La mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale dal titolo La rivoluzione della visione. Verso il Bauhaus. Moholy-Nagy e i suoi contemporanei ungheresi, prorogata fino al 23 agosto, presenta un ricco excursus nella ricerca di Moholy-Nagy, approfondita dall’esposizione dei contemporanei avanguardisti ungheresi protagonisti del dialogo poetico tra Espressionismo e Bauhaus.
La mostra – in occasione dei 125 anni dalla nascita dell’artista di origini ungheresi – espone in esclusiva per l’Italia una produzione di fotografie, dipinti, grafiche e film che coprono un arco temporale vasto, dagli anni Dieci ai Quaranta del Novecento, espressione di un percorso artistico che già delinea l’approccio estetico e umanistico verso la tecnica, nuova e antica, che si invera nell’esperienza, nella creatività sensibile e formale di Moholy-Nagy e dell’orientamento teorico del Bauhaus.
Le opere provenienti dalla collezione Antal-Lusztig e dal Museo della Fotografia Ungherese di Kecskemét costituiscono un racconto istantaneo degli incontri, delle relazioni, delle sperimentazioni che vanno dai primi approcci pittorici, all’interesse formale per la figurazione e per gli equilibri spaziali, prodromi di una visione multidisciplinare e del successivo lavoro fotografico dell’artista in dialogo con la moderna arte ungherese nella sfaccettata pluralità dei suoi approcci espressivi e tecnici.
Dell’arte ungherese tra gli anni venti e quaranta del Novecento viene esposta nelle sale della Galleria d’Arte Moderna una importante sezione che presenta, per la prima volta in Italia, le opere di Robert Berény, Ede Bohacsek, Sàndor Bortnyik, Lajos Kassàk, Odon Màrffy, Jànos Mattis Teutsch, Jòzsef Nemes Lampérth, Lajos Tihanyi, Béla Uitz.
In un rimando di percorsi, ricerche e visioni, non mancano le opere del periodo più maturo di Moholy-Nagy come Dietro le spalle di Dio. Tra Cielo e Terra e la più conosciuta Gelosia, appartenenti al pieno periodo Bauhausiano e provenienti entrambe dalla collezione del Museo della Fotografia Ungherese di Kecskemét.

Dietro le spalle di Dio. Tra Cielo e Terra un’immagine foto-cinematografica esplora visivamente eventi dai molteplici rimandi culturali e religiosi che si susseguono quasi in sequenza filmica. Linee direttrici ultraterrene partono da una figura visibile solo negli arti, disposti in richiamo ad una iconografia cristologica familiare, alle spalle di una figura assisa pronta a scagliare fendenti, e racchiusa da una circolarità geometrica perfetta. Il ritmo lineare attraversa la composizione per raggiungere il corrispondente terreno, circondato e sostenuto da un cerchio di umanità imperfetta, che pure protegge e mantiene la struttura polarizzata di collegamento tra estremità di cielo e terra, mentre una figura centrale precipita lungo le rette che restituiscono velocità e potenza all’equilibrio dell’azione.

L’opera Gelosia esemplifica tutta la forza e l’originalità del montaggio, delle sovraimpressioni, ingrandimenti e contaminazioni tra media differenti in una modulazione di luce che è l’essenza di ogni forma e di ogni corpo, dove sentimenti e passionalità giocano tra i contrasti di ombre e chiarori dell’ordine geometrico.
I lavori giovanili di Moholy-Nagy si confrontano con Roma e con le opere dell’Avanguardia ungherese appartenenti alla collezione della Galleria, esposte nella sezione Budapest a Roma. Artisti ungheresi nella Capitale fra le due guerre, a cura di Arianna Angelelli e Claudio Crescentini.
Di notevole interesse la Giovane madre di Izsák Perlmutter e Interno di bar di Vilmos Aba-Novák.

In Giovane madre la materia è pastosa e colma di un quotidiano assopito e intorpidito dagli oggetti e da memorie in un interno traboccante di colori, di motivi geometrici e floreali, dove emergono immagini di devozione.

Come contraltare risponde l’atmosfera obnubilata e alterata dell’opera di Vilmos Aba-Novák, costruita in colori accesi, ma liquidi, dove i dettagli e i contorni emergono segnati e impressi nello sguardo in forza delle campiture accese ed ampie che richiamano ironie, travisamenti e teatralità di un ritrovo notturno.
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Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.