Il tema del viaggio notturno che il Sole compie nell’Aldilà – attraverso i minacciosi, ma allo stesso tempo rigeneranti, abissi del mondo – è l’argomento centrale dei Libri dell’Aldilà, definiti in egiziano antico come «i Libri di ciò che è nella Duat». Essi si presentavano riccamente illustrati ed è importante sottolineare come le immagini non ricoprano solo la funzione di mere illustrazioni ma, al contrario, costituiscano un insieme fortemente unitario con il testo. Peculiarità di questo tipo di letteratura religiosa è il fatto che il suo contenuto non sia formato, come il Libro dei Morti, da una raccolta di formule mutevoli, ma apparve – per la prima volta – un contenuto permanente e immutabile. Il loro fine principale sarebbe stato quello di fornire indicazioni sulla Duat, il mondo sotterraneo, sui suoi abitanti e sulla sua topografia. Tali preziose informazioni sarebbero dovute servire agli egiziani – inizialmente esclusivamente al Faraone, unico beneficiario in quanto considerato figlio del Sole – per l’ampliamento della conoscenza del “lato notturno” della vita.
All’interno dei Libri dell’Aldilà è riscontrabile una netta distinzione formale tra le produzioni ritenute più arcaiche – l’Amduat e il Libro delle Porte – e le composizioni più tarde, tra le quali vanno annoverati il Libro delle Caverne e il Libro della Terra. I primi presentano lo spazio ultraterreno strutturalmente suddiviso in dodici parti, corrispondenti alle dodici ore della notte. Ogni ora – delimitata da imponenti porte sorvegliate da serpenti o demoni – veniva ulteriormente divisa in tre registri, tra cui quello centrale, nel quale si muoveva il Sole sopra la propria barca. Egli veniva solitamente raffigurato come una figura antropomorfa criocefala, ossia con testa d’ariete. Nei libri più recenti, invece, la barca del Sole è quasi totalmente assente e la presenza del dio è indicata semplicemente dal rosso disco solare.
Nella cultura egiziana arcaica, il Sole – dopo il suo tramonto nell’orizzonte occidentale – abbandonava l’Aldiquà e intraprendeva un temibile viaggio notturno attraverso il mondo dei morti, da cui sorgeva ogni mattina rinvigorito e ringiovanito. Egli si immergeva nel Nun, l’oceano primordiale, il luogo dove vagavano dormienti e defunti, che costituiva anche il percorso stesso della barca solare. Questi abissi, nei quali il Sole penetrava ogni sera, rivestivano una triplice valenza nella cultura egiziana. Oltre l’orizzonte essi apparivano scissi in tre zone fondamentali: un primo strato che rappresentava una sorta di spazio intermedio tra Aldiquà e Aldilà. Esso veniva attraversato dal Sole durante la prima ora della notte e conduceva alla prima porta del Mondo Sotterraneo. A esso corrispondeva un altro spazio intermedio, che precedeva il sorgere del sole. Successivamente seguiva la Duat vera e propria, attraversata dal fiume dell’Aldilà che corrispondeva a un altro fondamentale corso fluviale terreno: il Nilo. Vi era infine il terzo livello denominato Hetemit, il Luogo dello Sterminio. Questa oscura regione era occupata da potenze distruttrici che demolivano e annientavano tutto ciò che si trovava a loro portata. Luogo nefasto dove “esseri nemici” – «coloro che hanno fatto del male» – venivano cruentemente puniti, dove oltre al loro corpo veniva eliminato anche il loro soffio vitale, il Ba; un oblio di terrore e desolazione dove si metteva fine a ciò che è.
Nelle regioni dell’oltretomba frequenti risultano i riferimenti a esseri che spargono fuoco, in particolar modo serpenti; la stessa Isi compare con le fattezze di un serpente con alito di fuoco. Essa tentava, invano, di evitare che Osiri – suo sposo e fratello – venisse raggiunto. Risulta quasi paradossale notare come la fine per i dannati incombesse spesso per mezzo del suddetto elemento. Esso rappresenta un elemento costante e strettamente connesso con le tenebre impenetrabili, che contraddistinguono una parte importante del mondo sotterraneo. Ma il Luogo dello Sterminio non rappresentava esclusivamente un luogo efferato; esso era anche una fonte di rinnovamento continuo, il luogo dove il Sole si rinnovava. Al suo interno tenebre, acque e fuoco risultavano mescolate. Questo caos era allo stesso tempo unità indivisibile, non ancora scissa grazie alla creazione, ma anche luogo in cui tutto risultava essere potenzialmente contenuto.
