CinemaPrimo PianoLa frammentarietà della memoria in “Ricordi?” di Valerio Mieli

Nadia Pannone9 Agosto 2019
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Lui (Luca Marinelli) e Lei (Linda Caridi) s’incontrano a una festa e s’innamorano. Nel corso della pellicola assisteremo all’evoluzione del loro rapporto: dalla passione iniziale, alla crisi dovuta all’inevitabile routine, ai tradimenti, alla rottura e al ritrovamento, in quella che potrebbe sembrare una banale storia d’amore rivista al cinema centinaia di volte. Eppure Ricordi?  (2018) di Valerio Mieli è molto di più: è poesia che incontra il linguaggio cinematografico. È romanticismo non edulcorato. È flusso di coscienza tramutato in immagini. La particolarità e la forza del film risiedono, infatti, nel modo in cui Mieli ha scelto di narrare questa “ordinaria” storia d’amore: attraverso il filtro del ricordo.

Il regista parte da una riflessione apparentemente futile, che è tuttavia di vitale importanza per chi possiede un animo sensibile e malinconico: il passato è davvero sempre meglio del presente, o piuttosto siamo noi a conferirgli quell’unicità che sembra accentuarsi man mano che il tempo passa? Esistono, effettivamente, momenti puramente felici o è il ricordo a renderli tali? Quando si parla dello scorrere del tempo e della memoria di esso, è naturale che tutto sia profondamente soggettivo. Ognuno di noi ricorda le cose in maniera diversa: c’è chi tende a ingigantire le cose per renderle più affascinanti, chi cerca di sminuirle, chi addirittura plasma situazioni mai avvenute, in maniera talmente plausibile da arrivare a crederci per davvero. C’è, poi, chi è incline a guardare sempre al passato, rifugiandosi in esso come in un luogo sicuro e chi invece la nostalgia proprio non la concepisce e si aggrappa con tutte le forze alla concretezza del presente.

Il Lui di Ricordi? è estremamente nostalgico, pessimista, triste. Vive nella rievocazione del passato e teme quanto di bello possa accadergli nel presente, poiché qualsiasi cosa dal momento in cui comincia è già finita. Niente sarà mai magnifico come lo è stato nella prima occasione e «la poesia diventa pappa»: l’attimo autentico accade una sola volta, dopodiché non è nient’altro che una sbiadita imitazione di se stesso. È per questo che tutte le relazioni che ha avuto non sono mai state magiche come i pochi attimi passati con una ragazza, conosciuta nell’adolescenza durante la colonia estiva. Ma quanto era stato effettivamente profondo il loro legame? Lei ricambiava la sua adorazione? Poco importa, fintantoché la scia della sua chioma rossa continua a colmare i ricordi di Lui e a suggerirgli che nessuna donna potrà mai essere altrettanto perfetta. Ma, in fin dei conti, esiste la perfezione? Probabilmente, si palesa ai nostri occhi solo a posteriori ed è per questo che Lei, al contrario, cerca di vivere appieno il suo presente che, in verità, è l’unico tempo che davvero ci appartiene. È ottimista ed entusiasta della vita, non ha memoria di momenti davvero spiacevoli perché è in grado di trarre insegnamenti costruttivi anche dall’evento più avverso, o forse perché i ricordi brutti li ha lasciati lì dove appartengono, nel passato.

Questa sostanziale diversità caratteriale non scoraggia il loro amore, bensì rende possibile un continuo dialogo che ci permette di esplorare i due punti di vista e di immedesimarci ora nell’uno, ora nell’altra. Durante la visione, sarà impossibile non affezionarsi ai due protagonisti – grazie anche alle ottime performance dei due attori – e non desiderare un lieto fine. Spesso cederemo alla nostalgia insieme a Lui, altre volte abbracceremo la corporeità del presente come fa Lei; rispecchiandoci in molti dei loro drammi e delle loro scelte, consapevoli che nulla è immutabile, tanto meno le idee. I due personaggi intraprendono insieme un percorso che lì dividerà fisicamente, ma mai emotivamente e che li porterà a evolversi: Lei acquisterà una matura consapevolezza delle frustrazioni che la vita ci riserva e Lui imparerà ad accettare queste ultime con il sorriso.

Quasi dieci anni dopo il suo primo film, Dieci inverni (2009), Mieli fa un tentativo coraggioso: quello di partire da un soggetto elementare per affidarsi a una narrazione non lineare che poggia sulle sensazioni, sulle immagini e sulle emozioni. Grazie al montaggio di Desideria Rayner, assaporiamo la storia d’amore e le esperienze dei due protagonisti attraverso continui flashback, visioni fugaci e rivisitazioni dello stesso momento dalle due diverse prospettive. Ogni istante non sarà mai il medesimo: cambieranno le parole, i vestiti, gli sguardi, ci sarà il sole o la neve. Non ci verrà mai fornita una realtà oggettiva, proprio perché quest’ultima si modella sulla mente di chi la sperimenta.

Ricordi? non è di certo esente da debolezze, prima tra tutte l’appesantimento nella seconda parte dovuto all’ormai inteso ripetersi dello stesso meccanismo; ma non si tratta poi di difetti così rilevanti. A malapena si noteranno, se ci si lascerà trasportare dal flusso dei ricordi, se si approccerà il film cogliendo ed elaborando ogni parola detta, godendo di ogni immagine, cercando di afferrare gli odori e gli echi annebbiati del passato, guidati da quel sentimento che tanto cerchiamo di scacciare ma dal quale è quasi impossibile sfuggire: la nostalgia. Se rimanerne imprigionati, o giovarne in vista di un futuro più disteso, spetterà solo a noi determinarlo.

Nadia Pannone

Basta poco a renderla felice: un buon film, un po' di musica anni Ottanta, una libreria, qualche conversazione stimolante, un lago, delle luci al neon, una piazza deserta e assolata, delle foto vintage, una coperta e un buon caffè.