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Lo studio della storia dell’arte spesso viene interpretato come un’assimilazione cronologica di varie epoche che si susseguono in linea retta, con un senso di progressione unico e inevitabile. In questo modo, un artista del Trecento verrà percepito come “più arretrato” nei confronti di un artista del secolo successivo. Questa concezione è dovuta in larga parte al successo dell’opera di Giorgio Vasari Le Vite (“editio princeps” del 1550, seconda edizione del 1568). In realtà, a questa linea interpretativa sarebbe più giusto preferirne un’altra, che tenga in considerazione elementi differenti, al fine di poter effettivamente comprendere un periodo artistico e i suoi sviluppi. È, infatti, possibile delineare una comprensione dell’arte parlando tanto di iconografia (e quindi soffermandosi sui temi, i soggetti e le loro specificità e differenze), quanto di tecniche e materiali (osservando le possibilità concrete date dai tipi di supporto per la pittura o per la scultura) oppure ancora di stile (focalizzandosi sugli elementi formali che denotano la mano di un artista, in particolare in confronto a un altro).

Un ulteriore punto di riflessione è costituito anche da quella che possiamo indicare come “geografia dello stile”. Lo stile è sempre da considerarsi in relazione a un “dove”: è il luogo, con le sue caratteristiche, che lo determina. A tal fine, osserviamo la Basilica di San Miniato al Monte, realizzata a Firenze tra XI e XII secolo. Si tratta di un edificio romanico, che colpisce per la qualità policroma dei marmi: bianco di Carrara e verde di Prato.

Basilica di San Miniato al Monte, Firenze, XI-XII secolo

Anche il tipo di decorazione, che crea una trama geometrica, è un elemento tipico dell’architettura medievale toscana, sia religiosa che laica. In riferimento all’idea di “geografia dello stile”, questi singoli tratti ci indicano un inconfondibile marchio di riconoscimento dello stile toscano.

Basilica di San Giacomo Maggiore, Bologna, XIII-XIV secolo

Una simile livrea di colori e geometrie non appartiene, ad esempio, all’area bolognese, dove la produzione di mattoni – estremamente sviluppata in epoca medievale – aveva già delineato la strada per l’evoluzione di architetture del tipo di San Giacomo Maggiore o delle due torri Garisenda e degli Asinelli.

Torre della Garisenda (a sinistra) e Torre degli Asinelli (a destra), Bologna, entrambe costruite nel XII secolo

Un altro fondamentale spunto di riflessione è quello che ci offre la Basilica di San Francesco, situata ad Assisi e terminata nel 1250 circa. Questo complesso è un perfetto esempio di architettura gotica italiana. Il gotico è uno stile che nacque in Francia, più precisamente nell’Île de France, e solo in un secondo momento approdò anche in Italia; l’aspetto notevole di questa basilica è che, pur costituendo un esempio di gotico nell’Italia centrale, non presenta il tipico svuotamento della parete che si osserva negli esemplari francesi.

Basilica di San Francesco, Assisi, terminata circa nel 1250

La presenza del muro perimetrale rimane ancora molto forte; allo stesso tempo, in virtù di queste caratteristiche strutturali, l’elevazione verso l’alto risulta essere limitata se la si paragona, per fare un esempio, alla Cattedrale di Laon. Ciò fa capire che il gotico in Italia si sia sviluppato come un linguaggio adattato alla tradizione ancora ben presente del romanico, tanto che lo stile francese in Italia è talvolta indicato come “stile di riduzione”.

Cattedrale di Laon, Francia, XII secolo

Passiamo, ora, al campo della scultura. La Vergine col Bambino proveniente dal Musée de Cluny risulta essere curva principalmente per due ragioni: da un lato la curvatura dona alla scultura una sinuosità maggiore, dall’altra essa è inevitabilmente determinata dal materiale con il quale è stata scolpita (l’avorio).

Anonimo scultore francese, Vergine col Bambino, avorio, Parigi, Musée de Cluny, metà del XIII secolo

L’avorio, materiale molto costoso, all’epoca veniva distribuito più facilmente a Costantinopoli e a Parigi; per questa ragione, l’unico modo per procurarselo era quello di avere oggetti composti proprio di questo prezioso materiale. Allo stesso tempo, l’unica via per diffondere il nuovo linguaggio gotico francese era attraverso la distribuzione di oggetti e opere d’arte. Da qui si comprende la vicinanza di questo genere di statue francesi con esempi italiani, come la Vergine col Bambino di Giovanni Pisano

Giovanni Pisano, Vergine col Bambino, avorio, Pisa, Cattedrale, 1298

Come nella statua precedente, anche in questo caso l’avorio impone una specifica curvatura al gruppo scultoreo. Una plasticità maggiore caratterizza l’opera di Giovanni Pisano, soprattutto se osserviamo la resa del panneggio nella veste di Maria: esso cade elegante come una cascata, contribuendo a definire maggiormente l’anatomia, sebbene non si possa parlare di uno studio scientificamente dettagliato della figura umana.

Un ultimo importante contributo al tema della “geografia dello stile” è offerto da Giotto. La rivoluzione giottesca in pittura avviene a Firenze, eppure uno dei massimi esiti dell’artista fiorentino si trova a Padova. Il riferimento, ovviamente, riguarda la Cappella degli Scrovegni: in seguito alla sua realizzazione, un’importante scuola giottesca si svilupperà nel territorio padovano, diffondendo anche nell’Italia settentrionale il linguaggio della nuova pittura italiana.

Veduta interna della Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto, Padova, 1303-1304

Gli stili, quindi, esprimono le caratteristiche di un determinato luogo e proprio per tale motivo risultano essere unici nel loro genere. Solo successivamente, hanno la possibilità di propagarsi grazie all’economia, allo spostamento di oggetti d’arte e grazie al viaggiare degli artisti stessi.

Ana Maria Sanfilippo

Classe ’96, risiede in Friuli-Venezia Giulia. Laureata presso l’Università degli Studi di Udine in Conservazione dei Beni Culturali, Studi italo-francesi, si sta specializzando in Arts, Museology and Curatorship a Bologna, dove sta frequentando l’ultimo anno della magistrale. Ha partecipato all’organizzazione della mostra digitale “Trasmissione”, di cui ha co-curato anche il catalogo. Ama la letteratura, l’arte e lo studio delle lingue straniere.