LetteraturaPrimo PianoI volti della filosofia: Solone e la riforma costituzionale

Francesca Ricciuti10 Agosto 2019
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Solone, nato intorno al 638 a.C., è stato un politico, giurista e poeta ateniese di nobile famiglia. Il padre, almeno secondo la quasi totalità degli storici antichi, era Essecestide, discendente di Codro; solo Filocle afferma che Solone sia figlio di Euforione. La madre, di cui non è noto il nome, era cugina della madre di Pisistrato con il quale Solone avrebbe avuto strettissimi rapporti.

Oltre al commercio, Solone si dedicava a comporre poesie, all’inizio per svago e diletto nei momenti di ozio ma che poi sarebbero divenuti l’espressione di precetti filosofici e questioni politiche a giustificazione degli atti da lui compiuti e, talvolta, esortazioni agli ateniesi. Inoltre è tramandato un incipit di una raccolta in versi in cui si riteneva fossero state pubblicate le leggi da lui stesso promulgate: «Innanzi tutto imploriamo Zeus re figlio di Crono che a queste leggi buona fortuna e gloria conceda».

L’ascesa politica di Solone si colloca a seguito del lungo conflitto che coinvolse Atene e Megara per il possesso dell’isola di Salamina. Dopo questo episodio, aumentarono il prestigio e la popolarità di Solone che divenne noto anche al di fuori di Atene, quando fu tra i promotori di un intervento militare volto a tutelare l’oracolo di Delfi dalle mire dei cirrei.

Il primo intervento di Solone fu lo sgravio, o meglio l’estinzione dei debiti, che impose facendo approvare una legge che obbligava ogni creditore a condonare i debiti esistenti e imponeva che in futuro nessuno prestasse denaro con garanzia sulla persona del debitore. In ambito giudiziario Solone abolì le leggi di Dracone, salvo quelle in materia di omicidio.

Solone, pertanto, nell’intento di creare forme di mobilità sociale e di offrire i diritti politici a tutti i cittadini, sostituì alle quattro tribù gentilizie quattro nuove tribù create in base al censo: Pentacosiomedimni (coloro che ogni anno ricavavano più di 500 medimni di grano dai loro campi), Cavalieri (coloro che potevano mantenere un cavallo o ricavavano tra 500 e 300 medimni di grano), Zeugiti (coloro che ricavavano tra 300 e 200 medimni di grano) e Teti (la maggioranza, i lavoranti dei campi, coloro che guadagnando meno di 200 medimni di grano, non esercitavano alcuna magistratura esecutiva ma potevano partecipare alle assemblee e ai tribunali).

Riformati i tribunali, Solone riorganizzò l’Areopago: infatti, dopo aver costituito con gli arconti annuali il consiglio dell’Areopago, formò un secondo consiglio, scegliendo cento membri da ciascuna delle tribù e dispose che esso esaminasse gli affari correnti rispetto all’assemblea popolare affinché bilanciasse il potere dell’assemblea.

Accanto alla riforma costituzionale Solone intervenne abbondantemente in ambito legislativo su diversi aspetti della vita sociale ed economica ateniese; le leggi furono scritte su tavole di legno conservate al Pritaneo.

Solone visse in pace i suoi ultimi anni dedicandosi probabilmente alla grande opera sulla leggenda di Atlantide che aveva udito in Egitto, ma desistette per la vecchiaia. Morì nel 558 a.C. durante l’arcontato di Egestrato e le sue ceneri, secondo la tradizione, furono disperse a Salamina.

Francesca Ricciuti

Abruzzese, classe '85. Laureata con lode in Filologia Classica presso la Sapienza di Roma. Da sempre appassionata delle lingue classiche, ha insegnato sia privatamente che a scuola.