ArtePrimo PianoLa Necropoli di Predio Reale a Siracusa

Alice Massarenti25 Settembre 2020
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Il riesame dei principali complessi funerari dell’età del Bronzo antico della Sicilia sudorientale, progetto tutt’ora in corso con particolare attenzione per l’area siracusana, sta consentendo di portare alla luce importanti elementi, trascurati e inspiegabilmente dimenticati dagli studi pregressi. A Nord-Ovest del centro urbano di Siracusa, in Contrada Targia, si trova una necropoli dell’antica età del Bronzo, appartenente alla facies di Castelluccio, databile tra il 2200 e il 1450 a.C., conosciuta in letteratura come “Necropoli del Podere Reale” o “Predio Reale”, sparsa nelle basse terrazze rocciose poste poco all’interno delle mura dionigiane. L’area, aggredita da Sud-Sudovest dalle opere di urbanizzazione moderna, è caratterizzata da gradoni degradanti verso la Statale 115 Siracusa-Catania, che terminano con una parete a strapiombo contornata dai resti delle mura.

Quella di Predio Reale fu la prima necropoli di questa fase a essere esplorata dagli studiosi nel giugno del 1889. Gli appunti di scavo con allegate piante, sezioni e prospetti di alcuni sepolcri furono pubblicati sul Bullettino di Paletnologia Italiana (Paolo Orsi, 1889): si tratta di un piccolo gruppo funerario composto da circa 20 tombe a camera ipogea. Le tombe furono esplorate una a una, sgombrandole dalla terra che le riempiva a varie altezze, ma ottenendo mediocri risultati di scavo, in quanto erano state quasi del tutto violate già durante l’antichità. Solo all’esterno furono ritrovati numerosi frammenti silicei, forse in relazione con le tombe. Nel corso delle recenti esplorazioni nell’area di Predio Reale è stato possibile identificare la necropoli indagata originariamente, organizzata in due distinti piccoli gruppi funerari. All’interno di essi, sono state individuate due tombe a prospetto monumentale, appena segnalate nella pubblicazione ma non accompagnate da considerazioni di tipo architettonico per quel che concerne l’elaborazione dei prospetti e mai censite in nessuno altro studio successivo fino ai tempi moderni.

Del primo gruppo compatto di circa dieci tombe, scavate nei bassi gradoni di uno sperone roccioso non molto esteso, fa parte una tomba dal prospetto semidistrutto in cui tuttavia si legge chiaramente l’impostazione a esedra, preceduta da due pilastrini, forse in origine liberi. La tomba non presenta la classica anticella ma dall’ingresso a finestrino, pressoché quadrato, si accede direttamente alla cella a pianta pseudo circolare. Purtroppo i due pilastri, come parte del prospetto, risultano distrutti e ridotti a monconi. Quello di sinistra presenta ancora un’altezza di circa 25 cm, mentre di quello destro ne rimane solo la traccia di pochi centimetri sul suolo. Nonostante la distruzione, il pilastro a risparmio nella roccia rappresenta l’elemento architettonico più rilevante della necropoli (e una delle peculiarità dell’architettura funeraria del Bronzo antico in Sicilia). Una stretta analogia si ha con la tomba di Contrada Canalicchio, anche questa a pilastri ridotti a monconi e scavata nei pressi delle mura dionigiane ma nel ciglio roccioso posto a Sud-Ovest del centro storico di Siracusa.

A circa duecento metri verso Ovest da questo primo gruppo, s’incontra un minuscolo nucleo sepolcrale formato da sole tre cellette, una accostata all’altra, scavate in un unico gradone roccioso. La cella in posizione centrale venne lasciata allo stato incoativo. Il sepolcro posto a destra del trio presenta un prospetto intatto e decisamente monumentale, ornato da due robusti semi-pilastri. Uno di questi, quello a sinistra dell’osservatore, era ulteriormente ritoccato da un solco centrale che ripartisce in due la parte alta dello stesso. Dal finestrino d’ingresso, pressoché quadrato, si accede a un’ampia anticella che contrasta con la cella vera e propria, essendo molto piccola e probabilmente incoativa. Prendendo in considerazione la grandezza dell’anticella, si presuppone che la tomba – una volta completata – avrebbe avuto una planimetria molto estesa. L’uso del finto pilastro o lesena come elemento decorativo è reso esplicito, quasi ridondante, utilizzato non solo esternamente ma anche all’interno dell’anticella, in cui contorna i lati di entrambe le aperture.

In conclusione, lo studio in corso sul paesaggio funerario della Sicilia sudorientale e dell’area siracusana vuole dimostrare l’utilità della ripresa di vecchie ricerche, che a volte non erano riuscite a descrivere al meglio la varietà di strutture arrivate fino a noi, e soprattutto la necessità di nuove indagini sistematiche per cercare di comprendere la concezione della morte e gli aspetti dell’architettura funeraria dei gruppi umani durante l’età del Bronzo.

Alice Massarenti

Nata a Mirandola, in provincia di Modena, classe ’84, si è laureata in Archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico e in Quaternario, Preistoria e Archeologia con una tesi in Evoluzione degli insiemi faunistici del Quaternario. Ha un’ossessione per i fossili e una famiglia che importuna costantemente con i racconti delle sue ricerche sul campo.