ArtePrimo PianoIl capolavoro di Rembrandt “Autoritratto come San Paolo” in mostra alla Galleria Corsini

Martina Scavone22 Febbraio 2020
https://lacittaimmaginaria.com/wp-content/uploads/2020/02/efefewffefew.jpg

Lo scorso giovedì le Gallerie Nazionali di Arte Antica hanno inaugurato la mostra dal titolo Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come San Paolo, che le sale dell’omonima Galleria romana ospiteranno dal 21 Febbraio 2020 al 15 Giugno 2020. Protagonista dell’esposizione, curata dal Dott. Alessandro Cosma, è un’autoritratto dell’artista olandese proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam, connotato da una storia piuttosto travagliata, che lo vede far ritorno in Italia dopo un’assenza durata ben 221 anni. L’opera infatti, firmata e datata 1661, nel Settecento faceva parte della collezione Corsini; era stata acquistata tra il 1737 e il 1739 dal cardinal Neri Maria Corsini (1685-1770) per 100 scudi da Marie-Thérèse Gosset (1703-1756), vedova di Nicolas Vleughels (1668-1737), direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Il cardinale, dopo l’acquisto, decise di esporla nella “Galleria dei quadri”, la stanza principale del suo appartamento nel palazzo alla Lungara, dove venne ammirata da numerosi viaggiatori. Non è dunque un caso che oggi, in occasione della mostra, il mosaico che raffigura il cardinale sia stato collocato proprio davanti all’autoritratto protagonista dell’esposizione, quasi a voler permettere ai rispettivi personaggi ritratti di poter riprendere il dialogo interrotto centinaia di anni fa.

Rembrandt, Autoritratto come San Paolo, 1661, olio su tela, 91x77cm, Amsterdam, Rijksmuseum

Eseguito all’età di 55 anni, l’Autoritratto come San Paolo è uno degli ultimi autoritratti realizzati da Rembrandt (1606-1669). Qui il maestro scelse di raffigurarsi in veste di figura biblica, nello specifico dell’apostolo Paolo (caso unico nella produzione dell’artista), come suggerito dal volume delle epistole che tiene in mano e dalla spada – strumento del suo martirio – che fa capolino da sotto il mantello. Il restauro, tra l’altro, ha rivelato la presenza di una finestra con sbarre sullo sfondo a destra, riferimento ad una delle tante prigionie dell’apostolo. La luce invece irrompe nella scena dall’angolo in alto a sinistra, il che probabilmente sottende un significato specifico: la Bibbia narra, infatti, che quando San Paolo si convertì al cristianesimo venne accecato da una luce fulgida. L’abilità dell’artista di catturare la parte più intima dei soggetti, così come la pennellata lunga e densa usata per realizzare il turbante, sono caratteristiche tipiche della produzione tarda di Rembrandt. Dopo il restauro, i colori e la trama del dipinto sono tornati al loro antico splendore, il che ci consente di ammirare la matericità, il realismo e il sapiente uso della luce che caratterizzano in maniera quasi inconfondibile lo stile del pittore olandese.

Grazie ad una serie di documenti originali, riscoperti solo di recente, gli studiosi hanno potuto contestualizzare la dipartita del dipinto dall’Italia in occasione dell’occupazione francese del 1799, quando innumerevoli opere d’arte andarono disperse. In quell’anno infatti la famiglia Corsini fu costretta a far fronte alle contribuzioni forzate imposte dal governo francese alle nobili famiglie romane in seguito all’avvento della Repubblica Romana (15 febbraio 1798). In assenza del principe Tommaso (1767-1856), rifugiatosi a Vienna, e di suo fratello Neri, fu il “maestro di casa” dei Corsini, Ludovico Radice, a subire le pressioni dei francesi, al punto da trovarsi costretto a vendere 25 dipinti della collezione al ben noto mercante d’arte Luigi Mirri, che li acquistò ad un prezzo più che vantaggioso per poi rivenderne immediatamente una parte all’inglese William Young Ottley (1771-1836). Il principe Tommaso, venuto a conoscenza dell’accaduto, tentò di fermarne l’esportazione, sebbene non tutte le trattative andarono a buon fine, con la conseguenza che solo una parte dei dipinti tornarono nelle mani del legittimo proprietario.

Elenco e stima dei quadri della Galleria Corsini del pittore Stefano Tofanelli in cui è presente l’autoritratto di Rembrandt (il quarto dal basso)

Le opere vendute in quell’occasione includevano capolavori come la Visione di Sant’Agostino di Garofalo, oggi alla National Gallery di Londra, il Sacrificio di Noè attribuito a Poussin, oggi a Tatton Park, e l’Autoritratto di Rembrandt che Ottley cedette poco dopo a un altro mercante inglese, William Buchanan (1777-1864). Nel 1807 quest’ultimo lo portò in Inghilterra e, dopo numerosi passaggi collezionistici, nel 1960 il dipinto giunse infine al Rijksmuseum di Amsterdam.

