LetteraturaPrimo Piano“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”: un racconto di amore incondizionato

Ludovica D'Erasmo16 Aprile 2020
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«Volare mi fa paura», stridette Fortunata alzandosi. «Quando succederà, io sarò accanto a te», miagolò Zorba. È così che prende vita uno dei racconti più teneri e appassionanti della letteratura contemporanea, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, scritto da Luis Sepulveda e pubblicato nel 1996. È la storia di un’amicizia solenne, una promessa di vita tra Zorba – il gatto nero, grande e grosso – e la giovane gabbianella Fortunata.

Una storia che tocca le corde dell’amore incondizionato e lo trasforma in un racconto disincantato, ironico, a tratti dissacrante. Siamo ad Amburgo: uno stormo di gabbiani si trova a dover fronteggiare un’enorme chiazza di petrolio in mezzo al mare. La gabbiana Kengah, durante la pesca, ne è completamente sommersa. A fatica riprende il suo volo e, distrutta dalla stanchezza, atterra su un balcone per deporre un uovo. Allo stremo delle sue forze la gabbiana conosce Zorba che, curioso, si avvicina a lei. Kengah, consapevole di esalare i suoi ultimi respiri, affiderà a Zorba il suo uovo con la promessa solenne da parte del gatto di non mangiare il piccolo che nascerà e di insegnargli a volare. Quando l’uovo si schiude, Zorba e gli altri gatti del quartiere si prendono amorevolmente cura di Fortunata, la giovane gabbianella.

Un bagaglio di avventure e disavventure fa sì che Fortunata cresca felice in mezzo ai suoi amici gatti, che diventano i suoi angeli custodi. Questi ultimi, tutti insieme, supereranno i propri istinti felini, sviluppando un profondo senso materno nei confronti della piccola Fortunata, insegnandole persino a volare. Una storia che mostra l’amore nella sua forma più pura e presenta ai suoi lettori l’urlo timido e potente della parola data. Una promessa che diventa un mantra, un pensiero determinato che supera l’istinto della propria natura e si fa azione. Un’amicizia che sceglie i suoi soggetti con gli occhi del cuore, bendando quelli della mente: si può essere amici anche di qualcuno che non ci somiglia. La lezione di volo è anche una lezione di vita, che si conclude con le timide e sentenziose parole di Zorba: «Sull’orlo del baratro ho capito la cosa più importante, che vola solo chi osa farlo». D’altronde Zorba è un gatto nero, grande e grosso che ha “osato” andare contro la sua natura felina, ha superato i suoi istinti – non mangiando una gabbianella che poteva facilmente trasformarsi in un pasto prelibato – e ha dimostrato a se stesso un animo nobile e puro, disinteressatamente coerente con l’amicizia. Dunque, se il primo a volare oltre i limiti della propria specie è stato Zorba, non poteva non essere lui ad insegnarlo a sua volta a Fortunata.

«Una storia che ha la grazia di una fiaba e la forza di una parabola, e porta con leggerezza messaggi universali». Con queste parole, la critica ha descritto il capolavoro di Sepulveda che tesse le lodi del mondo animale, popolato da creature capaci di elevare il proprio animo e farlo “volare” oltre i limiti imposti dalla natura stessa. Dal mondo animale arriva un altro importante insegnamento: quello a non arrendersi mai, sgomitando caparbiamente verso la realizzazione dei propri sogni, dei propri obiettivi, delle proprie idee, piccoli mattoncini che costruiscono l’identità e la completano. Un volo che plana sui grandi temi della vita, che spalanca le sue ali di fronte alla vastità delle domande che ci aiutano a crescere e atterra su risposte saldissime, incondizionatamente vere. «Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole, e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali», miagolò Zorba.

Ludovica D'Erasmo

Fin da bambina coltiva la passione per la scrittura. I giochi di parole e le rime catturano la sua attenzione. Oggi studia Lettere moderne alla Sapienza e sulla scia di filosofi, scrittori e poeti realizza quello che, da sempre, è il suo grande sogno: scrivere un libro. Da tutto questo nasce "Rimasi". La sua scuola migliore, però, rimane il mondo campestre.