ArtePrimo PianoTra realtà e finzione: Spazio In Situ ospita la mostra collettiva “Ipersitu”

Nicoletta Provenzano30 Novembre 2021
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A cinque anni dalla nascita di Spazio In Situ, la mostra Ipersitu – a cura di Daniela Cotimbo – coinvolge gli undici artisti dell’artist-run space lungo un crinale aperto e rovesciato, intessuto nel gioco di un contatto visivo, reticolare e interattivo, tra dimensione espositiva e narrazione configurativa del fare artistico all’interno dell’atelier.

Alla riflessione interconnettiva di ricerche, luoghi e ipertestualità visive promossa da Daniela Cotimbo, gli artisti – Sveva Angeletti, Alessandra Cecchini, Christophe Constantin, Francesca Cornacchini, Marco De Rosa, Federica Di Pietrantonio, Chiara Fantaccione, Roberta Folliero, Andrea Frosolini, Daniele Sciacca, Guendalina Urbani – rispondono con una combinazione sincretica di diramazioni alternate e metaforiche tra contenente e contenuto, tra spazi virtuali a vocazione intrattenitiva e nuovi ambienti che incorporano la natura paesaggistica o vegetale, tra progettualità utopiche e simboli stratificati di città ideali, incontri celati e finzionali.

Le opere Scontorno a 2Є e Studio Visit di Sveva Angeletti svelano con un’ironia accattivante e lucida le instabili dinamiche lavorative di un’artista emergente, le deviazioni e finzioni dello sguardo, l’altalenante incantamento del sistema dell’arte, intricato e labirintico, evidenziato all’interno dello studio in un ascolto metalessico.

Alessandra Cecchini in Playing with the idea of a city, sovvertendo le regole e gli obbiettivi di conquista e occupazione del videogioco Age of Empires II, riflette sulla fittizia e illusoria costruzione di città ideali all’interno di un campo predisposto e prestabilito, metafora dell’impossibilità di riedificare o rigenerare l’impianto sociale costituito. Da strategia fallimentare di mantenimento statico, la città ideale torna all’interno dello studio dell’artista nell’opera Archive for an ideal city come linguaggio architettonico della città, come simbolo e specchio della civiltà, tra necessità difensive, esigenze artistiche, politiche, religiose, sociali.

Alessandra Cecchini, Playing with the idea of a city, 2021, installazione multimediale, dimensioni variabili (durata video 1h 10’), foto di Marco De Rosa

In Attraverso lo schermo di Christophe Constantin la finestra, contornata da una cornice luminosa blu, è interfaccia simbolica tra reale e virtuale, soglia che delimita e proietta il dentro e il fuori, dispositivo visivo e superficie pittorica in unione connettiva con lo spazio. In un evidente rimando al monocromo blu, la finestra è spazio dell’opera, schermo percettivo cromatico e luogo di attraversamento ambiguo dove si articola la trasformazione prospettica e l’intersezione tra realtà.

Christophe Constantin, Attraverso lo schermo, 2021, cornice in legno, LED, alluminio, plastica, pvc, 147×127 cm, foto di Marco De Rosa

In Aria di lavoro il voyeurismo del fruitore per gli atelier è ironicamente e allusivamente rappresentato da Constantin come un’osservazione quasi ossessiva di un tombino stradale, riprodotto dall’artista al centro della propria area lavorativa come immagine emblematica di una progressione produttiva, segno riconoscibile di “lavori in corso d’opera” che al di fuori del contesto espositivo rimane celata allegoria.

Christophe Constantin, Aria di lavoro, 2021, tombino, smalto su ghisa, 18x130x115 cm, foto di Marco De Rosa

In Picture this di Roberta Folliero piante ornamentali posizionate su carrelli in metallo invitano il fruitore a un’azione diretta di cura e mantenimento attraverso la lettura di codici QR, che identificano la pianta e ne suggeriscono le cure. La vita vegetale trasportata all’interno dell’ambiente espositivo è immagine e realtà esterna immessa nell’ambiente interno, estraneo e potenzialmente inospitale, a cui il supporto mobile e gli strumenti di cura sopperiscono in vista di un’adattabilità al sistema ospitante.

Roberta Folliero, Picture this, 2021, installazione, materiali vari, foto di Marco De Rosa

In Moving home uno scorcio in retro-visione di imballaggi temporanei emerge nella scena espositiva come visione di elementi in transito o appena ricongiunti, post-installazione, allo spazio dello studio.

Roberta Folliero, Moving home, 2021, installazione, scatoli e materiali vari, foto di Marco De Rosa

Le dinamiche e i luoghi che hanno coinvolto e ospitato gli oggetti imballati rientrano in uno schermo di cura, archiviazione e collocazione concernente l’impianto espositivo, portato in luce al di là dell’incantamento attuato all’interno del “White Cube”.

L’appuntamento di due rider in Bunny is a Rider di Andrea Frosolini rispecchia un’azione performativa organizzata in un fittizio allestimento scenografico che accompagna l’incontro all’interno di una cornice illusoria, dove l’identità dei soggetti rimane celata dall’abbigliamento motociclistico. Lo spazio dello studio per Andrea Frosolini si trasforma in un’architettura narrativa, che rivela e gioca con i diversi livelli finzionali dei rapporti, della visione, dell’esposizione e mascheramento di se stessi.

Andrea Frosolini, Bunny is a Rider, 2021, installazione (iPhone e audio) e performance, foto di Marco De Rosa

Nella mostra Ipersitu, sincronicità, simultaneità e connettività tra realtà creativa ed espositiva aprono un percorso esplorativo dei luoghi del fare artistico, tra il fisico e l’ipermediale, analizzati attraverso un chiasmo interpretativo tra lo spazio di connessione digitale, moltiplicato ed esteso, e lo spazio dimensionale, reale e materiale, uniti in un rimando reciproco che sistematizza e ridefinisce la reggenza tra il dentro e il fuori.

Nicoletta Provenzano

Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.