CinemaPrimo Piano“Il Re Leone” torna al cinema, con troppa tecnologia e poca umanità

Bianca Damato20 Settembre 2019
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Il Re Leone è uscito nelle sale italiane lo scorso 21 agosto, ma ancora fa parlare di sé. Il dibattito, in realtà, si è acceso ben tre anni fa, quando era stata annunciata ufficialmente la produzione di un remake del grande classico della Disney, uscito nel 1994. La domanda era sempre quella: è giusto riproporre una pietra miliare del cinema, per di più con l’utilizzo della tecnologia e della CGI? Il pubblico, nemmeno a dirlo, si è diviso. Da una parte chi ha storto il naso, dicendo che i grandi classici della Disney dovrebbero rimanere tali e, dunque, immutabili. Dall’altra è scattato l’effetto “nostalgia”, con gli spettatori impazienti di poter rivivere sul grande schermo le avventure di Simba e dei suoi amici Timon e Pumba.

D’altronde, è risaputo, la Disney negli ultimi anni sta puntando molto sui remake in live action dei grandi classici, perché indubbiamente garantiscomno ottimi risultati al botteghino. I numeri parlano da soli. Il film è uscito nelle sale ad agosto e, in Italia, ancora questa settimana, Il Re Leone continua a essere in vetta alle classifiche degli incassi. Un record incredibile, che vede il remake del classico Disney intascare – in tutto il mondo – ben 1 miliardo e 600 milioni di dollari, diventando il settimo film con maggior incasso nella storia del cinema.

Tuttavia, dopo averlo visto, resta in bocca un sapore un po’ amaro. Certamente bisogna apprezzare il comparto tecnico, messo a punto alla perfezione (il regista, Jon Favreau, ha diretto anche il remake de Il Libro della Giungla, utilizzando la stessa tecnica di computer grafica). Dall’altro canto, però, proprio la CGI spinta ai limiti della perfezione – al punto che sembra quasi di vedere un documentario di National Geographic piuttosto che un film della Disney – finisce per snaturare alcune caratteristiche dei personaggi che, nel cartone animato del 1994, avevano conquistato il pubblico. In particolare quelle caratteristiche un po’ “umane”, certamente surreali, che tuttavia rendevano Il Re Leone un film speciale. Per esempio nel remake mancano alcune coreografie che accompagnano le parti cantate, come nelle canzoni Voglio diventar presto un re (interpretata dal giovane Simba) e il brano Sarò re (interpretato dal cattivo Scar). Oppure sono assenti alcuni comportamenti caratteristici dei personaggi, come il ballo di Timon con le maracas per distrarre le iene o ancora Pumba che viene servito su un vassoio come un maialino arrosto con tanto di mela in bocca.

Insomma, senza grandi cambiamenti nella trama, Il Re Leone si offre al pubblico come un rifacimento onesto e preciso del cartone animato che riempì le sale molti anni fa. Il punto è che chi ha conosciuto la versione originale è in qualche modo influenzato nel suo giudizio, perché nella sua mente sente riecheggiare i disegni e le immagini di 25 anni fa. Ma, al contrario, non si può escludere che chi il cartone non l’ha mai visto, possa approcciare questa nuova versione con occhi e un giudizio molto diversi.

Bianca Damato

Giornalista, è nata a Benevento ma ha sempre vissuto a Roma. Ama viaggiare ma più di ogni altra cosa adora il cinema. Nel tempo libero va a teatro e non si perde mai un gran premio di MotoGP.