«E io, proprio io,
sono il centro che esiste soltanto per una geometria dell’abisso; […]
Io, proprio io,
sono il pozzo senza pareti ma con la resistenza delle pareti,
il centro del tutto con il nulla intorno».
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
La mostra All’incrocio di quattro vie dello spazio il pozzo segna il centro del mondo di Paolo Laudisa, a cura di Lorenzo Madaro, nel chiostro di San Benedetto a Conversano, si addentra intimamente nelle profondità della pittura, da contemplare nella confluenza di spazi del se’ che segnano una vertigine mistica, un’ascensione o discesa.

Un percorso stratificato si muove lungo i confini di una temporalità che accarezza l’architettura del chiostro in dialogo con l’estetica dell’artista dove l’inatteso e l’apparire improvviso, il caso e l’incidentale si uniscono e compenetrano nell’intensità e nell’accuratezza cromatica del lessico pittorico, in una perfetta coincidenza e risonanza formale che abbraccia fremiti tonali, accadimenti e inclusioni lungo le tele.
La pittura di Laudisa si estende nell’attesa, nel tempo che forma e leviga, di pennellata in pennellata, le superfici, trovando la pienezza di una luminosità magnetica che calcola l’imprevisto, lo ricerca come rivelazione e temeraria variazione, incentrata su una libera investigazione attraverso la magnificenza e meraviglia del colore.
La realtà avviene e ad-diviene insieme all’opera, mentre lo sguardo, catalizzato dalla compiutezza del linguaggio, scorge tracce e delineazioni tenui di un racconto di forme percepibili nelle velature timbriche appena accennate, nelle comparizioni di cromie in contrasto o analogia, nell’incursione di elementi sottilmente riflettenti che non opacizzano la propria trasparenza segnica, lasciando aperte significazioni e sentieri semiotici, volgendo spazialità interagenti di una fluttuazione empirica e memoriale, illusoria o richiamante sfumature del reale.

In un superamento dello spazio nella confluenza tra realtà e invenzione, il ciclo di opere Pensando al chiostro incorporano e conformano una spazialità dilatata in epifanie lievi e brumose, in vibrazioni sensibili ed evanescenti segnate da irradiazioni e velature, sovrapposizioni e incursioni fenomenologiche che vanno dal luogo fisico all’immaterialità di un territorio intellettivo, svelati entrambi man mano dallo sconfinare oltre la superficie collocata in diverse temperature cromatiche, dal caldo al freddo, nella scoperta di una corporeità pittorica purificata nella bidimensionalità.

Nell’opera Lunatico i blu energici di una notte chiara e luminescente danzano in direzionalità verticali e orizzontali, mentre le evoluzioni lunari si rifrangono in fluenze acquatiche, narrando una storia di profondità e superfici terse nelle gradazioni di azzurro rischiarate, dense o renose.

La radianza effusiva del giallo nell’opera IO è tracciata come ricordo di declivio paesaggistico immerso nella luce del giorno e segnato da un soffio di polvere blu cobalto: una deflagrazione coloristica si imprime in un percorso, in uno svolgersi identitario tra i confini dell’esistere, estensione cosciente del proprio sentire all’interno di una intimità coincidente e co-appartenente ad un afflato paesistico – fenomenico.

L’Io nella propria condizione interiore partecipa della dimensione terrestre e siderea acquisendo alla propria identità la fisionomia di uno spazio-soggetto.
In Sospensione Laudisa scandisce il tempo in una oscillazione di linee, sorrette e condotte compiutamente nell’idealità del cerchio come unità cosmica ricomposta e impalpabile orchestrata in un equilibrio di orizzontali e verticali.

Velature amene e malinconiche compongono un etere sospirato e invocato, incluso e custodito da una pioggia dalla cromia solfurea.
In En attendant Godot dalle tonalità cangianti di un rosso acceso emerge il sospendimento della materia pittorica mentre in Foresta nel giallo il turbinio boschivo si staglia nella lucentezza marginale del giallo, distesa morbidamente come nette aperture solive.

Nella mostra All’incrocio di quattro vie dello spazio il pozzo segna il centro del mondo la dimensione spaziotemporale si apre a profondità senza misura, in un universo reale e immaginario, in un recesso fisico e mentale in cui si riflette il mondo, come all’interno di un pozzo, che è abisso, posto al centro di un crocevia: punto d’ingresso di una avventura metafisica, di una segreta onda armonica dove ogni pennellata si orienta e distende in una plenitudine percettiva, che racchiude ogni passaggio gestuale in una levigatezza interrotta da accenti oggettuali e grammature di colore, dando vita a visioni atmosferiche diffuse, dinamiche, in perenne trasformazione e, ad un tempo, in costante sospensione spaziale.
All’incrocio di quattro vie dello spazio il pozzo segna il centro del mondo
Paolo Laudisa
a cura di Lorenzo Madaro
8 ottobre 2022 – 23 ottobre 2022
Chiostro di San Benedetto
Via San Benedetto, Conversano (BA)

Nicoletta Provenzano
Nata a Roma, storica dell’arte e curatrice. Affascinata dalle ricerche multidisciplinari e dal dialogo creativo con gli artisti, ha scritto e curato cataloghi e mostre, in collaborazione con professionisti del settore nell’ambito dell’arte contemporanea, del connubio arte-impresa e arte-scienza.