Reims”. Questa necessità di ricorrere a modelli più naturalistici è legata alla volontà di scolpire statue che fossero percepite come realistiche.

Ancora, queste stesse caratteristiche si possono apprezzare nel cosiddetto Ange au sourire, a Reims.

In riferimento al nostro soggetto, infine, un’esperienza analoga è attestata anche in Germania, nelle celebri sculture che decorano il coro ovest del Duomo di Naumburg (del 1250 circa). In particolare, il Conte Ekkehard e la Contessa Uta sono vestiti secondo la moda del tempo. Come veri e propri taciturni testimoni, presenti al rito, hanno lo sguardo rivolto verso la celebrazione della funzione eucaristica. L’aspetto naturale, dovuto anche alla presenza di resti della pigmentazione originaria, dimostra il debito del Maestro di Naumburg verso la scultura francese, in particolare verso il cantiere di Reims.

All’epoca, essere aggiornati alla tendenza francese significava essere al passo coi tempi, in quanto dalla Francia si diffondevano il gusto e lo stile artistico del XIII secolo. Elementi, invece, tipicamente tedeschi di questo gruppo sono visibili in riferimento alla carica drammatica-espressiva dei volti e, per quanto riguarda la struttura architettonica, è degno di menzione il rispetto del ruolo della parete di matrice ottoniana.
In conclusione, la scultura gotica, a partire dagli esempi francesi, subisce un processo di umanizzazione e distacco dalla parete in funzione di un’emancipazione del genere scultoreo stesso dall’architettura. Da ruolo servile e decorativo, la scultura comincia ad affrancarsi da tali legami. A Reims, in particolare, le figure cominciano a essere sviluppate come “personaggi”, che mostrano emozioni e che seguono un canone di bellezza ideale. Solo con l’epoca moderna si giungerà a una totale rivalutazione dell’arte plastica secondo modelli antichi, che riporteranno all’attenzione le diverse forme della scultura a tutto tondo.

Ana Maria Sanfilippo
Classe ’96, risiede in Friuli-Venezia Giulia. Laureata presso l’Università degli Studi di Udine in Conservazione dei Beni Culturali, Studi italo-francesi, si sta specializzando in Arts, Museology and Curatorship a Bologna, dove sta frequentando l’ultimo anno della magistrale. Ha partecipato all’organizzazione della mostra digitale “Trasmissione”, di cui ha co-curato anche il catalogo. Ama la letteratura, l’arte e lo studio delle lingue straniere.