LetteraturaPrimo PianoLa “musa iocosa” nella poesia elegiaca ovidiana

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La poesia elegiaca vede nel lamento dell’innamorato il suo fulcro. Il poeta canta le sue sofferenze, derivanti da una relazione estremamente complessa e travagliata. I dolori patiti dall’io lirico si riflettono in versi carichi di “pathos” e colmi di passioni lancinanti e ossimoriche. La verve creativa è indirizzata alla donna amata, spesso celata da uno pseudonimo e rappresentata nella più cinica indifferenza verso i sentimenti a lei rivolti. I vari autori non lesinano crude invettive, spesso animate da insulti e oscenità. La rottura del patto amoroso, causata da tradimenti e allontanamenti, porta a un perpetuo stato di languore, inframmezzato dalle esaltazioni estemporanee dell’esperienza erotica.

Tra i maggiori rappresentanti di questo genere svetta Ovidio, simbolo della seconda generazione elegiaca. La produzione letteraria ovidiana è solitamente divisa in tre grandi gruppi, il primo dei quali dedicato alla poesia elegiaca e costituito da Amores, Heroides e dalle opere didascaliche di argomento erotico (Ars amandi, Remedia amoris e Medicamina faciei femineae), in cui il poeta si presenta nei panni di “praeceptor amoris”. In particolare, gli Amores (23-14 a.C.) inaugurano l’ingresso del poeta di Sulmona nell’Olimpo letterario dell’età augustea. La raccolta, realizzata da un Ovidio appena ventenne e giuntaci in tre libri, si fa portatrice di un tratto incredibilmente originale e caratteristico, che connoterà anche i componimenti successivi. Il trattamento convenzionale della tematica amorosa, infatti, è percorso da un atteggiamento nuovo da parte dello scrivente, che risulta legato al giogo di una “musa iocosa” e colto in totale autoironia nei riguardi della propria esperienza sentimentale. A differenza di quanto avviene in Gaio Cornelio Gallo, Tibullo e Properzio, con i quali l’elegia rasenta la perfezione, Ovidio si distacca dalla materia trattata, glorificando la leggerezza del percepire e del vivere. Il dolore è stemperato da uno stile edonistico e sensuale, volto a mascherare e a dominare i sentimenti negativi. Non di rado Ovidio riprende motivi cari ai padri dell’elegia, per ribaltarli e asservirli al suo scopo parodico e quasi dissacrante. La grandezza di Ovidio sta proprio nella capacità di rinnovare una materia che il grande pubblico aveva già conosciuto al suo apice e apporle un marchio di unicità. Ovidio canta l’amore per la bella Corinna, figura maggiormente evanescente rispetto alle altre “puellae” elegiache. La donna è descritta con un raffinato lessico erotico, che si serve dei lemmi tipici della “militia amoris”.

La celebre elegia di apertura degli Amores riporta il classico rifiuto del genere epico e dell’argomento bellico. Il poeta si descrive in procinto di mettere mano a un poema epico, ma viene ostacolato da un Cupido divertito, che priva di un piede l’esametro, verso epico per eccellenza, tramutando i versi dell’opera in distici elegiaci. Amore ride e si arroga il diritto di mutare volto alla materia cantata nei versi ovidiani, innescando il lamento del poeta che, di fatto, esalta l’onnipotenza della passione amorosa e la sua presenza pervasiva nella vita degli uomini e degli dei. Nei versi finali, Ovidio viene poi colpito dalle frecce infallibili di Amore, che sancisce imperiosamente l’oggetto del canto. Cupido si impossessa dei versi e dell’anima del poeta, che brucia di quel sentimento potente e ineludibile. La poesia epica è vinta da Amore e il poeta imbastisce un addio tragico e comico al contempo, nel segno di una “musa iocosa” sempre pronta a prevalere su lacrime di dolore e rimpianto, eternando un poeta che fece del riso la sua effigie più preziosa.

L’opera di Ovidio è senza tempo; i suoi componimenti continuano ad ammonire gli uomini, allontanandoli da inutili patimenti e restituendoli alle gioie della vita, le uniche per cui valga la pena combattere.

Anita Malagrinò Mustica

Nata a Venezia, ma costantemente in viaggio per passione e lavoro, studia Lettere Classiche a Bari. Sognando di poter dedicare la sua vita alla ricerca e all’insegnamento, ha collaborato e collabora con varie realtà editoriali, scrivendo per diverse riviste di divulgazione scientifica e culturale. Appassionata di teatro e di poesia, porta avanti numerosi progetti performativi che uniscono i due ambiti.