Nella regione più profonda del viaggio solare, all’interno della sesta ora della notte, avveniva la riunificazione di Ra con il cadavere di Osiri, Signore dell’Occidente, il quale rappresenterebbe il corpo notturno del Sole, il recipiente del suo spirito. Egli, rinascendo a nuova vita come Signore del Mondo Sotterraneo, costituiva un modello per tutti i defunti e personificava – oltre alla caducità della vita – il trionfo della corporalità, peculiare alla cultura egiziana antica. Infatti, nonostante il corpo sia soggetto a putrefazione, Osiri – ormai defunto – riuscirà comunque a procreare il suo erede, Horo (tale rapporto mitologico tra padre e figlio legittimava le successioni dinastiche faraoniche). Inoltre, è importante non dimenticare come – nelle credenze egiziane sull’Aldilà – un’importanza fondamentale venisse conferita alla sopravvivenza del corpo, alle illimitate capacità di quest’ultimo di trasformazione e rigenerazione. Conseguente a ciò era l’esigenza funeraria terrena di un supporto materiale dopo il trapasso, simulacro o corpo mummificato.
Il Sole, dunque, scendeva negli abissi come Ba e, durante il suo viaggio, conduceva con sé anche i Ba dei defunti beati e degli dei, raffigurati come uccelli con testa antropomorfa, al fine di poter consentire l’unione con il loro involucro materiale, rivivificandolo temporaneamente. Infatti, appena il Sole abbandonava la regione, giungendo nell’ora successiva, i corpi ricadevano nel sonno della morte. Il Sole durante il suo viaggio tra gli occidentali veniva accompagnato da un corteo di divinità, il cui scopo era quello di rappresentare il generale sentimento di ilarità suscitato dall’apparizione e dal il passaggio del dio, a cui tutti gli abitanti dell’Aldilà – a eccezione dei “nemici” – partecipavano. È importante considerare, però, che a causa della distorsione del suono nell’oltretomba, i suoni rimanevano intellegibili al dio.
L’ostacolo più temibile che il Sole doveva incontrare durante il suo tragitto notturno era il serpente Apophis, imperituro nemico degli dei; egli non apparteneva al mondo esistente ed era, di conseguenza, senza inizio e senza fine. Egli era già presente al momento della creazione, proprio in tal contesto sarebbe stato sconfitto dal Creatore del mondo che, per la prima volta, lo avrebbe scacciato dal mondo ordinato dell’esistenza. Da questo momento in poi egli avrebbe perturbato la via del Sole e minacciato i defunti nell’Aldilà. Si rese dunque necessario un continuo intervento divino al fine di tenerlo lontano dalla barca solare. Nonostante tale suo quotidiano annientamento, egli sarà ciclicamente nuovamente presente. La sua pericolosità poteva essere arrestata solo in modo temporaneo. Nell’Amduat, l’intento di Apophis veniva ostacolato da Isi e Seth, ed egli era inesorabilmente destinato all’insuccesso: il Sole era protetto, altresì, dal serpente Mehen, «colui che avvolge».
Infine, nell’ultima ora della notte, il processo di rigenerazione giungeva finalmente a compimento: il Sole, nella sua forma di scarabeo, veniva innalzato verso il cielo dalle braccia del dio Shu. In questo modo avrebbe potuto ricominciare il suo viaggio quotidiano. Il ritorno dell’astro ringiovanito conferma quanto siano rigeneranti le forze e le energie degli Abissi. Questa rinascita veniva interpretata anche come una ripetizione della creazione. Una volta che il Sole aveva lasciato l’oltretomba, una faglia di collegamento tra i due mondi rimaneva provvisoriamente aperta, fino a quando Shu provvedeva a sigillarla. A questo punto si concludeva definitivamente il viaggio notturno e Osiri, accompagnato dai defunti beati, tornava ad affondare nel sonno della morte, ma i loro Ba avrebbero accompagnato il Sole sino alla ripetizione del ciclo.

Laura Fontanesi
Archeologa, specializzata in archeologia classica e del Vicino Oriente antico, studiosa di culti antichi e tradizioni funerarie. Affascinata da parole, storie e arcaici numi. Ama scrivere, ascoltare, leggere, approfondire, progettare, creare.