L’incisione fatta realizzare da uno degli ultimi proprietari del dipinto, Charles Kinnaird, eseguita a mezzatinta da Charles Turner nel 1809

Il concept della mostra è incentrato sulla ricostruzione della dispersione dei quadri di proprietà dei Corsini, oggi conservati presso l’Archivio Corsini di San Casciano in Val di Pesa, occorsa nel 1799: lettere, stime e atti processuali permettono di raccontare ai visitatori uno dei momenti più critici e difficili per il patrimonio culturale italiano. La mostra diviene infatti l’occasione per portare a conoscenza il grande pubblico di un lato dimenticato ma cruciale della storia del collezionismo europeo, quando una delle più importanti famiglie nobili italiane si trovò costretta a smembrare la propria collezione, vendendo dei capolavori unici pur di riuscire a saldare le tasse imposte dal governo francese.

Rembrandt, serie di incisioni con autoritratti

Nel 2020, uno dei dipinti in questione è finalmente riuscito a far ritorno nella sua sede originaria, dove è possibile ammirarlo a corredo di una selezione di stampe originali di Rembrandt appartenute alla famiglia Corsini, così da poter ricostruire l’apprezzamento che la famiglia aveva nei confronti dell’artista olandese, di cui possedevano oltre 350 incisioni, all’epoca conservate nella biblioteca del Palazzo alla Lungara (oggi presso l’Istituto Centrale per la Grafica). Galleria Corsini, peraltro, si presta particolarmente ad un simile processo di “rievocazione”, essendo ancora oggi allestita secondo la disposizione voluta nel Settecento da Neri Maria Corsini.

Pietro Paolo Cristofari, Ritratto di Clemente XII con il cardinal Neri Maria Corsini, 1738, mosaico, 227x152cm, Roma, Galleria Corsini

Sebbene, infatti, la storia del Palazzo inizi nel 1511 con l’edificio fatto costruire dal cardinale Raffaele Riario (1461-1521), la proprietà passa ai Corsini nel 1736, dopo l’elezione al soglio pontificio di Lorenzo (1652-1740), già Papa con il nome di Clemente XII e zio di Neri Maria Corsini. Fu quest’ultimo, come accennato poco fa, a predisporre la ristrutturazione del Palazzo, affidandone i lavori al conterraneo Ferdinando Fuga (1699-1782).

Sono ormai diversi anni che le Gallerie Nazionali – su scelta programmatica della direttrice Flaminia Gennari Santori – intraprendono una politica di collaborazione con i grandi musei internazionali, afferma il curatore Alessandro Cosma. Il prestito in questione rientra in tale discorso e un’ulteriore riprova ne è la grande mostra su Caravaggio e Bernini che si sta tenendo in questi giorni al Rijksmuseum di Amsterdam, alla quale sarà presente il San Giovanni Battista di Caravaggio (1604-1606), proveniente proprio da Galleria Corsini. «Le Gallerie, peraltro – continua il Dott. Cosma – hanno già partecipato con molte opere alla sede di Vienna, mentre per la sede di Amsterdam hanno optato per una triangolazione che prevedesse anche l’arrivo dell’autoritratto di Rembrandt, un’opera straordinaria che in Italia si vede poco e che conferisce un valore aggiunto alla Galleria stessa. Noi avevamo tutta una serie di informazioni in merito al dipinto di cui invece gli olandesi erano all’oscuro, dunque siamo stati in grado di costruire un dialogo fruttuoso per entrambi».

Che la mostra sarà un successo non c’è alcun dubbio: già la sola serata inaugurale ha riscontrato una presenza di pubblico non indifferente, a conferma – ancora una volta – del lavoro impeccabile portato avanti dallo staff delle Gallerie Nazionali, alla continua ricerca di tematiche sempre inedite ed accattivanti.

La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, edito da Allemandi, con il saggio di Alessandro Cosma e testi di Ebe Antetomaso, Jonathan Bikker e Giovanna Capitelli.

Rembrandt, Ritratto di Jan Uytenbogaert o il pescatore d’oro, 1639, acquaforte, puntasecca e bulino, 25×22,1cm

 

Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come San Paolo
Roma, Galleria Corsini, via della Lungara 10
21 febbraio – 15 giugno 2020, dal mercoledì al lunedì, 8.30- 19.00

Martina Scavone

Nata a Roma, classe ‘93. Si è laureata all’Università di Roma Tor Vergata: triennale in Beni Culturali e magistrale in Storia dell’Arte. Dopo un Master di II livello in Gestione dei Beni Culturali, ha iniziato a lavorare attivamente come curatrice e storica dell'arte. Ama leggere, viaggiare e l’arte in tutte le sue sfaccettature.